9

111 2 0
                                    

Il The Ancor era già aperto ovviamente,la signora Jons lo apriva molto presto ogni mattina,e mi chiedevo spesso come ancora riuscisse a farlo,vista la sua età,ma non l'avevo mai sentita lamentarsene.
<<Buongiorno>>
Dissi entrando, il locale era prevalentemente bianco,il secondo colore era un'azzurro pallido,ricordava uno di quei locali marittimi,solo mancava il mare davanti.
<<Ciao Mad>>
La signora Jons mi aveva affibbiato questo strano nomignolo,non mi infastidiva ma ero abituata a farmi chiamare 'Maddie' e le prime volte che mi chiamava con questo 'nome' appunto non mi giravo.
Lei stava dietro il bancone,stava pulendo la vetrina a specchio davanti alla cassa,gli passai dietro e andai a prendere la mia 'divisa' che consisteva in un semplice grembiule bianco e azzurro con il nome del locale,mi legai i capelli con un elastico e mi specchiai cercando di sistemare i capelli ribelli.
Non mi sentivo proprio in splendida forma,la testa mi doleva ancora,probabilmente avrei potuto prendermi un' aspirina ma preferivo prendere meno farmaci possibili,dovevo pensarci prima.
Iniziai a sistemare il bancone,passai l'antibatterico e iniziai a posizionare i dolci, che la signora Jons non aveva ancora esposto.
Stare qui mi piaceva,mi aveva permesso di incontrare molte persone,anche nuovi amici, Aron era un cliente abituale,ogni mattina veniva a bersi un caffé americano con latte, a meno che non fosse andato a una festa,cosa che succedeva abbastanza spesso,e allora ne prendeva perfino due. Per quanto fosse una persona poco 'raccomandabile', Aron mi piaceva, era molto altruista,e riusciva a farmi vedere le cose in un modo diverso,come fossero meno brutte.
I biscotti che avevamo in esposizione erano sempre troppo pochi, ogni sera la cuoca Sally ne preparava di nuovi, e puntualmente il giorno dopo finivano molto prima della chiusura,avevo cercato più volte di chiederle la ricetta, erano deliziosi,ma invano.
<<Mi fai un caffè espresso?>>
Mi chiese una ragazza bionda sbattendo le ciglia finte,le sorrisi e andai alla macchina del caffè,somigliava molto alla ragazza che era scomparsa in camera con Jack. Ma come avevo fatto ad andare a letto con un viscido del genere? Non mi accorsi nemmeno di essermi fermata per pensare,la ragazza mi stava guardando,forse pensava che fossi pazza,decisi di fare finta di nulla e gli servii il caffè al banco mentre avevo ancora i suoi occhi addosso.
La prima ora passò in fretta,poi dalla porta entrò Aron,mi salutò,sembrava ancora mezzo addormentato,si sedette sullo sgabello vicino al bancone.
<<Maddie>>
Iniziai a preparargli il solito caffè,non mi aspettavo che venisse questo pomeriggio, però effettivamente veniva sempre,forse ero solo io a non volerlo vedere per non ricordare la notte scorsa, avevo fatto una gran stronzata, dovevo dimenticarmene, speravo solamente che non sapesse nulla. Probabilmente perderei credibilità come persona,gliene avevo parlato così tante volte di quanto fosse importante per me.
Gli porsi il caffè e un bricco di latte affianco
<<Come stai? Sembri strafatto Aron>>
Lui poggiò il caffè che aveva poco prima preso in mano, aveva dei pestoni sotto gli occhi impressionanti.
<<Non 'sembro': sono, é stata una gran festa>>
Sogghignava.
Proprio 'grande'.
Volevo fare dell'ironia ma preferii evitare.
<<Sei tornato adesso?>>
<<Si,volevo salutare Jack ma non c'era,poi ho il telefono scarico e non sono nemmeno riuscito a chiamarlo,tu come stai?>>
Bevve un sorso e imprecò per essersi ustionato la lingua.
<<Bene,insomma, ho un gran mal di testa>>
<<Beh allora te la sei cavata bene! Penso di aver sboccato anche l'anima!>>
Disse ridendo, io feci una finta faccia disgustata e risi anch'io, non si faceva mai problemi a parlare proprio di niente,con lui riuscivo a essere spontanea,e mi trasmetteva una leggerezza invidiabile,questo era Aron.

Jack
Mi svegliai quando il tassista mi scosse il braccio, mi faceva male la testa, probabilmente dormire appoggiato al finestrino non era stata una grande idea ma almeno questo viaggio tremendo era finito.
Pagai la cifra folle senza pensarci troppo, presi il borsone, la giacca, e mi guardai intorno, era sempre la stessa,nulla di diverso, un susseguirsi di case praticamente identiche in una cittadina dov'erano tutti fottutamente universitari e schifosamente gentili,pieni di aspettative per il loro roseo futuro e bla bla bla.
L'aria sembrava più leggera,pizzicava quasi al naso,ma forse era solamente il polline. Camminai sul marciapiede di fianco alle case uguali,il borsone mi graffiava la spalla,qui la giacca era decisamente troppo leggera.

Hai finito le parti pubblicate.

⏰ Ultimo aggiornamento: May 07, 2019 ⏰

Aggiungi questa storia alla tua Biblioteca per ricevere una notifica quando verrà pubblicata la prossima parte!

PHILOPHOBIADove le storie prendono vita. Scoprilo ora