Vi capita mai di sentirvi strani con voi stessi? Siete sempre sicuri di ciò che siete e di ciò che vorreste compiere nella vostra vita? Siete sempre sicuri che il vostro sia davvero il vostro stile e non qualcosa conforme alla società?
A volte mi alzo la mattina e sono una persona, con uno stile molto trasandato, senza trucco, capelli scombinati, altre volte mi sento di dover essere molto più sistemata ed elegante. La stessa cosa vale per ciò che vorrei diventare da "grande". Non sono sempre certa nelle mie scelte, credo di fallire, di non riuscire a compiere quasi nulla, o forse ancora non sono riuscita a trovare il mio posto nel mondo. Sono una contraddizione vivente, immersa nel mio mondo, un giorno è tutto nero e il giorno dopo tutto bianco.Mi svegliai molto serena quella mattina, con una voglia matta di pancakes. Notai che Sally dormiva beatamente, ritenni più opportuno non svegliarla. Indossai un paio di jeans che trovai sulla sedia accanto la scrivania, una magliettina bianca a maniche corte ed una felpa grigia sopra, uscii dalla stanza e andai a girovagare per il campus. Era proprio una bella giornata, mi piaceva svegliarmi così ottimista, si respirava anche una bella aria. Era molto soleggiato ma non faceva caldo, ed era possibile respirare un profondo profumo di rose per tutto il vialetto. Da lontano scorsi un bar, aveva un'insegna gigantesca rossa e nera con scritto "Jolly Coffee". Entrai dentro, era un luogo molto accogliente, luminoso con grandi vetrate e arredato quasi fosse un autogrill degli anni 80', con tavoli bianchi, divanetti rossi e un pavimento a scacchiera bianco e nero.
«Buongiorno, due pancakes con caramello e due donuts al cioccolato da portare via, grazie»
Nell'attesa, mi diressi verso il tavolino vicino alla vetrina che permetteva di darmi una piena visione dell'esterno. Mi sedetti sul divano rosso in pelle e presi il cellulare dalla tracolla nera che indossavo, controllai le notifiche presenti nel dispositivo, oltre ai soliti inviti a vari giochi online vi erano due richieste di amicizia, una apparteneva a Ryan, l'altra ad un certo Marcus Folley. Non sapevo chi fosse questo Marcus, sembrava un profilo fake, aveva come immagine del profilo la foto di un giocatore di baseball, nessun post pubblicato, nessun'altra foto, nessuna informazione, la declinai subito dopo.«Com'è andata la serata?» mi prese quasi un colpo, alzai lo sguardo, Matthew Harris era seduto di fronte a me, in tutta la sua bellezza.
«Come scusa?» cercai di non far trasparire il mio imbarazzo
«Ieri sera, ti ho vista uscire dal locale insieme ad una ragazza che era in evidente stato di poca sobrietà» mi focalizzai sui suoi occhi nocciola per qualche secondo, ma ripresi il controllo di me stessa
«Che fa adesso professore, mi segue?» ricollegai quei pochi neuroni rimasti dopo il cortocircuito causato da Mr.Bellezza
«No, affatto, mi trovavo lì pure io. Mi è dispiaciuto notarti solamente a fine serata»
cercai di ignorare quest'ultima frase. Come faceva ad essere così arrogante ma incantevole allo stesso tempo?
«Sally, la mia amica, non regge molto bene l'alcool» la prima giustificazione che mi venne in mente, poggiai la mia schiena sul divanetto e guardai fuori
«E lei?» distolsi lo sguardo dall'esterno e mi voltai verso Matthew. Provai a pensare a qualcosa di intelligente da dire «Riconosco i miei limiti» l'unica risposta che ritenni pertinente.
«Dunque è consapevole quando è giusto fermarsi?» aveva uno sguardo ammiccante e tenebroso.
«Se si riferisce all'alcool, non amo ridurmi una pezza, però mi diverto ad essere un po' brilla» se voleva giocare, sarei stata disponibile ad accontentarlo. Accantonai la Cassidy di sempre in un angolo dei meandri della mia mente.
«Mi piacerebbe capire quale siano i suoi limiti» a queste parole, lo guardai fisso negli occhi, mi rivolse uno dei suoi irresistibili sorrisi, il mio cuore si sciolse. Persi istantaneamente il coraggio di mettermi in gioco. Lo odiavo, come riusciva a mandarmi in tilt?«I PANCAKES E I DONUTS DA PORTARE VIA» mi alzai velocemente dal tavolo, in evidente stato febbrile come solo Matt mi faceva sentire, andai al bancone per prendere la colazione e mi voltai verso il mio professore «Devo andare» mi congedai affrettatamente
«A presto Cassidy»
Uscii dal bar, scombussolata, non capivo se fosse fame dei pancakes o fame... di altro.«Sveglia dormigliona!!» smossi Sally che ancora dormiva come un angioletto
«Ancora cinque minuti» mormorò da sotto le coperte
«Ho qui con me pancakes e donuts» sventolai la colazione come se fosse un premio
«E' per caso il mio compleanno che mi porti la colazione?» chiese la mia amica con addosso il suo pigiama con i gattini azzurro, riusciva ad essere sempre bellissima.
«Ho pensato che dopo la serata di ieri avresti avuto bisogno di assumere le energie adatte per affrontare la giornata» le avvicinai la colazione
«A proposito, cosa è successo? Non ricordo un gran che, devo smetterla di ridurmi una pezza» a questa domanda rimasi di sasso. Non sapevo se confessarle ciò che vidi nel bagno tra Cora e Stefan.
«In effetti, c'è una cosa che dovrei dirti» mi armai di coraggio, ritenni giusto che lei sapesse tutto. Eravamo amiche da troppo tempo, non potevo tenerle nascosta una cosa del genere, lei era più importante di qualsiasi altra cosa al mondo, la sincerità è alla base della nostra amicizia.
«Dimmi, ho fatto la troietta con qualcuno?» si posizionò a gambe incrociate sopra il suo letto mangiando la sua colazione
«Ieri ho notato che Stefan e Cora sono scomparsi insieme, questa cosa mi puzzava. Ti ho lasciata nelle mani di Ryan e sono andata ad indagare.» presi un bel respiro «E..»
«E?! Dai Cass» disse mordendo un altro pezzo di donut
«E non li trovavo in nessuna delle sale. Ma dopo, quando andai nel bagno delle donne, ho sentito dei gemiti provenire da una delle cabine. Non appena sono usciti ho visto che erano Cora e Stefan»
Sally mi guardò leggermente sconvolta e abbassò il donuts dalla sua bocca
«Non importa Cass, ero consapevole non potesse andare avanti tra me e lui» aveva un carattere molto forte, l'ammiravo tantissimo, non permetteva a nessuno di metterle i piedi in testa.
«Sono solamente due teste di cazzo. Tu vali molto di più, nessuno può permettersi di trattarti così»
Sally si alzò dal letto e venne ad abbracciarmi
«Grazie Cass, sei la mia forza»
«E tu la mia» ci staccammo dall'abbraccio «Dai, comincia a vestirti, oggi ci aspetta una giornata all'insegna dello shopping»
«Davvero?» mi guardò con aria interrogativa. Dimenticavo che era già ubriaca quando ci invitarono alla festa in maschera.
«Oh, vero, quando ci hanno avvisate tu eri già in aria. Sabato avremo una festa in maschera per celebrare il cinquantesimo anno dell'Evergreen»
«Non ci posso crederee!» urlò Sally con la sua vocina stridula, dimenticavo quanto le piacessero queste feste. «Corro subito a prepararmi Cass! Dobbiamo essere bellissime!» la solita vanitosa.Arrivammo finalmente in città con il bus dopo circa mezzora, seguivamo le indicazioni sul navigatore del cellulare, non sappendo dove si trovano i negozi.
Camminammo per le vie centrali della città e ci imbattemmo in un outlet molto carino con addirittura i saldi del 70%.
Non è stato molto difficile trovare gli abiti adatti a noi, a prezzi pure abbordabili. Non rimase che comprare delle maschere adatte, per quelle preferimmo controllare in un negozio di costumi.
La bottega dentro era bellissima, a due piani, con tantissimi abiti per il teatro. Una commessa si avvicinò a entrambe chiedendoci se avessimo bisogno di aiuto, iniziò ad un uscire tante maschere di ogni tipo, sia con elastico che quelle con il bastoncino. Io e Sally scegliemmo la stessa maschera, io dorata e lei argentata, che copriva solamente la parte degli occhi.
«Vuoi tornare al dormitorio o pranziamo fuori?» mi rivolsi a Sally appena uscite dal negozio.
«Preferirei tornare, ho appena ricevuto un messaggio da un ragazzo che ho conosciuto ieri, prima che scordassi pure il mio nome ovviamente. Mi ha chiesto di andare mangiare un boccone insieme» quando la tua amica li conquista tutti e tu sei sempre la sfigata di turno.
«Oh d'accordo quindi hai deciso di abbandonarmi anche oggi!»
«No ma che! Vedrai che tornerò subito dopo pranzo!» mi saltò addosso abbracciandomi e dandomi un bacio in guancia. Il cellulare mi vibrò in tasca, lo presi e lessi ciò che c'era scritto nel displayUnknow
"è andato bene lo shopping?"Mi guardai attorno nella speranza di vedere qualche faccia familiare, ma questa città era piena di persone. Ero seriamente inquieta, chi si divertiva a spiarmi? Non avevo la minima idea di chi potesse essere.
«Sally, c'è un problema.»
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Insegnami ad amare
RomansaCassidy Parker, amante della letteratura e dell'arte affronterà la sua nuova vita da studentessa all'Evergreen State College di Olympia, Stati Uniti. È una ragazza normale, timida ma con molta grinta, amante del vino e innamorata dei suoi personaggi...