1. Scintilla

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Nebbia. Nebbia e vento gelido. Da dieci anni, il sole non splendeva più su Azarak: un pianeta dove neve e ghiaccio erano perenni, dove le bufere erano all'ordine del giorno, e dove le folate di vento prendevano a schiaffi le valli bianche e desolate. La piccola tribù dei Nyo'ba stava tornando al suo villaggio scavato nella roccia delle montagne; quella sera, un gruppo di soldati di Seok sarebbe giunto fino al loro pianeta per stringere un'alleanza con loro. Al loro arrivo, essi donarono ai nativi azarini cibo ed oggetti di prima necessità, come coperte e medicinali di vario tipo.

Fu allestito rapidamente un banchetto per accoglierli. In quel momento di gioia, un bambino, insieme a sua madre, si stava godendo la scena di festa, accovacciato vicino alla donna per combattere il freddo pungente. Sorridevano, mentre ascoltavano il discorso di ringraziamento del loro capotribù, quando si sentì un ruggito provenire dal cielo.

Gli attimi seguenti furono impregnati di panico e grida disumane: i cannoni dei caccia TIE mietevano vite su vite; i lanciafiamme degli assaltatori incenerivano ogni cosa che si trovava sul loro cammino; sangue innocente macchiava il candido tappeto di neve. Nella baraonda più infernale, i due si persero di vista: il piccolo cercò un riparo dietro un masso, la donna corse il rischio di cercarlo, urlando il suo nome più e più volte, correndo senza una meta.

Il ragazzino restò immobile per ciò che gli parve un'eternità, attese, singhiozzando, ricacciando indietro le lacrime, cercando di non farsi sentire. Quando quei rumori assordanti cessarono, scese per il pendio. La scena che vide fu devastante: i membri della tribù, gli ufficiali seok e anche alcuni assaltatori giacevano su una coltre bianca e rossa; c'era odore di bruciato, e insieme ad esso, un silenzio tremendo. Mentre camminava con gli occhi lucidi e le gambe tremanti, il bambino inciampò nel piede di una nativa, cadendo a terra. Tentò di rialzarsi, notando i suoi occhi a mandorla privi di vita, la bocca una volta sorridente, l'espressione statica. La guardò meglio.

Madre...

Il grido che emise quella fragile creatura fu straziante, le sue mani cominciarono a picchiare ripetutamente il suolo. Poi, in uno scatto d'ira, digrignò i denti e alzò il braccio, puntandolo verso la roccia scura. Essa esplose, andò in frantumi, come se fosse stata colpita da un ordigno invisibile.

Rimase lì in ginocchio, con la bocca spalancata, mentre una nuova alba inondava di tepore il pianeta Azarak. Era rimasto talmente basito che non si accorse della figura incappucciata alle sue spalle; una mano delicata sfiorò la sua nuca e, in quel preciso istante, qualcosa si risvegliò. Una scintilla. I suoi occhi iniziarono a percepire immagini confuse, veloci, un flash dopo l'altro: suo fratello, scomparso da tre anni, mentre si portava un dito alla bocca, dicendogli di fare silenzio; una ragazza con una spada azzurra come il cielo; un elmetto fatto a pezzi; corridoi, motori, spari; un'enorme esplosione; un vecchio e un giovane apprendista; velluto rosso; fuoco; due occhi incendiati di odio. Occhi, odio, paura. Oscurità.

Nyo Meke'ba si svegliò di soprassalto, con il fiatone e un cuore che non trovava pace. Si guardò intorno: si era addormentato nella sua modesta caverna, dopo una notte intera a mettere in ordine i cimeli riposti sugli scaffali. -Kriff...il passato...- mormorò il giovane tra un respiro e l'altro.

Star Wars - La rinascita della ResistenzaDove le storie prendono vita. Scoprilo ora