Chapter 7.

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Martina's pov.

"C-che ci fai qui?" È tutto quello che riesco a dire, per un attimo mi chiedo come faccia a sapere dove abito, subito dopo mi ricordo che mi accompagnò a casa due giorni fa.

"Ti faccio da insegnante!" Fa spallucce facendo un odiosissimo sorrisetto, continuo a guadarlo storto quando entra senza nemmeno chiedere il permesso, chiudendosi la porta alle spalle.

"Non ti ho mica dato il permesso di entrare." Rispondo acida e lo vedo sospirare per poi avvicinarsi a me.

"In realtà sono qui anche perché volevo scusarmi per stamattina. Mi dispiace averti detto quelle cose" noto dispiacere sul suo volto il quale mi sembra sincero, non avevo mai visto questa parte di lui "e poi smettila di pensare che ti odio, insomma, non mi farai tantissima simpatia, ma non ti odio. Non avrei motivo per odiarti."
Le sue parole mi strappano una risata, se non aggiunge la sua scia di stronzaggine non è contento.

"Wow, quanti complimenti!" Esclamo alzando gli occhi al cielo, mi guarda e sorride. Perché ogni volta che lo fa sento un effetto strano? Non so se mi sento in imbarazzo o in suggestione.

"Ehi, vedi che per me è stato difficile chiederti scusa. Non lo faccio facilmente, non ci riesco. Quindi dovresti sentiti onorata"   alza le braccia in segno di difesa "anzi, per lo sforzo gigantesco, gradirei un bicchiere d'acqua."

"Che coglione che sei." Ridacchio dirigendomi verso il frigo per poi uscire una bottiglia d'acqua e versarla su un bicchiere. Glielo porgo, lui lo prende e inizia a bere. Ma in men che non si dica, con un movimento secco e svelto, gli muovo il braccio per fargli cadere l'acqua. Vedo che riesco nel mio intento dato che l'acqua gli arriva in faccia, bagnandogliela completamente. Infondo dovevo pure vendicarmi, no? Mi guarda infuriato e ciò non fa altro che aumentare la mia risata.

"Sei una..." non sento nemmeno il finale della frase dato che inizio a correre divertita verso la mia stanza, inseguita da lui. Sembriamo due bambini. Continuo a rider  e a correre veloce, per poi precipitarmi sopra il mio letto e lui inciampando finisce sopra di me.
Sospiriamo affannosamente per qualche secondo entrambi, consapevoli di essere finiti qui per caso, i nostri menti sono troppi vicini. Di una vicinanza pericolosa. Senza pensarci compie un gesto che non mi sarei mai aspettata da parte sua, poggia e preme le sua labbra sulle mie, così, di getto. Hanno un buon sapore.
Cosa cazzo é appena successo?

Mi alzo dal letto con uno scatto veloce, per impedire che la situazione vada oltre. Stai con Diego, Martina. Mi ripete la mia coscienza.

Si, abbiamo litigato, ma non ci siamo mica lasciati, quindi devo evitare di fare cazzate. Subito dopo si alza anche lui dal letto, e regna un'aria tesissima e imbarazzante.

"Cazzo Martina, mi hai bagnato tutta la felpa." Mette il broncio incrociando le braccia al petto. Mi sento sollevata del fatto che stia facendo finta di niente. Mi avvicino così al mio armadio, uscendo un felpone largo e lui mi guarda storto.

"Che c'è?" Borbotto facendolo ridere.

"E così compri felpe maschili, eh?" Mi prende in giro continuando a ridere. Non posso farci nulla, ma le preferisco molto di più a quelle femminili. Sono più larghe e persino più comode.
"Ringrazia che te la sto prestando." Gli faccio una linguaccia, e lui si toglie la sua felpa bagnata.
Lo osservo per un istante, devo dire che ha una bella schiena. Poi rifletto sul fatto che dovrei smetterla di farmi questi pensieri.

Improvvisamente sento un rumore di chiavi, cazzo, saranno arrivati i miei genitori. Lui indossa velocemente la mia felpa.

"Tesoro tutto bene?" Urla mia madre dal soggiorno, Jorge si gratta la nuca imbarazzato.

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