Prologo

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Il ragazzo camminava distrattamente sul margine del bosco. Si infilò le mani nelle tasche e sospirò. Non si era mai sentito così solo. Pensava ogni giorno alla sua vecchia vita. Gli amici che lo tiravano sempre su di morale quando si sentiva a terra. Che cosa era cambiato da allora? L'unica cosa che sapeva era che doveva andarsene. Scappare come aveva fatto l'ultima volta. Ma ormai a quale scopo? Più si allontanava più una voragine gli cresceva in mezzo al petto. Ma quella era la sua unica via di fuga.
Si appoggiò a un albero e chiuse gli occhi. Cercò di ricordare il volto di sua madre ma pian piano che andava avanti questo si sbiadiva dalla sua mente. L'unica cosa di cui era certo era il suo nome. Michelle. Eppure più i giorni passavano più dubitava anche di questo.
Invece il padre se lo ricordava più tosto bene. Alto e grosso, le braccia pelose e la testa calva. Avrebbe dovuto ucciderlo. Prima ucciderlo e poi scappare. Ma era troppo spaventato. Non poté fare niente se non scappare lontano da lui. Eppure ci sono stata molte notti insonni in cui si chiedeva se sarebbe stato abbastanza coraggioso per prendere la pistola e puhtargliela alla tempia. A premere il grilletto...
Sebtire il contatto freddo di essa poggiata alla base della schiena non lo aiutava. Anzi, non faceva che tormentarlo. Ma doveva tenerla con sé. Nemmeno lui sapeva il motivo ma sentiva che era meglio così.
Fece un grosso respiro e si rimise dritto. Ricominciò a camminare ma questa volta più lentamente. Ormai era consapevole che non c'era più nessuno che lo stesse seguendo. Con molta calma si infittí nel bosco cercando di nascondersi dal sole che batteva forte sulla sua pelle. Si nascose dietro l'ombra degli alberi cercando di tenere d'occhio il sentiero.
Mentre camminava vide in lontananza un animale che sembrava lo stesse aspettando.
Socchiuse gli occhi cercando di capire di che animale si trattasse. Inizialmente pensò fosse una volpe, ma non ne era molto sicuro. Quell'animale era molto più piccolo di una volpe e invece di avere il pelo arancione chiaro lo aveva di un nero opaco.
Si avvicinò, curioso di capire di che animale si trattasse. Era a pochi passi da lui quando con un salto scappò via. Lui d'istinto subito la inseguí. Correva così veloce che faticava a starle dietro. Poi ad un tratto l'animale si fermò. Anche lui si fermò rimanendo in attesa osservando quello strano animale.
L'animale voltò il capo verso il ragazzo e mostrò le zanne. Eppure lui non ne fu minimamente intimorito. Quel suo ringhiare gli ricordava quasi una risata. Una risata così contagiosa che non riuscì a trattenersi. Rise così forte che pure l'animale parve sorprendersi.
Il ragazzo si abbassò e protese la mano verso l'animale chiamandolo nello stesso modo in cui si chiama un cane, fischiettando leggermente. L'animale chinò leggermente il capo forse non capendo il gesto ma alla fine si avvicinò. Stava per accarezzarlo non appena l'animale si alzò su entrambe le zampe posteriori.
Subito il ragazzo cadde a terra e fu come se delle corde lo tratenessero al suolo. Provò a divincilarsi, ad alzarsi, a scalciare perfino, ma rimase bloccato a terra. L'animale gli saltò sul petto e i suoi occhietti rossi incontrarono quelli del ragazzo. Lui non riuscì a mantenere il suo sguardo e cerco per l'ennesima volta di liberarsi da quelle corde invisibili.
L'animale sguainò gli artigli e senza esitare li infilò nel petto del ragazzo, proprio dove c'era il cuore. Il ragazzo urlò così forte che un piccolo stormo di uccelli si alzò in volo e scappò via. Gli artigli si conficcarono nella carne per alcuni secondi poi mollato o la presa. Eppure nel suo petto era come se ci fosse una grossa lama che si rigirava nella sua carne. Poi l'animale si infilò all'interno del suo petto lasciando il ragazzo senza fiato per il dolore. Sentí la sua vita scivolargli via dal suo corpo. Un'ombra indistinta che risplendeva.
Aveva i suoi tratti. La sua corporatura snella, i capelli mori scompigliati e un sorriso triste. Il ragazzo osservò la sua anima tremolante chinare il capo, come se lo stesse salutando. Pochi secondi dopo, mentre il respiro cominciò a credergli, l'animale che era dentro di lui si slanciò fuori dal suo corpo. E adesso aveva la sua forma,la sua corporatura snlla, i capelli mori scompigliati. Eppure non era lui. Anche questa era un'anima. Un'anima oscura che non gli apparteneva.
Si protese su di lui e gli toccò la fronte. Il tocco era rovente, sentiva la testa andargli a fuoco. Eppure non aveva la forza per dibattersi, nemmeno per pronunciare un semplice sussurro. L'ombra gli cadde addosso e lo schiacciò quasi come se fosse stato un masso.

Rimase per una decina di secondi a terra, il cuore che batte a lentamente e faceva fatica a respirare. Poi tutto all'improvviso si sentí infuocato, come se un fuoco si accese dentro il suo petto. All'improvviso il cuore cominciò a battere forte. Balzò in piedi si sentiva potente. Come si gli  avessero dato una scarica elettrica. Sembrava consapevole che adesso nessuno sarebbe stato in grado di fermarlo. Nessun avrebbe osato contraddirlo o avrebbe avuto il coraggio di mettergli per in testa. Sentiva come se avesse la forza di un Dio.
Dei fischi acquistarono la sua attenzione. Si voltò e vide due persone. Erano vestito di nero con lungo mantello che toccava terra e un'area sinistra. Le loro facciano nascosto dietro centinaia dipende vecchie macchiata di sangue. Una qualsiasi altra persona sarebbe scappata gambe levate di fronte a queste due figure. Ma lui ormai non te ne va più di niente.
- Mi chiamo Stiles - disse in tono fermo - voi adesso appartenete a me -
le due figure non esitare nemmeno un secondo che subito cadero a terra inginocchiandosi al suo cospetto. La testa china insegno di rispetto.
Stiles ormai era invincibile, nessuno sarebbe riuscito a fermarlo.

The Nogitsune - Fanfiction SKINS/TEEN WOLFDove le storie prendono vita. Scoprilo ora