Chapter 9

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Crollai sul letto, coprendo la mia testa con le lenzuola in cerca di un minimo di conforto. Sally non rispondeva al telefono e non avevo idea di dove fosse andata a finire.
Mentre provai a chiudere gli occhi, mi apparve davanti la scena vissuta qualche minuto fa, i suoi occhi, i nostri respiri, la forza che ci univa come fossimo due calamite, non ero pazza, tutto questo era realmente accaduto e l'elettricità che avevo provato ero certa l'avesse sentita pure lui, era tangibile.
Mi alzai dal letto, incapace di addormentarmi e mi diressi di fronte la grande vetrina nel vano adiacente alla ricerca di qualcosa da bere; nei primi ripiani trovai solamente merendine, cioccolatini e patatine, in un altro scomparto, in basso, prorompeva una bella bottiglia di vino rosso, annata 2001, che portò Sally da casa sua, chiaramente non ancora aperta. Me ne versai un calice che mandai giù tutto d'un sorso, inebriandomi completamente di quel sapore acidulo e al contempo dolce. Riempii nuovamente il bicchiere, soffermandomi ad ammirare la vista magnifica che regalava la grande vetrata della mia stanza. La luce della luna rifletteva sul laghetto dinanzi il dormitorio, scosso da qualche pioggerellina che ormai stava per placare donando un meraviglioso scenario bucolico.

La luce data dal sole del mattino seguente filtrava attraverso la grande finestra facendomi svegliare in maniera dolce e pacata, ritrovandomi sul divanetto con ancora addosso i vestiti della sera prima. Stropicciai gli occhi, voltandomi verso sinistra per controllare l'orologio appeso al muro e con un velo di dispiacere notai che Sally non era rientrata la notte. Scossi la testa in disapprovazione, mi spogliai e mi diressi verso la doccia, lasciandomi abbracciare dalla sensazione calda dell'acqua che scorreva su tutto il mio corpo. Dopo aver fatto il bagno sprofondai sul letto ancora intatto e sistemato. Presi il cellulare controllando le notifiche notando che pur essendo mattina presto, avevo due messaggi, il primo era di Sally;
Da Sally a Cassidy:
"Tesoro, scusa se non ti ho avvisata ieri, tranquilla sto bene! Sono rimasta a dormire da Connor, passerò l'intera giornata con lui! Ci vediamo stasera, un bacio"
Perlomeno avevo conferma che era tutto a posto.
L'altro invece era da parte di Ryan;
Da Ryan a Cassidy
"Buongiorno splendore, colazione insieme? Alle 9 al Jolly Coffee!"
Digitai velocemente una risposta a Ryan accettando l'invito, in fin dei conti dovevo ancora mangiare e il mio stomaco brontolava. L'idea di andare al Jolly non mi dispiaceva, anche se incontrare Ryan mi recava un po' di imbarazzo. Uscii di casa e mi diressi verso il bar, guardando il cielo osservai i nuvoloni che stavano man mano scomparendo, ma rimaneva pur sempre un'aria molto grigia, amavo questa temperatura.

Giunsi al Jolly con qualche minuto di anticipo e Ryan non si trovava ancora lì, ne approfittai per sedermi in uno dei tavoli, attendendo che arrivasse. Una cameriera molto carina si avvicinò a me, era bionda, non molto alta, con un viso pulito ed un nasino all'insù, aveva circa la mia stessa età, probabilmente era anche lei una studentessa, mi chiese se fossi pronta per ordinare ma attesi che si presentasse il mio amico.
Ryan varcò la soglia del bar «Ciao cucciola» con sorriso beffardo ed un atteggiamento spavaldo si sedette di fronte a me, poggiando gli occhiali da sole che indossava sopra il tavolo
«Come stai? Ti sono arrivati altri messaggi da quel numero sconosciuto?» mi chiese
«No, per fortuna no. Sto bene» poggiai la mano sinistra sulla guancia, mentre con la destra massaggiavo la tempia
«C'è qualcosa che non va?» mi chiese il ragazzo dagli occhi azzurri di fronte a me
«Tutto bene, sta tranquillo, sai già cosa prendere da mangiare?» provai a deviare la sua domanda cambiando discorso
«Prendo un milkshake e due pancakes con sciroppo d'acero» probabilmente aveva notato il mio stato d'animo, ma apprezzai la sua volontà di non insistere ancora.
Ordinammo la nostra colazione alla cameriera bionda di prima.

Uscimmo dal Jolly Coffee e ci dirigemmo verso il parco, lo stesso in cui incontrai il professore la sera della festa della confraternita. Tra me e Ryan ci fu un silenzio imbarazzante, in realtà non sapevo di cosa parlare.
«Dunque, Cass... domani andrai al ballo con Sally oppure hai un accompagnatore?»
«Spero di andarci con lei, sempre se non cambi idea» vidi il suo sguardo confuso «Il punto è che Sally conosce un ragazzo diverso ogni sera. Questa notte non è tornata nemmeno a casa, era insieme un certo Connor. Io non sono come lei.»
«Come lei come?» rise, continuando a camminare per i sentieri del parco
«Così...sicura di sé e sfacciata. Con te è stata un'eccezione, ero indotta a superare questa timidezza che mi sovrasta, ma il risultato è stato del tutto nullo e inefficiente. Nulla di personale, non prendertela a male» il suo sguardo si fece serio, fissò di fronte a lui, non mi guardava nemmeno.
«Capisco, è del tutto normale conoscere nuove persone qui. Siamo così tanti studenti, non meravigliarti per la tua amica» non aveva tutti i torti, il mio era un atteggiamento dettato dall'invidia benevola che provavo nei confronti di Sally.
«Ryan, hai mai frequentato le lezioni del professor Harris?» non stavo cercando di estrapolargli informazioni, o forse sì, però lui frequentava l'Evergreen da tre anni, magari sapeva qualcosa di più.
«Il professor Harris? Matthew Harris? Il nipote del direttore dell'Evergreen? No, non ho mai seguito una sua lezione, ho preferito scegliere un altro corso, però se fossi in te farei attenzione ad uno come lui, non girano belle voci» era evidente che mi ritrovassi in stato di shock, Harris era imparentato col direttore.
«E cosa si dice su di lui?» continuai la mia indagine, volevo saperne comprensibilmente ancora.
«Diciamo che essendo un raccomandato dal caro zietto, non è visto di buon occhio da molti professori, anche se so che durante i suoi esami è un vero stronzo» adesso capivo il motivo per cui insegnasse così giovane in un college.
Percorremmo le strade del parco in direzione del dormitorio, quando il mio sguardo venne attirato da un uomo in tenuta da jogging che ci superò da destra mentre correva. Matthew Harris, in tutto il suo splendore con quella tuta che metteva in risalto il fisico scolpito e illegale che evidentemente curava. Non mi notò affatto, lo osservai allontanarsi pensando a come potesse essere bello poter toccare, accarezzare, baciare ogni singolo centimetro della sua pelle. Un brivido si fece sentire nelle mie parti intime, subito mi ricomposi quando sentì Ryan chiamarmi
«Allora?» lo guardai imbarazzata e confusa
«Scusami, ero distratta, cosa dicevi?» si posizionò di fronte a me impedendomi di passare, ero in stato confusionale, non capivo cosa volesse fare quando avvicinò le sue mani che avvolsero il mio viso, si chinò su di me e mi baciò. Mi scostai agevolmente dal suo appiglio urlandogli contro
«Che cazzo fai?» lo sorpassai, a passo veloce, uscendo fuori dal parco.
Mentre mi avviavo speditamente in direzione della biblioteca intenta a procurarmi alcuni libri di filosofia e storia dell'arte, sentii il telefono vibrare, era un numero anonimo, in effetti ero riuscita solamente a bloccare la ricezione dei messaggi da parte di sconosciuti, ma non delle chiamate. Risposi al cellulare ma dall'altra parte della cornetta non sentì nulla, chiesi ripetutamente chi fosse, ma ancora silenzio. La chiamata s'interruppe ed io rimisi il cellulare nella tasca dei jeans.

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