Amore

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Strofinandosi le palpebre riuscirono a strizzare qualche lacrima e poi si rivolsero al signorino con queste astute parole: "Beato te che te ne stai tranquillo, ignaro di un fatto terribile, incurante del pericolo che ti sovrasta, ma noi che stiamo sveglie la notte, preoccupate del tuo caso, siamo angosciate al pensiero delle tue sciagure. Abbiamo saputo, infatti, con tutta certezza, e non possiamo nascondertelo dato che abbiamo fatto nostre le tue sventure e il tuo dolore, che chi viene a letto con te, di nascosto la notte, è un serpente gigantesco, tutto viscide spire dal collo gonfio d'un sangue velenoso e mortale e dalle fauci enormi spalancate. Ora, ricordati dell'oracolo che ti predisse che avresti sposato un'orribile bestia. Molti contadini, e quelli che vengono a caccia da queste parti, e parecchi abitanti dei dintorni lo hanno visto all'imbrunire tornare dalla pastura e nuotare nelle acque del fiume qui vicino. E tutti dicono che non ti colmerà per molto tempo di tutte queste delizie, ti divorerà. Stando così le cose tu devi decidere: o ascoltare le tue sorelle così sollecite della tua vita e, scampando alla morte, vivere con noi fuori di ogni pericolo, oppure finire nelle viscere di un mostro orrendo. Se poi ti piace questa solitudine risonante di voci, se ti piace giacere con un fetido, furtivo e pericoloso amante, accoppiarti con un velenoso serpente, noi le tue buone sorelle, avremo almeno fatto il nostro dovere."

Il povero Taehyung, ingenuo e di cuor semplice com'era, a quelle parole così terribili fu assalito dal terrore. Come fuori di sé dimenticò gli avvertimenti dello sposo, tutte le promesse fatte, le carezze, la dolcezza di quelle notti e precipitò se stesso nella rovina più nera. Tremante, sbiancato in volto, con un filo di voce, balbettò parole rotte.

"Sorelle carissime, a fare quel che fate vi spinge il vostro affetto verso di me ed è anche giusto che sia così, ma anche quelli che vi han detto queste cose orribili, purtroppo, mi sa che non se le sono inventate. In effetti io non ho mai visto in faccia il mio sposo, né so da dove egli venga. Di lui conosco soltanto la voce per qualche paroletta che mi sussurra la notte e nient'altro: prima di giorno è già fuggito. Questo mi fa pensare che voi abbiate proprio ragione e che si tratti di un mostro. Sapete poi come si spaventa se io gli chiedo di volerlo conoscere e di quali disastri mi minaccia se gli dico che sono curioso di sapere almeno com'è il suo volto. Perciò se voi volete effettivamente soccorrere questo vostro fratello infelice, fatelo subito; qualsiasi indugio renderebbe vano il beneficio che già mi avete recato con il vostro tempestivo intervento."

Allora quelle due scellerate ebbero via libera nell'animo ormai indifeso del fratello e messa da parte la tattica sottile dell'intrigo sconvolsero i trepidi pensieri dell'ingenuo fanciullo. E così la seconda incalzò: "Poiché il vincolo di sangue che ci lega ci induce, pur di salvarti, a non tener conto del pericolo, noi ti indicheremo, dopo averci pensato e ripensato, l'unica via che può portarti a salvamento. Prendi un rasoio molto affilato, anzi rendilo più tagliente che puoi passandolo sul palmo della mano e nascondilo bene nel letto, dalla parte dove ti corichi, poi sotto una pentola ben chiusa poni una lucerna piena d'olio, di quelle che fanno molta luce, e fa bene attenzione che nulla si veda. Quando lui strisciando sulle sue spire, come al solito, sarà salito nel letto e vinto dal primo sonno comincerà ad avere il respiro pesante, tu scivola giù dal letto e pian piano, scalzo, in punta di piedi, va a tirar fuori dal suo nascondiglio la lucerna e alla sua luce scegli il momento opportuno per la tua audace impresa, impugna senza esitazione quell'arma, alza in alto il braccio e con tutta la tua forza stacca al terribile drago la testa dal collo. Non ti mancherà il nostro aiuto perché appena tu l'avrai ucciso e sarai salvo, noi accorreremo prontamente e ti aiuteremo a portar via in fretta tutte queste ricchezze e poi ti faremo sposare secondo il tuo desiderio."

Con queste parole di fuoco infiammarono l'animo del fratello che già divampava, poi lo lasciarono temendo esse stesse di restare più oltre sul luogo di tanto misfatto e fattesi portare in alto fino alla rupe dal solito soffio di vento, via di gran corsa fino alle navi per poi fuggire lontano. Ma Taehyung, rimasto solo, anche se solo non era perché tormentato da mille dubbi, si sentiva turbato e sconvolto come un mare in tempesta e benché risoluto e fermo nel suo proposito, provava una certa esitazione e nella sua sventura era combattuto da sentimenti diversi. Ora voleva affrettarsi, ora differiva l'azione, insomma odiava la bestia e amava il marito che erano un essere solo. Tuttavia mentre scendevano le prime ombre della sera, trepidante e in gran fretta egli dispose ogni cosa per il delitto. Venne la notte e giunse anche lo sposo che, vezzeggiò il suo corpo con carezze, baci e amore portandolo al limite per poi cadere in un sonno profondo.

Allora a Taehyung vennero meno le forze e l'animo; ma a sostenerlo, a ridargli vigore fu il suo stesso implacabile destino: andò a prendere la lucerna, afferrò il rasoio. Ma non appena il lume rischiarò l'intimità del letto nuziale, agli occhi di lui apparve la più dolce e la più mite di tutte le fiere, Cupido in carne e ossa, il bellissimo dio, che soavemente dormiva e dinanzi al quale la stessa luce della lampada brillò più viva e la lama del sacrilego rasoio dette un barbaglio di luce. A quella visione Taehyung, impaurito, fuori di sé sbiancato in viso e tremante, sentì le ginocchia piegarsi e fece per nascondere la lama nel proprio petto, e l'avrebbe certamente fatto se l'arma stessa, quasi inorridendo di un così grave misfatto, sfuggendo a quelle mani temerarie, non fosse andata a cadere lontano. Eppure, benché spossato e privo di sentimento, a contemplare la meraviglia di quel volto divino, egli sentì rianimarsi. Vide la testa castana e il candido collo e le rosee guance, l'abbagliante splendore che emanava faceva impallidire il lume stesso della lampada; sulle spalle dell'alato dio il candore smagliante delle penne umide di rugiada e benché le ali fossero immobili, le ultime piume, le più leggere e morbide, vibravano irrequiete come percorse da un palpito. Tutto il resto del corpo era così liscio e lucente, così bello che Venere non poteva davvero pentirsi di averlo generato. Ai piedi del letto vi erano l'arco, la faretra e le frecce, le sue armi benigne.

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Amore e Psiche aka TaeKookDove le storie prendono vita. Scoprilo ora