Prefazione

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Limpido è, sentire, invero,
lacrima dipinta, sottile sincero. 
Sotto le fronde, cuscino morbido. 
Sotto il cuore, bontà e libidine.

Ho sempre avuto la convinzione che le parole semplici abbiano una connotazione affascinante. Esse sono dirette, non necessitano giri di parole, e hanno un significato universalmente riconosciuto, senza bisogno d'interpretazione o altro. Tuttavia, la verità è che trovo ancor più affascinanti quelle complicate, talmente enigmatiche e misteriose dove non ti arriva subito il loro significato, ma in cui ti puoi perdere nelle loro sfumature. 

Non sempre però risultano gradevoli al prossimo. C'è una linea sottile tra il perdersi piacevolmente in un abbraccio e smarrirsi, invece, in un freddo labirinto di pietra senza uscita. Prendi ad esempio le poche righe che ho deciso di scarabocchiare prima, lettore: cuore, fronde, morbido e simili sono sicuramente parole gradevoli, ma nel contesto in cui le ho presentate qualcuno molto diffidente, nel leggerle, potrebbe dire che sono solo parole a caso, potrebbe annoiarsi e pensare che siano parole inutili, di cui non sia possibile riuscire a ricavarne qualcosa. 

Ancora più difficile, inoltre, risulta i loro impiego: l'abitudine del lettore nei confronti di una certa impronta stilistica costringe esso ad aspettarsi sempre di più, in un gioco di corsa che rischia di fare del male più alla storia in sé che a colui che legge.

Per questo motivo, molti scrittori dicono che sia la fine di una storia la parte più difficile di un bel racconto. E' difficile dargli torto: una bella storia deve finire bene, con stile, al culmine della suspense, dopo un lungo preambolo di intrighi o sotterfugi, e che risponda in modo soddisfacente alla crescita che i personaggi hanno avuto lungo la storia. 

A nessuno piace una notte senza stelle,un tramonto senza sole, o una foto senza paesaggio di sottofondo:perdono di profondità e di significato, rendendo trasparente la loro bellezza. 

Mi trovo d'accordo su queste ultime affermazioni, ma non sulla parte della difficoltà. Infatti, ritengo in realtà che la parte più sottile e minuziosa di un racconto sia l'inizio stesso.

 Prova a metterti nei panni dell'autore: deve pensare con cosa iniziare, come evitare di rilasciare troppe informazioni fin da subito per poterle invece spalmare per tutto il racconto, come dovrebbe incuriosire il lettore, come dovrebbe farlo continuare a leggere mettendo colpi di scena, mezze parole, dubbi e come convincerlo che la sua storia è più affascinante delle altre, meritando davvero di essere letta con tutta la passione con cui viene scritta. 

Se fossi il proprietario di un'azienda, assumeresti il primo che capita senza curriculum o biglietto da visita? Le prime parole, in una storia come questa, potrebbero essere anche le ultime: la maggior parte delle persone si ferma alla copertina, piuttosto che a metà racconto. 

Qualcosa gli da fastidio? Chiudono il libro. 

Qualcosa li turba profondamente? Chiudono il libro. 

La storia non procede secondo il loro giudizio? Chiudono il racconto. 

In un secolo come questo dove le risposte sono tutte a portate di click, il perdersi nel fascino di scoprire qualcosa di nuovo è sparito nella notte dei tempi... Una cosa triste, non trovi? 

Davanti a un mondo dove il primo passo determina anche l'ultimo, ci sono solo due soluzioni a mio parere: iniziare con il piede giusto, cercando di seguire poi il "flusso", o trovare un altro mondo. 

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