Mi misi sotto le coperte, mille pensieri permeavano la mia mente, riflettevo e pensavo se avessi fatto la cosa giusta nel lasciarmi baciare da Ryan.
Non avevo intenzione di fare l'ipocrita, potevo solo ammettere che in fin dei conti il bacio mi era piaciuto, e anche tanto. Siamo esseri umani fatti di carne, nonostante non rientri nel mio carattere, per una volta credo di essermi lasciata andare alle sensazioni.
Mentre ero immersa tra i miei pensieri, Sally aprì la porta della stanza.
«Ti sono mancata?» disse a pieno sorriso
«Sicuramente se tu fossi stata qui avrei evitato di fare ciò che ho fatto» biascicai a tono basso, Sally si sedette accanto a me, mise la sua mano sulla mia testa, accarezzandomi
«Cosa è successo?» le sue parole erano piene di comprensioni, nonostante non le avessi detto ancora nulla.
Le raccontai quello che accadde qualche ora prima, con disagio e difficoltà.
«Ehi, nessuno decide cosa sia giusto o sbagliato nella tua vita. Se ti sei sentita di fare qualcosa significa che in quel momento il tuo corpo lo richiedeva. Che sarà mai un bacio? Non ti arresteranno mica. Non hai ucciso nessuno, sei nel fiore dei tuoi anni ed è normale che ti diverta un po'» completò facendo spallucce.
«Hai ragione, forse sono impensierita da un'altra cosa»
«Cosa?» domandò, quasi spazientita
«Beh, credo che il problema più grande non sia nemmeno il bacio, ma il fatto che pensavo costantemente al professor Harris» dissi tutto d'un fiato, Sally scoppiò a ridere
«Che ridi?» domandai, ma dopo tutto mi lasciai trasportare anch'io da quella risata, l'atmosfera grazie a lei si fece rasserenante, riusciva sempre a rendere tutto facile e quieto
«Niente, ti sei presa una bella cotta per il professorino!» le sue parole erano come una sentenza per me, e forse, aveva anche ragione.La mattina seguente mi svegliai con un mal di testa battente, non andai nemmeno a lezione. Ne approfittai per restare a casa e riposarmi un po', controllai l'orario ed erano le 10:30, attivai la sveglia per le 12:30, due orette in più di sonno mi avrebbero fatto bene.
Quando mi svegliai, mi sistemai e andai a pranzare con Sally. Nel momento in cui varcai la porta della mensa un brivido mi percorse tutta la schiena, quando incrociai quegli occhi azzurri che ormai paventavo. Ryan era lì, seduto al tavolo con alcuni suoi amici, quando mi notò alzò la mano per salutarmi, ricambiai con un illibato sorriso. Mi mossi per fare la fila per il cibo con il vassoio in mano, non mi sentivo tanto bene, la testa mi pulsava ancora.
Io e Sally prendemmo posto, Ryan si avvicinò a noi, non disse nulla, nessuna parola, prese semplicemente la mia mano consegnandomi un foglietto di carta. Mi trovai in difficoltà a dirla tutta e ciò che ottenni era solamente un sorriso forzato. Quando si allontanò, aprii il pezzo di carta e notai che vi era scritto un numero, dedussi fosse quello del sue cellulare, e sotto una frase:"Commetti il più vecchio dei peccati nel più nuovo dei modi"
"Shakespeare" pensai istantaneamente, il mio viso diventò un fuoco, in effetti la scorsa notte mi confessò la sua passione per la letteratura e la poesia, proprio come me.
«Allora? Che c'è scritto?» Sally mi riportò alla realtà
«Niente, mi ha lasciato il suo numero di cellulare.» dissi in modo vago, lei mi fissò in modo infastidito quasi
«E secondo te questo è niente? Chiamalo!» la mia amica cercava di spingermi verso questa avventura, ma dentro di me non volevo
«Magari più tardi» le uniche parole che riuscii a dire, continuando a mangiare.
«Oggi non credo di venire a lezione, ho mal di testa, mi passeresti gli appunti?»
«Certo cara» concluse Sally.
Divorai l'ultimo boccone, posai il mio vassoio e mi diressi nella mia stanza dritta a letto.Quando mi svegliai mi accorsi dell'ora tarda, erano le 20:00, Sally non si trovava in stanza, quando mi alzai vidi un post-it nella mia scrivania da parte sua dove mi avvisava che non sarebbe tornata la sera in stanza, si trovava con Stefan approfittando del fatto che l'indomani non avremmo avuto lezione.
Il mal di testa era ormai quasi del tutto scomparso, decisi di uscire per fare una passeggiata, un po' di aria fresca mi avrebbe fatto bene. Indossai una felpa oversize e mi incamminai all'esterno.
Era una bellissima serata, non c'era freddo ma nemmeno caldo. Il cielo limpido senza nuvole che si potevano intravedere anche le stelle.
Mi sdraiai sul prato fuori dall'alloggio e restai lì, fin quando non mi accorsi che accanto a me si sedette qualcuno.
«Non ti ho vista oggi a lezione» una voce calda e profonda fece risvegliare in me delle emozioni. Mi tirai su con la schiena e voltandomi notai il mio bellissimo professore intento anche lui a guardare le stelle.
«Buona sera Mr. Harris» lo guardai, non ricordava per niente un professore in queste vesti.
«Signorina Parker, fuori dall'aula può anche darmi del tu» un sorriso dolce gli si formò sul viso.
«Dunque anche lei può benissimo chiamarmi Cassidy e non Signorina Parker» dissi in modo sfacciato, con un pizzico di coraggio all'uomo accanto a me che continuava a guardarmi negli occhi. Mi sentivo in stato febbrile accanto a lui, come ci riusciva? "Forse perché è bello da morire?" consigliò la mia impertinente vocina interiore, e aveva anche ragione.
«D'accordo, Cassidy, allora ricominciamo d'accapo. Piacere, io sono Matthew ma puoi chiamarmi Matt» mi porse la mano
«Io sono Cassidy» gliela strinsi, quello era il nostro primo contatto diretto ed una scossa mi pervase tutto il corpo, il suo tocco così caldo provocava in me delle sensazioni piacevoli.
«Dicevo, non ti ho vista oggi a lezione. Hai preferito passare del tempo con il fidanzato?» mi chiese in modo gentile ma allo stesso tempo dubitai se il suo fosse solo un modo per sapere se fossi impegnata sentimentalmente o meno.
«Oh nono, io non ho.. beh non ho alcun tipo di relazione. Avevo mal di testa ed ho preferito riposare un po'» impacciata mi portai le ginocchia al petto e fissai un punto fermo davanti a me
«Uhm, capisco, spero che adesso ti senta meglio. Ha perso una lezione sul Realismo» disse con voce decisa
«M..Mi dispiace, farò in modo di procurarmi gli appunti» non mi era chiaro se fosse venuto da me solo per rinfacciarmi la mia assenza oggi o per altro.
«Lei mi incuriosisce» riprese, spiazzandomi.
«Mi sta dando di nuovo del lei» maledissi mille volte la risposta stupida che diedi
«Cassidy, mi incuriosisci. Così va bene?» il mio nome uscito da quella bocca ebbe uno strano effetto su di me, cercò il mio sguardo, forse per trovare un minimo di approvazione da parte mia.
«Non capisco cosa intende per curiosità professore» mi sentivo a disagio e imbarazzata per la sua spavalderia nei miei confronti.
«Intendo dire che ho desiderio di sapere, di conoscere, di scoprire qualcosa su di te» sembrava a suo agio mentre mi parlava in questo modo, avversamente a me.
«Sono una sua alunna. Perché?» non era mia intenzione volerlo allontanare ma questa situazione sembrava surreale.
«Vedi, Cassidy, sai cos'è l'alchimia no? È una sensazione che ho provato la prima volta che abbiamo parlato.» estrasse dal taschino della giacca un pacco di sigarette, lo aprì e me ne offrì una, dopo di che ne prese un'altra e la portò alla sua bocca. Ero incantata da ogni suo gesto che riusciva a rendere estremamente sexy e sensuale. Accese la sua sigaretta e mi porse l'accendino, feci lo stesso.
«Lei non ha avuto la stessa sensazione?» continuò a fissarmi.
Dio, se solo sapesse come mi sono sentita quella sera quando lo vidi in quel locale.
«Beh, lei mi sembra una persona intelligente, e questo mi intriga» sputai tutto in un secondo, e notai che sul suo viso gli si era formato un ghigno.
«Sembro? Cassidy?» rise, e quella era la risata più bella che avessi mai sentito.
«Non volevo offenderla, non metto in dubbio la sua intelligenza» stavo assolutamente sembrando una stupida impacciata, sarò parsa ridicola ai suoi occhi, ne ero certa.
«Non mi hai offeso, tranquilla, ho capito cosa intendi dire. Hai ragione, non ci conosciamo nemmeno ed è giusto che metti in dubbio qualsiasi cosa» disse alzandosi e scrollandosi di dosso alcuni pezzetti di erba rimasti nei suoi jeans.
«Ci vediamo la prossima settimana a lezione, sempre se non ci becchiamo in qualche pub» completò la frase facendomi un occhiolino. Mi è stato subito chiaro che lui quella sera mi vide.
«I..io..» ero così piena di vergogna che non riuscivo a tirare fuori alcun tipo di frase sensata, ero sotto shock.
«Non ti devi vergognare, è stato divertente. A presto» con queste parole se ne andò, lasciandomi da sola in preda all'imbarazzo seduta per terra.Ritornai nella mia stanza.
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Insegnami ad amare
RomanceCassidy Parker, amante della letteratura e dell'arte affronterà la sua nuova vita da studentessa all'Evergreen State College di Olympia, Stati Uniti. È una ragazza normale, timida ma con molta grinta, amante del vino e innamorata dei suoi personaggi...