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A casa di Louis fecero quello che fanno tutti gli amanti del mondo: perdersi l'uno nell'altro, precipitando all'inferno e sentendosi in paradiso nello stesso tempo, dissetandosi ognuno col corpo dell'altro, con la sensazione di toccare il cielo con un dito.
Affamati, scesero a patti con un  barattolo di Noodles, mangiato direttamente a letto, sul soppalco.
-Dobbiamo rimediare a questa tua mancanza di cibo vero a casa tua- commentò Harry, le labbra arrossate a forza di baci e le guance dello stesso colore.
-Sei bellissimo. Sembri un angelo- gli rispose Louis, incantandosi a guardarlo.
-Certo. Un angelo con uno stomaco come un buco nero, per cui torniamo alla mia osservazione: devi fare la spesa-
-Falla tu. Trasferisciti qui. Andiamo a prendere le tue cose, adesso- decise Louis, facendolo ridere di nuovo.
-Ehi, ehi, calma! Perché questa fretta? Non scappo da nessuna parte-
-Ma voglio che tu dorma qui, che tu ti svegli qui, che tu faccia colazione qui domattina. Voglio che tu studi qui, voglio averti attorno, voglio che tu viva qui- affermò sicuro Louis.
-Sei impazzito. Dov'è finito il Louis timoroso che si tirava indietro?-
-Ha capito che non si vuole più tirare indietro, che avevi ragione, non davo il giusto peso ai tuoi sentimenti. Tu facevi sul serio-
-Ce n'è voluto, per convincerti, eh- lo prese in giro Harry, aspirando un altro spaghetto.
Louis divenne improvvisamente serio.
-Cosa c'è?-
Il medico lo guardò.
-Io so che domattina, quando ci sveglieremo, tu non avrai più la coccinella. E so anche che pensi che io non capirò, e non sai come dirmelo. Ma io ho capito. Lo rispetto. Tu non sei così. A me va bene. Ti accetto così come sei, come ti ho conosciuto-
Ad Harry si riempiono di lacrime gli occhi, sentendosi finalmente, per la prima volta in tanti anni, accettato fino in fondo.
-Io... Louis... grazie. Non sai quanto tu mi abbia reso felice-
-Ti chiedo di non buttarla, però. Di fare la manutenzione. Di non escludere totalmente di rimetterla, ogni tanto, se ti serve o se ne hai voglia. Ok?-
-Certo. Questo te lo prometto- annuì Harry, commosso.
-Devo dirti anch'io una cosa, Louis- aggiunse, improvvisamente serio.
-Ho capito che non mi hai raccontato proprio tutto, del sequestro. Penso che ti abbiano picchiato. Credo che sia stato tuo zio, per qualche oscura ragione, e non ho bisogno che tu me lo racconti. Voglio solo farti una domanda. Lui dov'è?-
-Non lo so. Grazie agli avvocati di mio padre l'hanno condannato a trent'anni, ma non ho sue notizie da allora. E sai, in tanti anni di terapia sono giunto ad una conclusione: credeva di potermi guarire dall'omosessualità. Nella sua mente malata, mi stava facendo un favore-
-Faccio fatica a concepire quanto possano essere cattive le persone. La tua storia è davvero orribile. E pensare che credevo di aver vissuto una esperienza così traumatica, da non poter più essere felice-
-Eri innamorato di Dumont?-
-Sì, lo ero. Ma non lui di me. Adrien era una persona fragile, nonostante l'apparenza, e forse una spintarella verso lo strapiombo gliel'ho davvero data, sai. Ero persuaso che avrei potuto stare al suo fianco, e che l'avrei reso felice. E quindi una sera l'ho baciato. Non te l'ho mai detto-
-E poi cos'è successo?-
-Dapprima era esitante, ma poco dopo mi ha respinto. Ed io sono convinto di averlo confuso ancora di più-
-Non potevi saperlo, Harry. Se l'avessi saputo, avresti agito diversamente. E forse non avrebbe comunque fatto la differenza, ed è inutile rimuginarci sopra-
-Lo so. Andiamo a prendere le mie cose.  Voglio svegliarmi accanto a te, e sentirmi a casa- disse Harry sorridendogli, mentre Louis si sentiva l'uomo più fortunato della terra.

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