Capitolo 10
Scuoto la testa, mentre mi incammino alla cieca sulle scale grigie per scendere al piano di sotto.
Dell'orologio presente in camera, ho potuto constatare quanto il sogno mi abbia fatta dormire poco.
Sono le due e mezza, la parrucchiera e la truccatrice arriveranno alle quattro; la sveglia risuonerà tra le mura di questa casa tra un'ora ed io sono già in piedi, con la testa un po' tra le nuvole, ma ci sono.
Sognare mi è sempre piaciuto, sembra strano dirlo, ma mi rilassa molto, ho sempre pensato che aiuti la mente a viaggiare trai sogni o trai nostri desideri irrealizzabili.
Bene, questa notte mi sono dovuta ricredere: io odio sognare.
Pensare a me con l'abito bianco ed il velo, e Paulo che mi aspetta all'altare vestito elegantemente, mi ha scosso mentalmente e forse anche fisicamente, altrimenti non mi spiegherei il tremore alle mani.
Sorrido involontariamente; io innamorata: di Paulo Dybala poi.
Chi l'avrebbe mai detto?
Beh, sicuramente non me.L'amore non ha senso, uno dei due componenti in una coppia, prima o poi fa sempre soffrire l'altro; l'esempio di mia madre e mio padre mi viene spontaneo, forse è a causa l'ora che mi sono sempre rifiutata di provare dei sentimenti.
Sorrido nuovamente, questa volta però, amaramente.
Il problema è che sono come bloccata, la mia idea non è cambiata: ce l'ho con me stessa per quello che nutro verso quel ragazzo dagli occhi verdi e lo sguardo intenso.
Camminando nel buio e con la mia solita 'lussuria nel camminare', inciampo nei miei stessi piedi da un momento all'altro.
-Oh maledizione, capitano tutte a me-, dico sbracciandomi alla ricerca di un appiglio.
Che poi esattamente, secondo la mia intelligenza, dove posso trovare un appiglio su delle scale?
Sento delle braccia avvolgermi, e mi maledico mentalmente per aver sperato che fossero di Paulo.
Dopo le maledizioni, arrivano anche le saette contro i miei neuroni, che solo dopo il tocco con quei bicipiti per niente sviluppati, avevano capito che non si trattasse dell'argentino.
-Querida, cosa ci fai già sveglia?-.
Uhm zia non saprei, da dove vuoi che cominci?
Ho sognato di sposarmi con il ragazzo che c'è nel letto della tua camera degli ospiti; in realtà secondo i miei standard di vita da un lato è stato un incubo e sono confusa.
-Non riuscivo a dormire.
Avevo bisogno di un caffè-, mi limito a dire, mentre la donna castana accende la luce cliccando sull'interruttore.Sbatto gli occhi più volte, all'inizio infastidita dalla luminosità dai lampadari possenti.
Ci avviamo verso la cucina; i miei occhi si illuminano quando vedo la macchinetta del caffè.
Non appena arrivata vicino al mobile di marmo, noto una scatola bianca con su scritto 'cialde'; così la apro e ne estraggo una per poi inserirla dentro l'utensile affiancato.
-Potrei prepararmi un caffè d'orzo, non appena finisci il tuo?-, chiede tra uno sbadiglio e l'altro zia Kate, spalancando le tende.
La luce fioca dei lampioni illumina un po' di più la stanza.
Annuisco, ricordando il suo odio verso il caffè puro.
Da ragazza ne faceva un uso spropositato ed ora, anche solo l'odore le da la nausea: so che sta facendo uno sforzo enorme in questo momento, mentre io lo bevo.
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Ciento ochenta y cuatro días para amarla. |Paulo Dybala|
FanfictionSei mesi, sono pochi se vuoi ricostruire il tuo cuore infranto dalle troppe delusioni della vita. Ma sono abbastanza se trovi qualcuno che sa come riagganciare il puzzle in cui si è frantumato il tuo cuore. 16 Settembre 2018: #49 in italiano 16 Set...