AVRAI PAURA DELLA VERITA?

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Ci staccammo così come due calamite opposte non riescono a star legate per più di un secondo. La voce di Madison fu la forza di gravità a spingerci lontani, dall’altra parte della stanza.

A passi svelti mi avviai in salotto, dove per l’ennesima volta mi furono rivolti sguardi attenti. Come se fossi una psicopatica.

E credetti di diventarlo da lì a poco benché nessuno diceva qualcosa. Il silenzio.

“io non so da dove cominciare.”-sbuffò Abe.

“c’è una storia?”-quasi risi.-“o lei ha soltanto qualche malattia cerebrale la quale fa che salti addosso le persone come se fosse un vampiro?”.

Scossi la testa afferrando un cuscino. Sollevai lo sguardo verso i miei amici che se ne stavano ancora lì, seduti ed impalati.

“che c’è?ho fatto centro sul fatto che sia malata o sul fatto che sia un vampiro?”.

“Pidge, è una questione seria.”-mormorò-“io non so neanche cosa potresti pensarne, cosa potresti fare.”

“prometti solo di non fare sciocchezze.”-interruppe la voce di Harry.

“perché dovrei fare delle sciocchezze?”

“perché è complicato”.

Gli occhi di Harry mi pregarono affinché annuissi, ma fu ciò che non feci. Continuavano a dirmi quanto complicato e difficile fosse da spiegare, sprecando fiato.

“sono ingrado di capire.”

“lo sappiamo.”-afffermò Mad, abbozzando un sorriso.-“è per questo che non c’è un inizio.”

“okay, non c’è un inizio.”-ravviai i capelli, meditando le loro parole.-“cos’è questo?”.

Puntai il dito sul lato destro del mio collo. Sapevo che il segno era ancora abbastanza visibile purché anch’io ne sentivo la presenza senza guardarlo.

“ricordi il mio manoscritto?”-chiese Kyle.

“certo.”

“okay. Mi hai chiesto degli antidoti, di quell’espressione che scrissi:”abitudini umane perdute”. Io ti ho risposto che erano delle metafore.”

“mi hai chiesto di crederti o almeno far finta di farlo perché non potevi dirmi altro.”

“è di quest’altro che stiamo parlando, Pidge.”-Madison sospirò.

Sollevai un sorpacciglio in attesa che continuassero.

“gli antidoti..servono ad evitare ciò che è successo ad Allison.”-spiegò Harry, avvicinandosi al centro della stanza.-“ed è esattamente ciò che stava succedendo a me quel giorno, Pidge.”

Restai immobilizzata, certa che qualcosa potesse fuoriuscire dalla mia bocca. Ma rimasi con le labbra schiuse e l’incertezza di aver capito bene.

“non è una malattia celebrale come l’hai chiamata tu”-continuò Kyle.-“è la nostra natura.”

“c-cosa?”-deglutii.-“mordere la gente?ma che diavolo stai dicendo?”

Mi venne quasi da ridere al pensiero. Ma la risata mi morì in gola quando fissai le loro facce completamente infrangibili, dannatamente serie.

“Pidge, è quello che siamo.”

“cosa?”-chiesi.

Inspirai sperando che non appena avrei riaperto gli occhi avrei trovato i miei amici scherzosi e magari un Harry imbronciato. Ma non questa situazione. Sembrava stessero parlando un linguaggio diverso dal mio, o semplicemente ero io che non volevo capire.

PASTDove le storie prendono vita. Scoprilo ora