Chapter 13.

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Jorge's pov.
Sorrido non appena vedo che apre gli occhi, il suo volto assonnato è di una bellezza angelica. Ha dormito circa due ore, e adesso saranno circa le dieci di sera. Non appena nota di essersi appisolata sulle mie gambe, si alza di scatto e mi guarda imbarazzata, facendomi ridere.
"Mi sono davvero addormentata?" Sgrana gli occhi, con la voce ancora impastata dal sonno e sorrido annuendo. Tuttavia non la biasimo, l'atmosfera era rilassante, la luce soffusa, il lieve rumore del vento, le onde del mare e la mia mano che le accarezzava i capelli.
"Ehm sì, hai schiacciato un bel pisolino. Ma non c'è nulla di male, insomma eri così stressata questo pomeriggio." Le dico in tutta onestà, non nascondo di essere curioso del motivo per il quale piangeva e voleva a tutti costi andarsene da casa sua, ma non le chiederò nulla, non me la sento, quindi se le andrà me lo confesserà lei stessa.
"Be', potevi sempre svegliarmi." Mette il broncio come una bimba, non capisco perché si sia vergognata così tanto di essersi addormentata davanti a me.
"Scherzi? Eri così bella mentre dormivi, sembravi un angioletto." Le sorrido e come al solito lei arrossisce. Poi si siede sulle ginocchia e appoggia la testa sulla mia spalla.
"I miei stanno divorziando" butta lì improvvisamente e la guardo in silenzio, incerto su cosa risponderle "è per questo che ero di malumore oggi."
"Mi dispiace piccola." È tutto ciò che riesco a dirle, parlare di famiglia mi mette tristezza, mi fa pensare all'orfanotrofio, che per carità, era un periodo bello della mia vita, ma ricordare il periodo in cui ero felice mi fa venire troppa nostalgia, e la nostalgia la maggior parte delle volte, si trasforma in rabbia. Lo so, sono un casino, un uragano di emozioni, una persona fin troppo dannosa, a causa del mio passato. Per questo motivo a volte ho paura di avvicinarmi a Martina, la sua presenza mi fa stare bene, questo sì, ma il problema sono io. Sono un errore, una persona con troppe ferite, e non sono oramai  nemmeno più in grado di provare sentimenti. Non potrei darle nulla di positivo, sono già rotto io ed ho paura di distruggere anche lei.
"Cambiamo discorso, credo sia meglio." Mormora lei, e concordo pienamente con le sue parole. A volte penso che dovrei scordarmi definitivamente dei miei anni trascorsi all'orfanotrofio, magari starei meglio. Spesso mi chiedo se sia opportuno parlare di quel periodo della mia vita a Martina. Lei non lo sa che sono stato adottato, non sa che io non abbia idea di chi siano i miei genitori biologici. Ma credo che parlarle dell'orfanotrofio non serva a niente, conosce già i problemi che sto affrontando al momento, quindi non voglio che lei provi ulteriore compassione nei miei confronti, chissà cosa penserà poi se sapesse la verità su di me, ovvero che sono solo un orfano di merda.
"Si, é meglio. Basta con la tristezza. So io cosa ci serve per sorridere." Prendo nuovamente in mano la chitarra, sperando di non risultare patetico. Lo ammetto, mi sono sempre sentito ridicolo mentre suonavo il piano o la chitarra, per questo nessuno degli amici del mio quartiere è a conoscenza della mia passione. Ma con lei è diverso, lei apprezza ciò che faccio, ogni volta che suono o canto le si illuminano gli occhi, e mi rende fiero di ciò faccio.
"Cosa vuoi suonare?" Nel volto le si disegna un sorriso che va da un orecchio all'altro.
"Mentre dormivi mi è venuta in mente una strofa per concludere la tua canzone. Te e il mare, mi avete fatto venire l'ispirazione" le confesso "certo, con la chitarra avrà un effetto diverso, ma poi ci alleneremo insieme al pianoforte, e ti aiuterò ad adattare la voce al piano. Sono sicuro che poi Beto sarà contentissimo del risultato." Penso realmente quello che le ho detto, la canzone è molto bella. Manca pochissimo per finirla, ovvero la strofa finale e un piccolo pezzo per iniziare la canzone. Al finale ho già pensato io, sono sicura che sforzandosi lei sarà poi in grado di comporre il piccolo pezzo iniziale.
"Non è la mia canzone Jorge. É la nostra canzone. La abbiamo scritta entrambi, il merito non è solo mio" sottolinea e sorrido alle sue parole "ad ogni modo sono curiosa di sentire la strofa che hai pensato per concludere la canzone!"
Prendo così un respiro profondo e mi concentro poggiando le mani sulle corde della chitarra.
"En tus ojos veo el mundo de color. En tus brazos descubrì yo el amor. Verà en mi ella lo mismo? Querra ella estar conmigo? Dime que tu lates por mi también." Inizio a cantare la nuova strofa.

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