Intanto mentre Taehyung andava di paese in paese cercando Jungkook, questi, dolorante ancora per la scottatura della lucerna, si era rifugiato nello stesso letto della madre e si lagnava. Allora il candido uccello che sfiora con le sue ali le onde del mare: il gabbiano, velocissimo, si tuffò nel profondo grembo dell'Oceano e avvicinatosi a Venere che tranquillamente stava facendo il bagno e nuotava, le riferì che il figlio s'era scottato, e che giaceva a letto in grave stato; infine che la famiglia di Venere ormai era sulla bocca di tutti e sul suo conto correvano dicerie e malignità a non finire, per esempio che il figlio s'era appartato tra i monti per godersi i favori di una sgualdrina e che lei, la madre, se ne stava sempre in mare a nuotare e che perciò gli uomini non sapevano più cos'era il piacere e tutto era diventato rozzo, selvaggio, volgare, e non si celebravano più matrimoni, non c'erano più relazioni amichevoli fra gli uomini e anche l'amore per i figli si stava allentando e c'era solo un gran disordine e come un fastidio per ogni sorta di legami del resto sempre meno sentiti. Questo cicalava quell'uccello petulante e pettegolo all'orecchio di Venere, calunniandole il figlio.
"Ah, così quel mio bravo figliolo ha già l'amica?" sbottò a un tratto la dea su tutte le furie. "E tu che sei l'unico a servirmi con affetto, fuori il nome, voglio sapere chi è questa che ha sedotto un ragazzino ingenuo e indifeso." E l'uccello chiacchierone non tacque: "Non lo so mia signora, credo però che egli sia innamorato cotto di un fanciullo mortale; se ben ricordo si chiama Taehyung." Venere saltò su infuriata e cominciò a gridare: "Ah è Taehyung che ama! Il mio rivale in bellezza, quello che voleva usurpare il mio nome."
E uscì dal mare strillando per precipitarsi di furia al suo talamo d'oro dove, come le era stato riferito, trovò il giovanotto infortunato: "Belle cose mi fai sentire - cominciò a tuonargli dal limite della porta. - Proprio quello che ci voleva per la tua famiglia e il tuo buon nome. Prima di tutto te ne sei infischiato degli ordini di tua madre, anzi, che dico, della tua padrona, e invece di punire il mio rivale legandolo ad una persona spregevole, te lo sei preso tu, per i tuoi piaceri. Io dovrei sopportare tutto ciò? Ma che credi, buffone, pensi che alla mia età io non possa più fare figli? Ebbene sappi che ho deciso di avere un altro figlio, e molto migliore di te; anzi, a tuo maggior dispetto, adotterò qualcuno dei miei schiavetti e gli darò tutto quest'armamentario che è di mia proprietà e che ti avevo affidato non certo perché tu ne facessi l'uso che ne hai fatto. La verità è che tu sin da piccolo eri un poco di buono e hai sempre avuto le grinfie lunghe. Quante volte senza alcun rispetto hai messo le mani addosso anche ai tuoi vecchi; perfino di tua madre, dico io, sì, proprio, anche di me, assassino, te ne approfitti; spesso mi hai anche picchiata; mi tratti male come se non avessi nessuno al mondo e non hai soggezione nemmeno di quel grande e forte guerriero che è il tuo padrino. E che? forse non è vero che tante volte a dispetto mio gli hai procurate delle ragazze? Ma ti farò pentire io di codesti tuoi scherzi e sentirai come ti diventeranno amare e agre queste tue nozze."
Così parlò la dea e uscì dalla stanza, adirata e furente come sapeva esserlo soltanto lei. Lasciando il povero Jungkook nella sua sofferenza e la preoccupazione che sua madre potesse fare del male al suo amato Taehyung. Ma ecco che Cerere e Giunone le corsero dietro e vedendola sconvolta le chiesero il perché di quel truce cipiglio che toglieva incanto e fulgore ai suoi occhi.
"Siete proprio giunte a proposito. - le interruppe - Ho la rabbia in corpo e voi mi darete la soddisfazione che cerco. Vi prego, mettetecela tutta, ma trovatemi questo Taehyung, sempre in fuga, sempre che scompare. Sapete, no, le favolette che corrono ormai sulla mia famiglia e le prodezze di quel tipo che non voglio più chiamare figlio?"
Quelle, allora, conoscendo i fatti, si misero ad ammansire la dea. "Ma che cosa ha poi fatto di tanto male tuo figlio, che gli togli tutti gli spassi e addirittura vuoi a tutti i costi la rovina del fanciullo che ama? Via, non è mica un delitto se ha fatto l'occhietto a un bel ragazzo. In fondo è un giovanotto! O ti sei dimenticata quanti anni ha? E tu che sei sua madre e, per di più, una donna piena di buon senso, che fai ora? Ti metti lì a indagare negli amori di tuo figlio, ad accusarlo che è un donnaiolo, a biasimare in un ragazzo così avvenente quelle che sono le tue abitudini, i tuoi piaceri? Nessun dio, nessun uomo potrebbe darti ragione se tu continui a spargere il seme del desiderio tra le genti e poi, a causa tua, pretendi che Amore faccia astinenza e chiudi la scuola dove si insegnano certi vizietti che piacciono a donne e uomini." Così quelle due dee, per paura delle sue frecce e per propiziarselo, di loro iniziativa presero le difese di Cupido, benché questi non fosse presente. Ma Venere, indispettita perché le offese che aveva ricevute venivano prese poco sul serio, voltò loro le spalle e tutta risentita, a rapidi passi, prese la via del mare.
Intanto Taehyung vagava di qua e di là cercando con l'animo in pena, giorno e notte il suo sposo. Desiderava ottenere il perdono del suo amore. "Chissà che il mio signore non abiti lì." Pensò quando scorse un tempio sulla cima di un'alta montagna. E, sebbene fosse stanco per il continuo peregrinare, là si diresse affrettando il passo, sorretto dalla speranza e dal desiderio. Raggiunse quei sacri altari. Vide spighe di frumento a mucchi e altre intrecciate in corone, spighe d'orzo, falci e vari attrezzi, ma sparsi qua e là alla rinfusa. Taehyung con gran cura cominciò a dividere e a mettere in ordine, pensando giustamente che egli non dovesse trascurare nessun tempio e pratica religiosa, ma anzi invocare la misericordia e la benevolenza di tutti gli dei.
Mentre Taehyung era intento a questo lavoro, sopraggiunse Cerere
"Oh, povero Taehyung - esclamò da lontano - "Venere è furibonda con te e ti sta cercando per mare e per terra; vuole ucciderti e con tutta la sua divina potenza grida vendetta. E tu te ne stai qui a occuparti delle mie cose e a tutto pensi fuorché a porti in salvo." Allora Taehyung prostrandosi dinanzi alla dea e bagnando con copiose lacrime i suoi piedi, cominciò a pregarla in mille modi, a invocarne il soccorso.
"Ti supplico per questa tua mano dispensatrice di messi, per le gioconde feste della mietitura, per gli inviolabili misteri dei tuoi sacri arredi, per il tuo alato cocchio al quale, per servirti, sono aggiogati serpenti, per i solchi delle campagne di Sicilia, per il carro che ti rapì Proserpina, per la terra avara che te la sottrasse, per la sua discesa agli Inferi a nozze tenebrose, per il suo ritorno alla luce, per ogni altro mistero che il silenzio del tuo santuario, ad Eleusi, custodisce, soccorri Taehyung che ti supplica, aiuta la sua povera vita. Lascia che io mi nasconda fra questi covoni di spighe, per pochi giorni soltanto, finché non si plachi, col tempo, la collera terribile di una dea così potente o almeno fino a quando io non riprenda, con una breve sosta, un po' di forze, sfinito come sono dopo un così lungo peregrinare."
"Mi commuovono le tue lacrime e le tue preghiere - le rispose Cerere - e vorrei proprio aiutarti. Ma Venere è una mia parente, ottima donna peraltro, con la quale sono sempre stata in buoni rapporti; non me la sento, perciò, di farle un torto. Esci dunque, e in fretta, da questo mio tempio e consideralo già un favore se non ti faccio mio prigioniero." Così, contro ogni sua speranza, Taehyung si vide respinto e, deluso, sentì raddoppiare dentro l'angoscia. Gli mancava addormentarsi tra le calde braccia del suo sposo, sentirlo , viverlo anche se per poche ore. Gli mancava la passione con cui lo amava ogni notte. Era stato uno stupido a credere a quelle parole piene di veleno e corrotte dall'invidia che insinuarono il dubbio nel suo animo innocente.
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Amore e Psiche aka TaeKook
FanficAvete presente il mito di Amore e Psiche? Quelle delle Metamorfosi di Apuleio. Se non lo conoscete fa niente, il punto è che ho pensato la nostra amata vkook in un mito greco. La storia racconta di un giovane, la quale bellezza compete con quella d...