-Tesoro fa buon viaggio e promettimi che chiamerai per ogni cosa-, la sorella di mia madre, zia Kate mi abbracciò vivacemente, quasi sollevandomi dal marciapiede.
-Certo, sta tranquilla mi troverò bene-, sussurrai, sperando di non essere stata sentita.
Non ero brava a raccontare bugie, specialmente alla donna che avevo qui davanti.
Prima di essere una parente, è sempre stata una confidente ed una sorta di migliore amica.
I suoi occhi verdi mi scrutarono, aveva sempre avuto uno sguardo felino, da piccola la prendevo in giro, dandole della gatta.
E ringrazia il signore di averle dato della gatta e non della cagna, altrimenti non saresti qui.
-Mi querida, non prendermi in giro-, la sua mano calda, si appoggiò tremante alla mia spalla sudata a causa del sole violento di Luglio.
-Tía è che... sarà tutto così diverso.
Torino non è Laguna larga, lì non ho nessuno ed in più, dovrò vivere da Massimiliano-, dopo le mie parole la vidi storcere le labbra.-Jennifer, non partire con il piede sbagliato, ti prego.
Lo dico per il tuo bene, impara per prima cosa a chiamarlo papà.
In più a Novembre compierai diciotto anni, e se fino a quel momento ti sarai trovata male con lui, potrai tornare qui in Argentina da me.- le sorrisi, riusciva sempre ad incoraggiarmi anche con delle semplici parole.Sentì qualcuno chiamarmi e mi girai.
Un uomo sulla cinquantina, vestito di tutto punto, con un completo elegante, cercava di richiamare la mia attenzione.
Aveva un forte accento italiano, doveva essere l'uomo che Massimiliano aveva mandato qui, per portarmi da lui.
-Signorina Allegri, il jet privato è sulla pista pronto a decollare.
Mi dispiace disturbarla ma le ho dato fin troppo tempo, dobbiamo andare-.Ringraziai l'uomo che si aggiustò gli occhiali neri sugli occhi e mi fece segno di seguirlo.
Guardai un'ultima volta mia zia, stavo per piangere ma mi ero ripromessa di essere forte.
Non volevo farmi vedere distrutta da lei, l'avrei fatta solamente preoccupare più di quanto meritasse.
Adesso avrebbe potuto vivere una vita tranquilla senza di me che la assillavo in ogni momento, le auguravo davvero il meglio, lo meritava più di ogni altra persona che conoscessi.
Lei mi sorrise rammaricata essendo a conoscenza del grande sforzo che stavo compiendo.
Non c'era più tempo per i saluti, così corsi con le mie scarpe da ginnastica nere verso l'uomo che sollevava il mio leggere borsone con facilità.
Salì con passi veloci sul jet e mi abbandonai su un sedile aspettando la partenza.
Non avevo mai preso un'areo, figuriamo un jet privato; in ogni caso non sapevo se mi sarebbe piaciuto, se soffrissi di mal d'aria o qualunque cosa legata a questo mezzo di trasporto.
-Adiós Argentina-, dissi quando il jet partì; al contrario di quello che avevo immaginato, viaggiare, come dire, sospesa nel cielo, mi rilassava e mi faceva sentire libera.
L'uomo che era venuta a prendermi, non era il pilota di questa meraviglia, infatti era seduto qui di fronte a me e leggeva un libro un tutta tranquillità.
Era da minimo un quarto d'ora che avrei voluto instaurare un dialogo con lui, ma non volevo disturbarlo e...
-Se vuole chiedermi qualcosa può farlo, non si faccia problemi signorina Allegri- il suo tono pacato e dolce mi basirono.
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Ciento ochenta y cuatro días para amarla. |Paulo Dybala|
FanfictionSei mesi, sono pochi se vuoi ricostruire il tuo cuore infranto dalle troppe delusioni della vita. Ma sono abbastanza se trovi qualcuno che sa come riagganciare il puzzle in cui si è frantumato il tuo cuore. 16 Settembre 2018: #49 in italiano 16 Set...