Errore

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Taehyung non la smetteva più di guardare le armi dello sposo: con insaziabile curiosità le toccava, le ammirava, tolse perfino una freccia dalla faretra per provarne sul pollice l'acutezza, ma per la pressione un po' troppo brusca della mano trema...

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Taehyung non la smetteva più di guardare le armi dello sposo: con insaziabile curiosità le toccava, le ammirava, tolse perfino una freccia dalla faretra per provarne sul pollice l'acutezza, ma per la pressione un po' troppo brusca della mano tremante la punta penetrò in profondità e piccole gocce di roseo sangue apparvero a fior di pelle. Fu così che l'innocente Taehyung, senza accorgersene, si innamorò di Amore. E subito arse di desiderio per lui e gli si abbandonò sopra e con le labbra schiuse per il piacere, di furia, temendo che si destasse, cominciò a baciarlo tutto con baci lunghi e lascivi. Ma mentre la sua anima innamorata si abbandonava a quel piacere, la lucerna maligna e invidiosa, quasi volesse toccare e baciare anch'essa quel corpo così bello, lasciò cadere dall'orlo del lucignolo sulla spalla destra del dio una goccia d'olio ardente. Balzò su il dio sentendosi scottare e vedendo oltraggiata e tradita la sua fiducia, senza dire parola, si sottrasse ai baci e alle carezze del suo amato. Taehyung però, nell'attimo in cui egli spiccò il volo, riuscì ad afferrarsi con tutte e due le mani alla sua gamba destra e a restarvi attaccato, finché, stremato, non si lasciò cadere al suolo. Ma il dio innamorato non ebbe cuore di lasciarlo così disteso a terra e volò su un vicino cipresso e dal ramo più alto con voce grave e turbata così gli parlò: "Oh, troppo ingenuo Taehyung, mia madre, Venere, mi aveva ordinato di farti innamorare del più abbietto, dell'ultimo degli uomini e a lui darti in sposo; io invece le ho disubbidito e son volato a te per essere io stesso il tuo amante: è stata una leggerezza, lo so, e mi sono ferito con il mio stesso dardo, io, famosissimo arciere, e ti ho fatto mio sposo perché tu, pensandomi un mostro, mi troncassi col ferro questo capo che reca due occhi innamorati di te. Eppure quante volte ti ho detto di stare in guardia, con che cuore ti ho sempre ammonito. Ma quelle tue brave consigliere presto faranno i conti con me per i loro suggerimenti funesti; quanto a te, basterà la mia fuga a punirti." E con queste parole si levò nel cielo con gli occhi colmi di lacrime e il cuore straziato dal dolore.

Da terra, Taehyung, con la morte nel cuore, seguì il volo dello sposo finché poté vederlo e, intanto, si sfogava in gemiti angosciosi; ma quando nel suo rapido volo egli si fu sottratto alla sua vista, perdendosi lontano nello spazio, egli corse alla riva del fiume più vicino e a capofitto vi si gettò; ma il buon fiume, devoto al dio che suole accendere d'amore anche le acque e temendo per sé, senza fargli alcun male lo sollevò su un'onda e lo depose sulla riva fiorita. Per fortuna che Pan, il dio dei campi, se ne stava seduto proprio lì, sulla sponda del fiume, con Eco fra le braccia, la dea dei monti e le insegnava a cantare le melodie più varie, mentre le capre, qua e là, lungo la riva saltando, brucavano l'erba che la corrente lambiva.

Il dio caprino appena vide Taehyung così distrutto e affranto, poiché non era ignaro delle sue sventure, lo chiamò dolcemente a sé, confortandolo con buone parole: "Figliolo caro, - cominciò a dirgli - io non sono che un villano, un rozzo pastore, però di esperienza ne ho tanta, dato che sono vecchio ormai. Quindi se vedo chiaro, dal tuo passo vacillante, dal pallore estremo del tuo viso, da quel sospirare continuamente e soprattutto dai tuoi occhi così tristi, devo arguire che un amore violento ti tormenta. Dammi retta, allora, non provarci più a gettarti nel fiume, né cercare la morte in altro modo. Cessa di piangere, scaccia il dolore e mettiti piuttosto a pregare Cupido, il più potente degli dei: giovane e sensibile lusingalo con dolci voti." Taehyung non rispose al dio pastore che gli aveva parlato e, riverente al suo soccorritore, si mise in cammino.

A lungo camminò per strade sconosciute, tra molti stenti, finché giunse con le prime ombre della sera ad una città dove era re il marito di una delle sue sorelle. Appena Taehyung lo seppe si fece annunziare e quando fu dinanzi alla sorella, che, dopo reciproci scambi di abbracci e di saluti, gli chiese le ragioni della sua venuta.

"Ricordi i consigli che mi deste quando mi persuadeste ad uccidere con un affilato rasoio il mostro che mi dormiva accanto sotto il mentito nome di marito prima che fosse lui a divorare me? Ebbene, quando la complice luce della lampada, come s'era d'accordo, mi rivelò il suo volto, oh, che spettacolo meraviglioso, addirittura divino, videro i miei occhi: il figlio stesso di Venere, Cupido in persona ti dico, era lì che riposava tranquillo. Rimasi come colpito a tale straordinaria visione e mentre ero sconvolto da un forte desiderio che non riuscivo ad appagare del tutto, malauguratamente, dalla lucerna cadde una goccia d'olio bollente sulla sua spalla. Per il dolore egli si svegliò di soprassalto e vedendomi armato di ferro e di fuoco: 'Tu? Un assassino?' esclamò. 'Infame, via dal mio letto. Tua sorella' e pronunziò il tuo nome, 'io sposerò con legittime nozze' e là per là comandò a Zefiro che mi buttasse fuori dalla sua casa."

Taehyung non aveva ancora finito di parlare che quella, eccitata dagli stimoli di una pazza libidine e da una malvagia invidia, così su due piedi, disse al marito che aveva saputo della morte di uno dei suoi genitori e, di furia, prese la nave e si recò direttamente alla nota rupe. Ma il vento che soffiava, ora era vento diverso, tuttavia, protesa in una folle speranza, quella cominciò a invocare: "Cupido prendimi, sono io la sposa degna di te, e tu, Zefiro, accogli la tua padrona."

E con un gran salto si buttò giù. Ma nemmeno morta poté giungere là dove voleva, perché il suo corpo si sfracellò sulle rocce aguzze e per gli uccelli rapaci e le fiere quelle membra straziate furono un pasto abbondante. Era quello che si meritava. Il seguito della vendetta non si fece attendere. Infatti Taehyung, nel suo peregrinare, giunse a un'altra città dove abitava la seconda sorella e anche a questa tese la stessa trappola. Costei, bramosa di prendere il posto del fratello, si affrettò a correre alla rupe e fece la stessa fine dell'altra.

Amore e Psiche aka TaeKookDove le storie prendono vita. Scoprilo ora