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-Dove dovevi andare?- Gli chiese Harry.
-Come?-
-Prima hai detto di avere un impegno. Dove devi andare? È già un'ora che siamo qui- gli fece notare Harry.
Louis, sorpreso, sgranò gli occhi. Chiacchierando con Harry aveva dimenticato le sue remore.
-Lascia stare, posso fare domani- minimizzò, facendo un gesto con la mano. Harry fece un sorrisetto.
-Cosa c'è?-
-C'è che avevo capito che fosse una scusa. Non ci sento, per cui ti devo guardare per ascoltarti, e capisco subito se una persona sta dicendo una bugia, dal suo linguaggio del corpo-
Louis arrossì, spiazzato.
-Ma no, davvero dovevo fare una cosa...-
-Certo, certo. Parliamo d'altro: visto che sei libero, ti va di accompagnarmi tu in un posto?- replicò Harry, mettendo a tacere tutte le sue repliche. Louis lasciò perdere, ed annuì, mortificato.
Uscirono dalla caffetteria sotto all'ombrello, mentre imperversava un violento acquazzone.
-Dobbiamo andarci a piedi?- Chiese Louis a voce alta, per sovrastare il fragore della pioggia.
-È qui vicino- lo rassicurò Harry, circondandogli le spalle con un braccio per ripararlo meglio. In un paio di minuti arrivarono davanti ad una biblioteca.
-Che lavata- si lamentò Louis, fradicio dalla vita in giù.
-Vieni dentro, ti potrai asciugare- lo rassicurò Harry. Estrasse delle chiavi e lo condusse ad una entrata secondaria, che conduceva attraverso un corridoio polveroso e stipato di cose e poi su per delle scale a chiocciola che scricchiolavano sotto ai loro passi.
-Ma dove mi stai portando?- Si stranì il medico, perplesso.
-Non viene mai nessuno, qui. È un posto abbandonato- rispose Harry, introducendolo in una soffitta polverosa e piena di oggetti dimenticati.
Louis si aggirò per l'enorme stanzone, schivando le ragnatele e osservando con stupore gli oggetti più improbabili che vi si trovavano. Accarezzò un grammofono, creando una striscia lucida su una patina di polvere. Lesse i titoli di alcuni libri, una enciclopedia degli anni sessanta, forse. Individuò un proiettore, una vecchia cattedra e delle cartine geografiche arrotolate, poi un mappamondo, e delle riproduzioni di uno scheletro e degli organi interni di un essere umano.
-Questo posto è incredibile- disse ad Harry.
-Vero? Sapevo avresti apprezzato. Vieni, di qua- lo precedette il ragazzo, prendendolo per una manica della giacca. Lo spazio in cui lo stava conducendo era un'area ricavata dall'accostamento di alcuni scaffali, che creavano due pareti. La luce filtrava da una finestra altezza pavimento; c'era una scrivania stranamente spolverata, una sedia a dondolo, un futon srotolato davanti alla finestra.
-Vengo qui quando sono in pausa. Tornare a casa mi fa perdere tempo; quando stacco dal lavoro, mi rifugio qui- gli svelò Harry, allargando le braccia.
-Come mai non torni a casa?-
-Perché a casa non riesco a studiare. Mia madre... non ha ancora accettato certe mie scelte... è complicato-
Louis annuì, guardandosi intorno.
-È un posto confortevole- commentò, abbassandosi a sbirciare dalla finestra. Da lì la vista era impareggiabile, si poteva vedere tutto il campus.
Harry lo fece trasalire provocando un rumore stridente.
-Se cerchi di passare inosservato, non ci riuscirai. Stai facendo un casino infernale- lo avvertì, poggiandogli una mano sul braccio. Era diventato muscoloso.
Stava cercando di spostare un mobile, che Louis individuò subito per un vecchio pianoforte verticale.
-Cosa vuoi fare?-
-Levarlo da qui. Oscura solo la stanza; dietro ho visto esserci una presa di corrente-
-È così bello... è intarsiato- commentò Louis, pulendo dalla polvere il coperchio. Ma Harry non lo stava ascoltando, cupo in viso.
-Ehi. Cosa c'è?- Gli chiese, toccandosi perché lo guardasse.
-Non voglio averlo in vista. Odio il pianoforte- rispose rabbiosamente, mentre faceva forza per spostarlo.
-Ehi, ehi, piano. Ti aiuto- lo blandì Louis, unendosi nello sforzo per spingerlo all'indietro, verso il fondo della soffitta. Lo strumento scivolò stridendo sul parquet per qualche metro, poi si bloccò sul bordo di un listone leggermente sollevato. Provarono a spingere, ma era bloccato. Louis fece il giro attorno al piano per capire quale fosse l'ostacolo, e proprio in quel mentre Harry spinse più forte, facendo vacillare pericolosamente l'oggetto verso di lui.
-Attento!- Gridò, anche se era consapevole che non servisse a nulla. Il pianoforte si inclinò sopra alla sua testa ed andò a sbattere contro il muro, in uno sbuffo di intonaco e di polvere, mentre Louis si accasciava al suolo e si proteggeva la testa con le mani, terrorizzato.
Harry accorse subito, sollevando di nuovo il pesante strumento dal muro:-Ehi, tutto bene? Perché diavolo ti sei infilato dietro qui? Potevi rimanere schiacciato, per l'amor di Dio!-
Il medico rimase accucciato ed inerte, le braccia sulla testa.
-Ehi, Louis, va tutto bene?-

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