Sorpassai Ryan ed in maniera maldestra spingevo le persone che impedivano il mio passaggio, per riuscire a evadere il prima possibile da quella pista divenuta soffocante, ritrovando un po' di aria solo qualche metro dopo. Levai la maschera dalla faccia e mi guardai involontariamente indietro mentre camminavo, andando a sbattere contro qualcuno. Lei era lì davanti a me, con occhi grigi e pelle perfetta, la donna con cui si intratteneva qualche minuto prima il mio professore era veramente bella tanto quanto seria. Guardandola bene fui certa che non si trattasse di un'alunna, era una donna matura molto seducente. Probabilmente era una professoressa o forse un assistente, non mi importava molto in quel momento.
«Mi perdoni» la bionda fece un sorriso forzato e si voltò, ignorandomi, continuando a interloquire con altre persone. "Bel colpo Harris" pensai.
Corsi in bagno, o camminai, non so di preciso perché la testa mi girava così tanto, l'alcool aveva raggiunto il picco, però in qualche modo riuscii a trovare la destinazione. Mi rinfrescai il collo e passai un po' di acqua sulle braccia e sui polsi, l'avevo visto fare a Sally tutte le volte che stava male per aver bevuto troppo. Stavo bollendo e non capivo se fosse perché ero ubriaca o per l'imbarazzo dello spettacolo pietoso che diedi qualche minuto prima. Dovevo scaricare tutta questa tensione, l'unico modo che mi venne in mente fu la sigaretta. Arrivai fuori dall'auditorium e mi beai di quell'aria fresca della sera che accarezzava fievolmente il mio viso, chiusi gli occhi per assaporare quel momento. Presi dalla piccola borsa il pacchetto di sigarette e ne misi una in bocca «Sempre quel dannato accendino» rovistai nella borsetta ma lo trovai, trionfante e sorridendo a me stessa ripensando a quella sera al parco.
«Sei qui» Ryan apparve dietro le mie spalle, scendendo i gradini della struttura e avvicinandosi a me a passo lento. Soffiai il fumo fuori in lungo sospiro, gettando la sigaretta a terra «Mi hai trovata» ritornai a guardare un punto fisso davanti a me, le sue mani avvolsero la mia vita in una stretta forte.
«Siamo fatti l'uno per l'altra Cass» la sua presa si fece ancora più forte, stringendo le dita nel mio fianco, lo strattonai provando ad allontanarlo.
«Dimmi di sì, ti prego» occhi languidi di desiderio con uno strano luccichio mi fissavano.
«I...io...» le sue mani si spostarono sul mio viso, volevo solo scappare, provai più volte a spingerlo dal petto.
«Ryan...no» mi costrinse a guardarlo, immobilizzando le mie mani nelle sue. Non riuscivo a urlare, ero come paralizzata e la voce mi usciva debole. "Maledizione a tutti quei bicchieri che ho bevuto!"
«Non voglio, per favore lasciami» ultimo tentativo, vano.
«Mi sembra di aver sentito che la signorina ha appena detto di no» Ryan si scostò immediatamente, Matthew era lì, il mio cavaliere nero, il suo sguardo era serio e mi mise in soggezione. Trasudava di compostezza e rigidità, credo che Ryan si sia quasi spaventato, tanto da allontanarsi e rientrare dentro l'auditorium.
«Tutto ok?» Harris fece un passo verso di me, tutta la sua severità si sciolse e le sue spalle si rilassarono.
«S..sì. Credo di sì» portai una mano sulla fronte, la testa mi stava scoppiando e mi sentivo una stupida.
«Ti ha fatto male?» sembrava davvero preoccupato, non avevo notato che si era avvicinato ancora di più. Quell'elettricità che ormai conoscevo bene ricomparì, facendomi tremare le gambe. Matthew spostò una ciocca dei miei capelli dietro l'orecchio, passandomi un indice sulla guancia, proprio... lì dove aveva già lasciato il segno, ed io mi lasciai travolgere da quella beatitudine.
«Nono, sto bene, era ubriaco probabilmente» indicai con un gesto della mano la porta dell'entrata dietro le sue spalle. In un colpo, mi trovai tra le braccia di Matt che mi avvolgevano, mi stava abbracciando ed io appoggiai la testa sul suo petto tirando un sospiro di sollievo, sentendomi a casa. Lui sfiorò con il naso i miei capelli, sentendone l'odore, di contro parte inalai a pieni polmoni quel suo profumo pizzicante e buono, ne fui inebriata.
«Cosa stava cercando di fare prima, Miss Parker?» sorrise maliziosamente, allontanandosi da me e avvampai dall'imbarazzo.
«Non so di cosa stia parlando Mr Harris» calai lo sguardo, sommersa dalla sensazione di disagio guardandomi le mani incrociate nel mio grembo, Matthew con le sue dita mi alzò il viso, poggiandole sul mio mento e continuava a fissarmi.
«Sei una bimba monella, Miss Parker, audace da parte sua»
«Monella? Io? Per quale motivo dovrei esserlo?»
«Allora quello sguardo di sfida che mi hai lanciato mentre ti aggrappavi a quel ragazzo l'ho immaginato?» rimango senza fiato ed il filtro bocca-cervello si era inceppato di nuovo.
«Deve procurarsi degli occhiali da vista professore, capisco che con l'avanzare dell'età si perdono diottrie» "Caspita! Allora sono davvero audace!" convintissima che in quel momento la mia "io" interiore stava facendo mille capriole, complimentandosi con me.
«L'alcool la rende al quanto irritabile con una lingua biforcuta, pensavo fosse una studentessa modello ed educata, signorina» sicura delle sue parole, continuavo a guardarlo negli occhi, aveva uno sguardo serio ma divertito, le labbra schiuse ed io volevo solamente avventarmi su di esse e baciarlo, mi sentivo coraggiosa ed eccitata.
«In più, non credo mi servano degli occhiali da vista, forse lei dovrebbe bere di meno, così non avrà più spiacevoli inconvenienti come quello con il suo amico» Matthew prese la mia mano e la portò sulle sue labbra così morbide ma sbagliate, lasciandomi un bacio sulle nocche. Si girò in direzione dell'edificio, "Sta scappando, di nuovo!"
«Perché scappa sempre, professore?» si irrigidì all'istante, voltandosi con un sorriso enigmatico aggrottando la fronte, capirò mai quest'uomo?
«Le do l'impressione di uno che sta scappando?» incrociò le braccia sul petto, d'un tratto non mi sentii più audace come prima, volevo davvero intrattenere quell'uomo che mi stava facendo letteralmente uscire fuori di testa?
«Lo fa di continuo con me» inconsapevolmente misi il broncio, probabilmente stavo sembrando una bambina che faceva i capricci.
«Sta mettendo il broncio Miss Parker? Se vuole che io resti, basta dirlo» ravvivò con una mano i suoi capelli, era davvero sensuale. Spalancai gli occhi, incerta se avessi sentito bene la sua richiesta.
«Allora resta» sulle sue labbra aleggiava l'ombra di un sorriso ed io sentivo nuovamente la terra frantumarsi sotto i miei piedi. Si avvicinò a me e potei inalare di nuovo quel suo profumo afrodisiaco, la sua vicinanza conturbante mi rendeva nervosa, non riuscivo a prevedere nessuna delle sue prossime mosse, era troppo incomprensibile come persona.
Abbassò la testa, riuscendo a posare la sua fronte contro la mia e di risposta chiusi gli occhi, come sempre era capace di farmi trasalire ad ogni suo tocco.
«Perché vuoi che io resti?» mi chiese. Non ero sicura, ma probabilmente anche i suoi occhi erano chiusi.
«Perché lo desidero» accarezzò dolcemente i miei capelli, con l'altra mano mi reggeva da un fianco.
«Cosa desideri?» a quella domanda, aprii gli occhi, cosa stava succedendo? E se qualcuno ci avrebbe visto? Mi distaccai riluttante da quell'uomo bellissimo, impaurita della situazione, dalla mia carriera scolastica che poteva rovinarsi seduta stante, impaurita da quell'uomo sconosciuto che in qualche assurdo modo mi attraeva come mai nessuno.
Lui era meravigliato dalla mia reazione, mi guardava con uno sguardo indecifrabile con una testa piegata da un lato, era troppo bello per me.
«M...mi...dispiace, io...» aprii le braccia in modo plateale, indicando il luogo e guardandomi attorno. Lo vidi annuire con un sorriso amaro, afferrò quello che volevo dire.
«Non finisce qui, Miss Parker.»
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Insegnami ad amare
RomanceCassidy Parker, amante della letteratura e dell'arte affronterà la sua nuova vita da studentessa all'Evergreen State College di Olympia, Stati Uniti. È una ragazza normale, timida ma con molta grinta, amante del vino e innamorata dei suoi personaggi...