7. Nessuna via di fuga

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-Tenetevi forte ragazzi, turbolenze in arrivo!- annunciò il principe dalla cabina di pilotaggio. Meke'ba e Bosma stavano sonnecchiando nel vano inferiore quando la navicella cominciò a sbandare, svegliandoli. Nel tentativo di rialzarsi, l'azarino cadde nuovamente a terra, mentre il corpo esile della ragazza venne scagliato contro una parete. -Everett! Chi ti ha dato il brevetto di volo?!- gridò il povero nativo, continuando ad essere sballottato a destra e a manca. -Tranquillo, Meke'ba! Ho tutto sotto controllo!- si sentì rispondere. -Lo spero...
Quando il Morpho entrò nello strato più basso dell'atmosfera di Gor Gor, quei movimenti bruschi terminarono; dopo dieci lunghi minuti di planamento, Everett, tramite i due elettrodi, fece ruotare i cannoni fino a che non si trovarono in posizione perpendicolare rispetto alla fusoliera: ciò permise al velivolo di entrare agevolmente in contatto con la superficie dell'acqua. -Meke'ba, Bosma...venite a vedere.
I due raggiunsero il giovane, e lo spettacolo della natura che videro fuori dal finestrino li fece rimanere a bocca aperta: la navicella stava praticamente pattinando su un mare limpido e cristallino; le varie isole ospitavano una rigogliosa vegetazione, e gli scorci creati dai piccoli arcipelaghi erano incantevoli; non vi erano nuvole nel cielo; dappertutto regnava un'atmosfera paradisiaca. -Stupendo...- riuscì a mormorare Meke'ba.

Si fermarono su una spiaggetta accanto a Temobu, l'isola soprannominata "il guardiano silente" per via della sua strana forma: una massiccia colonna rocciosa che si stagliava verso l'alto.
Everett si arrampicò su un'altura per raccogliere qualche frutto da condividere con gli altri, Bosma si tuffò in acqua per ripulirsi dalla cenere di Downa, Meke'ba si sedette per contemplare il sereno, immergendosi nei suoi pensieri. Non si è mai visto un sole così splendente su Azarak; l'aria è così calda e piacevole...Sono certo che l'avresti apprezzata, madre...avresti adorato anche i miei due nuovi compagni di viaggio...Se solo tu fossi qui...se solo sapessi quanto mi manchi...
La sua malinconia venne troncata dalla voce del nobile khandiano, che stava correndo verso di loro con in mano i frutti appena raccolti:-Forza, venite, il pranzo è servito!- In poco tempo, i tre li divorarono tutti, per placare la fame. Dopo essersi saziati, Meke'ba cominciò a ragionare:-Che ne dite di vivere qui? Non è male come posto. Bosma, ci stai?- La ragazza sorrise e alzò i pollici in segno di approvazione. -Sarebbe bello...però ho tante altre cose a cui pensare. La mia città...il mio pianeta...sì, hanno bisogno di me- rispose Everett. -Allora verrai a trovarci quando avrai un po' di tempo libero- propose il nativo azarino. Bosma e il principe ridacchiarono lievemente, e il ragazzo di Semat accettò:-Affare fatto, amico mio!

All'improvviso, Meke'ba udì un suono familiare. Un ruggito terrificante, proveniente dal cielo. I ricordi di quella sera cominciarono a riaffiorare come incubi nella sua mente. Impallidì, un dolore lancinante lo colpì allo stomaco, gli si formò un nodo alla gola. No...no, non è possibile...Non può essere vero...Un colpo di cannone sollevò l'acqua davanti alla spiaggia: erano dietro di loro. -Scappateee!- I tre cominciarono a correre verso una piccola grotta, mentre i caccia TIE compievano svariati giri di ricognizione. La ragazza di Downa, dall'entrata della cavità, intravide uno shuttle imperiale atterrare proprio vicino al Morpho; una donna, accompagnata da delle guardie in armatura nera, scese dal velivolo e si avviò verso il loro rifugio: li aveva percepiti. Attraverso una serie di gesti frenetici e convulsi, Bosma fece intendere agli altri che dovevano fuggire in quel preciso istante. -Anche se provassimo a scappare, ogni tentativo si rivelerebbe comunque inutile...Non c'è nessuna via di fuga, Bosma, non possiamo fare niente...Siamo in trappola...- Annunciata la loro sorte, tanto assurda quanto dura da accettare, Meke'ba cominciò a piangere silenziosamente, e con lui la giovane downiana. Everett abbracciò la giovane per rassicurarla; pur sapendo a che cosa sarebbero andati incontro, inspirò a fondo, e pronunciò quattro parole portatrici di ideali di pace ed utopia, in cui ciascun membro della piccola compagnia credeva ciecamente:-...Lunga vita alla Resistenza.
In un attimo, le Guardie Pretoriane li misero con le spalle al muro, le taglienti vibro-voulges rivolte verso il trio. L'Imperatrice Darth Kahlan si avvicinò, squadrandoli dall'alto in basso e bloccandoli in una stretta di Forza; azionò la sua spada, avvicinandola al collo di Meke'ba. Il respiro del nativo si fece più affannoso e pesante, i suoi occhi sbarrati fissavano quell'affilatissima lama nera. La voce di Kahlan rimbombò nella grotta:-Ora, voi salirete sul vostro trabiccolo, e vi dirigerete verso il ponte di volo della Supremacy...noi vi seguiremo a distanza ravvicinata. Chi si azzarderà a ribellarsi...verrà fatto saltare in aria dai caccia. Sono stata chiara?- I tre annuirono mestamente; quella resa segnò la loro condanna a morte. L'Imperatrice assunse un tono più autoritario e minaccioso:-Bene...allora sbrigatevi ad avviarvi.

Star Wars - La rinascita della ResistenzaDove le storie prendono vita. Scoprilo ora