BETH.

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                                                                           BETH

L’indomani mattina mentre sceglievo qualcosa da indossare, le frasi del manoscritto di Kyle viaggiavano nella mia mente come se le avessi imparate a memoria. Avevo parecchie domande da porgli e mi chiesi se con ciò non avesse proprio intenzione di comunicarmi qualcosa che tutt’ora non riuscivo a capire.

Una volta terminato, afferai la borsa e le chiavi dal tavolino e mi precipitai in auto. Avevo già fatto abitudine alle strade affollate ed avevo imparato a gestire gli orari in modo che corrispondessero con i miei.

Trovare parcheggio risultò ancora più facile. Ogni studente aveva il proprio, e con il tempo ognuno memorizzava di chi fosse in modo da stabilrsi in un altro. Abe aveva quello affianco al mio, e rimasi un po’ interdetta vedendo che non era ancora arrivato. Lui era l’unico con cui avevo un rapporto così bello e spontaneo. Riusciva tutto così maledettamente bene che non c’era un attimo di disagio e riuscivo persino a parlargli molto, opzione che per me era molto importante dato che non mi esponevo troppo. Per questo mi trovavo un po’ in difficoltà quando non era con me. Mi sentivo persa, e tanto. Probabilmente perché era lui a farmi interagire, a farmi trovare qualcosa da dire anche quando non ne avevo. Era il mio appiglio.

Scesi dall’auto e sbuffai quando la borsa cadde dalle mie ginocchia e il quadernetto di Kyle sgusciò fuori scivolando sul pavimento umido.

Prima che potessi accovacciarmi per riprenderlo, qualcuno lo afferrò violentemente e sobbalzai quando me lo sventolò in faccia. O forse, sobbalzai perché fui sorpresa dal ritrovarmi lui davanti.

“perché diavolo hai questo?”.-ringhiò.

“non sono affari tuoi”.

Cercai di riprendermi l’oggetto che al momento mi apparteneva, ma a mio disappunto sollevò il braccio al di sopra del mio capo impedendomi di raggiungerlo. Mi rivolse al contempo uno sguardo che fece per farmi scattare all’indietro. I suoi occhi sempre così verdi, notai, avevano delle sfumature nere attorno ed era parecchio inquietante. Ma non feci nessun passo indietro. Lui non era nessuno per comportarsi con me in tal modo.

“questo coso non è tuo, devi starne alla larga.”

“ripeto che non sono affari tuoi. Se ti sto così tanto sul culo, devi starmi tu alla larga.”

Sgranò gli occhi sorpreso, e dentro lo fui anch’io. Da dove usciva tutta questa spavalderia e coraggio?.

Con un movimento fulmineo e quesi inesistente, il mio braccio fu tra la morsa proferita dalla sua mano, dimostratasi abbastanza grande da afferrarlo tutto senza difficoltà. Prima che potessi reagire mi strattonò all’indietro,e presto mi ritrovai contro la fiancata anteriore della mia auto.

Chinò la testa verso me, e la strinze la mascella talmente forte che delineò perfettamente il suo lineamento.

“prova a rivolgerti un’altra volta in questo modo e giuro che io..”

“tu cosa?”-risi ironicamente.

Inspirò spazientito approfondendo il suo sguardo arrabbiato contro me. Parvero un infinità di secondi quando passò la sua lingua tra le sue labbra rosa e carnose. Ed in un contesto del genere, avrei dovuto omettere i miei pensieri e ne fui sorpresa quando spontaneamente alzai un sopracciglio. Era dannatamente attraente anche quando era così incazzato senza un motivo, e con me soprattutto.

Mi accorsi di esser stata a fissarlo per un po’ quando lui mi rivolse un sorriso sghembo, sotto quelle ciglia folte e nere. Era la prima volta che mi rivolgeva un sorriso, e se l’avesse fatto più spesso sarebbe stato ancora più maledettamente attrante. Allo stesso tempo, mi accorsi del significato del sorrisetto e mi sorpresi per quanto un libro aperto potessi essere.

PASTDove le storie prendono vita. Scoprilo ora