Chapter 2- Locked in a bathroom.

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-Pensavo di essere sola, scusami- dico balbettando e cercando di allontanarmi.

Non mi piace che la gente mi veda piangere.

Tutti considerano sempre le lacrime una debolezza, per questo molto non piangono in pubblico; mi ritengo una di quelle persone.

Sempre emotiva, troppo.

Quel genere di ragazza che piange se legge della morte del suo personaggio preferito, per un cane abbandonato, per una brutta notizia sentita al telegiornale.

Le ragazze del mio liceo, a Laguna Larga, facevano di tutto per farmi piangere ed umiliarmi per quest'atto.

I miei occhi cominciavano a farsi umidi specialmente quando insultavano mia madre.

Dopo la separazione con mio padre, lei non si era di certo arresa alla sua vita.

Era una madre, doveva portare avanti la sua famiglia, per questo lavorava giorno e notte, facendo straordinari e sostituendo i suoi colleghi ogni volta che le veniva chiesto.

Non per questo si vietava delle gioie della vita; aveva avuto altre relazioni serie e quando a fine mese avanzava qualcosa, si concedeva un drink con i suoi spasimanti.

Le davano della puttana e dell'ubriacona per questo.

Ed io ero troppo debole, non riuscivo a difenderla da tutti quegli insulti che ogni giorno a sua insaputa la riempivano.

Non sopportavo questo quando lei era viva, figuriamoci se posso farlo adesso che non è più tra noi.

-Non dovresti vergognarti, piangere è umano e capita a tutti- dice cercando di avvicinarsi.

Sono vicina alla porta, mentre scuoto la testa e sorrido amaramente.

-Già, probabilmente se fossi bella come una modella, non mi farei problemi, visto che sembrano delle dee anche in questi momenti, loro-, mi schiaffeggio mentalmente.

Sono riuscita a far capire perfino ad uno sconosciuto che un'autostima che arriva a livelli più bassi dell'intelligenza di Antonella.

Si avvicina piano a me, guardando negli occhi.

Sembra che abbia paura che io scappi, tiene una mano davanti a lui, come per intimarmi di rimanere ferma e non aver paura.

-Hai ragione-, dice sospirando, quando ormai sono solo pochi passi a separarci.

Abbasso lo sguardo, trattenendo le lacrime.

Tra l'autostima bassa e la tristezza oggi diventerò il Nilo, me lo sento.

Azzera la distanza tra di noi, la sua mano sulla mia guancia ed il suo pollice vicinissimo alle mie labbra che mi costringe a guardando dritto negli occhi.

Occhi verdi, limpidi, che ti scavano nell'anima a poco a poco.

-Loro dovrebbero essere invidiose di te.
Tu eres más hermosa que ellas.
Non dovresti aver paura di farti vedere dagli altri nella tua vulnerabilità, sai più bella così-, rimango stupida dalle sue parole.

Se prima il mio era solo un dubbio, ora ne ero sicura.
Anche lui era argentino.

Nessuno mi aveva mai detto una cosa del genere.

Accenno un piccolo sorriso ed il mio cervello, come se avesse aspettato quelle parole per una vita, si libera, lasciandomi andare in un pianto liberatorio.

Mi metto le mani in faccia, vorrei solo evaporare in questo momento.

Il ragazzo sconosciuto, fa sì che non ci sia neanche più aria tra di noi, abbracciandomi.

Ciento ochenta y cuatro días para amarla. |Paulo Dybala|Dove le storie prendono vita. Scoprilo ora