Chapter 1.

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28.02.2007
Nelle giornate durante le quali il sole splendeva particolarmente, i bambini erano soliti a giocare nel gran terrazzo dell'orfanotrofio, il quale non era un luogo che ispirava malinconia, al contrario, il legame che si era stretto tra i bambini era impressionante. Anche se come in ogni altro luogo occupato da bambini i litigi non mancavano.
Eppure, l'orfanotrofio di Portloc era come una grande famiglia e paradossalmente nessuno sperava di essere adottato (in quanto non voleva lasciare il posto) e in particolar modo le suore erano affettuose come delle vere mamme. Tuttavia mancavano pochi giorni prima che il ragazzino più grande tra loro sarebbe stato dato in adozione. Jorge aveva dieci anni, quasi undici e in quanto il più grande si sentiva sempre in dovere ti aiutare o proteggere più piccoli, in merito al suo carattere dolce e premuroso era adorato da tutti, in particolar modo era il cocco di Suor Clari e Florencia.

"Non puoi giocare con noi." Facundo fece una smorfia a Diego, il quale indietreggiò mentre una lacrima scendeva dal suo viso pienotto. Aveva nove anni e i suoi capelli erano neri come la pece.

"C'eravamo prima noi vattene." Gli diede una spinta Nicolas, facendolo cadere a terra. Il piccolo Diego scoppiò in lacrime, perché non lo facevano mai giocare pallone con loro?

"Cosa avete contro di me? Sono un bambino come tutti voi!" Si stropicciò gli occhi, restando accovacciato a terra.

"Lasciatelo stare!" Jorge si precipitò davanti a gli altri bambini "Lasciali perdere Diego, giocare con loro non è per niente divertente." Esclamò per consolarlo e gli tese una mano per farlo rialzare.

"Grazie." Sorrise timidamente Diego rialzandosi, mentre gli altri bambini abbassarono lo sguardo. Jorge aveva questo potere, quello di far sentire in colpa gli altri quando era necessario.

"Ti fa male il ginocchio?" Domandò Jorge al moro che era inciampato da poco, il quale annuì abbassando la testolina.

"Un po'." Mormorò il piccolo. In realtà gli bruciava parecchio, ma preferiva mostrarsi forte davanti i compagni.

"Allora andiamo, ci penso io." Lo rassicurò Jorge per poi rivolgersi agli altri bambini "Comunque scherzavo, giocare con voi non è niente male." Sorrise loro che sembravano sentirsi in colpa per poi lasciare il campetto seguito da Diego.

"Da grande voglio fare il dottore." Sorrise Jorge fiero di se non appena essersi recato in una stanza che conteneva di tutto e di più sull'infermeria. D'altronde, essendo un veterano dell'orfanotrofio, conosceva a memoria tutte la stanze. Prese un po'di acqua ossigenata ma non ebbe nemmeno il tempo di metterla all'amico che Suor Florencia entró nella piccola stanzetta.

"Jorge, quante volte ti abbiamo detto che solo i grandi possono toccare l'infermeria!" Lo rimproverò levando tutte le cianfrusaglie che c'erano intorno.

"Mi dispiace Flor, è solo che Diego si era fatto male!" Mise il broncio Jorge, strappando un sorriso a Florencia. Era impossibile resistere alla sua tenerezza, in particolar modo quando cercava di aiutare gli altri.

"Non preoccuparti amore. Ma ora vai giocare che tra mezz'ora si mangia. A Diego ci pensiamo noi." Flor gli diede un buffetto sulla guancia, per poi prendere in braccio Diego e andarsene.

Può sembrar insignificante ma fu proprio a partire da quel giorno che si creò un'altro dei rapporti più significativi all'interno di quell'orfanotrofio. Nei giorni seguenti Jorge e Diego divennero sempre più legati, Jorge si sentiva in dovere di difenderlo sempre in quanto il moro era debole e spesso preso in giro dagli altri, e così fece sempre. O almeno, fino al giorno in cui venne portato via dall'orfanotrofio.

                                ***

Quel giorno faceva particolarmente freddo, tuttavia ciò non impediva ai bambini di giocare nel gran terrazzo. Uno dei giochi più frequenti era se non altro l'acchiapparella, il terrazzo era molto grande e ciò permetteva ai bambini di correre liberamente.

"Tanto non mi scappi!" Correva velocemente la piccola Mercedes intenta ad acciuffare la sua amichetta, la quale per sfuggire alla bionda correva come una furia. Peccato che le sue scarpette non erano allacciate perfettamente, fu proprio a causa di un laccio al quale non diede attenzione, che la piccola cadde sui gomiti. Da quegli occhioni color nocciola uscirono fior di lacrime, scena alla quale Jorge, che le guardava da lontano, non potette resistere. Era fin troppo tenera con quei codini legati con due fiocchetti rosa e quel musetto triste mentre si massaggiava il gomito.

"Guarda cos'ho per te." Jorge frugò tra le sue tasche per poi uscire una caramella alla menta e porgerla nella mano di Martina. La piccola si rialzò guardandolo un po'incerta, tuttavia non rifiutò la caramella da lui offerta. Il volto di Martina si storse in una smorfia non appena aver messo la caramella in bocca.
"Ma brucia!" Strinse gli occhi. Il sapore della menta era troppo forte per lei.
"Hai visto? Almeno ti sei scordata che il gomito che ti fale!" Ridacchiò Jorge mettendo una mano davanti la bocca e Martina spalancò la bocca dallo stupore. Effettivamente il forte sapore della menta le aveva quasi fatto dimenticare il dolore al gomito causato dalla botta.

"Ti va di andare nella casetta sull'albero?" La piccola Martina indicó con l'indice la casetta in legno costruita da altri bambini precedentemente stati in orfanotrofio. Jorge annuí contento così che aiutò Martina a salire le scale che portavano alla piccola casetta.

"Tu sei stato buono con me e mi hai dato pure una caramella, quindi anche io ti voglio dare una cosa!" Esclamò lei causando a Jorge un sorriso a trentadue denti. Così che gli diede un bacio, un innocente bacetto sulle labbra, di quelli che si scambiano i bambini. Tuttavia questo gesto non passò inosservato a Jorge che
"Vuol dire che sei la mia fidanzata?" Le domandò  mentre le sue guance si tingevano di rosso. Eppure lei non ebbe nemmeno il tempo di rispondere perché Suor Clari fece capolino sulla porta della casetta.

"Ecco dove ti eri cacciato, ti abbiamo cercato dappertutto Jorge! È arrivato il tuo momento." Sorrise Clari malgrado in cuor suo fosse un po'malinconica.

"Il mio momento?" Jorge era confuso.

"Si tesoro, ricordi quando ne abbiamo parlato? Da oggi avrai una nuova famiglia, con una mamma ed un papà." Nonostante il tono di Clari fosse rassicurante, ad Jorge non entusiasmava il concetto di una nuova famiglia, probabilmente perché non sapeva cosa significasse. Era appena nato quando lo abbandonarono, per lui la famiglia era da sempre stata l'orfanotrofio, Suor Clari e Florencia, i suoi compagnetti. Non era pronto ad affrontare tutto ciò.

"Mi prometti che non ti dimenticherai mai di me?" Chiese Martina mentre il suo volto si dipinse in un'espressione malinconica.

"Te lo prometto, mai lo farò!" Fece una croce sul cuore il piccoletto prima di essere portato via.

Furono queste le ultime parole che si scambiarono Jorge e Martina in quel fatidico giorno. Non si sarebbero mai immaginati che il destino avrebbe fatto in modo di farli incontrare otto anni più avanti.

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