La mattina del giorno dopo, turni e orario permettendo, Stephen, Richard, Emma e John sono seduti in cerchio appena fuori l'accampamento, con i cappotti addosso e il sole che picchia sulle loro teste. Stephen allunga il suo foglio scarabocchiato tra loro, al centro del cerchio, mantenendolo con la mano. "E' uno schema perfetto" dice, spostando gli occhi dall'uno all'altro. Indugia di più su Emma, come se gli fosse indispensabile il suo supporto nella spiegazione del suo pensiero. "Sottotenente, Tenente, Capitano, Maggiore e Sergente di brigata. Cinque uomini, tutti di un grado superiore al precedente. E' una scala sociale quella che sta seguendo ma non si sa fino a che punto potrebbe spingersi e perché. Se fosse stato un nemico entrato di soppiatto nel nostro accampamento lo avrei in parte capito, in quanto lo avrebbe fatto sicuramente per indebolirci, ma poichè è un interno... La questione rimane sospesa."
John si sporge sul foglio, leggendo i nomi. "Perché hai prestato attenzione anche sui nomi del guerrigliere afghano e l'infermiere morto a gennaio?"
Emma abbassa lo sguardo sulle sue mani, togliendosi le pellicine mentre Richard le appoggia una mano sulla schiena per confortarla. La sorella gira i suoi occhi cervoni e li punta in quelli azzurri di Richard, abbozzando un lieve sorriso. Stephen guarda John e si lecca le labbra. "Ho pensato - perché, appunto, solo di pensieri si tratta adesso - che loro non fossero nel mirino, ma che siano stati colpiti perché avevano visto qualcosa."
"Se dovesse essere vero" dice Richard, giocherellando con la lingua nella sua bocca, "allora si potrebbe pensare che tu abbia ragione. Perchè, effettivamente, questi due non hanno alcun legame con gli altri ufficiali."
Emma annuisce. "Joe nemmeno conosceva i loro volti."
John si morde l'interno della guancia e appoggia la sua mano sul braccio fasciato di fresco. "Potresti avere ragione, Steve" ammette, annuendo con il capo. I suoi occhi sono cerchiati da occhiaie profonde, segno di un'evidente stanchezza che Emma ha notato da un po'. "E come credi si possa fermare questa persona? Non ha volto, non lascia segni della sua presenza."
"Lo so, infatti non ho detto di saperlo."
"Però guarda" dice Richard, segnando alcune frecce e appunti che Stephen ha messo sul foglio spiegazzato. "All'inizio, escludendo il guerrigliere, sono tutti omicidi a distanza che non presupponevano la presenza del killer sulla scena."
"Ciò peggiora la situazione" dice John, mordendosi il labbro inferiore, sovrappensiero. "Solo il maggiore Ford ha avuto un contatto diretto con questa persona, nei suoi ultimi momenti di vita."
"L'ora del decesso del Maggiore è posta tra le sei e le sei e mezzo del mattino, esattamente lo stesso giorno di Joe."
John, guardando uno per uno i presenti: "E' scaltro. Insomma, ha ucciso due persone senza essere visto" dice. "Il fatto è che il corpo di Ford è stato trovato fuori l'accampamento e mai un ufficiale come lui sarebbe uscito a quell'ora del mattino. Sarà stato trasportato dopo."
Emma guarda Stephen negli occhi e stringe le labbra. "E come avrà fatto a non essere visto?"
"A che ora è stato trovato il tuo collega?" chiede John, spostando i suoi occhi chiari sull'unica ragazza del gruppo. Richard punta i suoi occhi sulla sorella.
Emma solleva le spalle. "Intorno alle cinque e mezzo, penso. Stavo andando per il mio turno."
Richard aggrotta le sopracciglia. "Quindi l'omicidio è avvenuto nella mezz'ora successiva."
"Ovvero il momento in cui tutto l'accampamento era in allerta, essendo stato trovato il ragazzo in ospedale."
"Tutti erano lì" ricorda Emma, tenendo gli occhi fissi sulle sue mani, ripercorrendo rapidamente gli avvenimenti di appena un mese prima. "Erano tutti lì sulla scena, chi a piangere, chi a controllare il corpo, chi a portarmi via." Stephen guarda Emma e vorrebbe tanto mettersi al suo fianco e stringerla contro il suo petto, ma c'è suo fratello lì. "Gli infermieri e gli ufficiali erano sparsi e in stato confusionario, non sapendo come comportarsi."
"E c'erano i camion accesi e in moto" appura John, stringendo gli occhi. "Facevano un chiasso infernale, tutti lì con il motore azionato e l'aria che puzzava di gas. Ero fuori di guardia e discutevo con Rule, so per certo com'era la situazione all'esterno."
Stephen sposta i suoi occhi scuri su John. "Ecco perché non ti ho trovato in dormitorio, quella mattina. Ero venuto a cercarti."
Il soldato annuisce. "Avresti dovuto ricordarti di cercarmi fuori, ero lì con Rule."
Stephen stringe i denti e riporta il suo sguardo su Emma. "Allora è probabile che in quel caos generale l'assassino abbia potuto agire senza alcun disturbo. D'altronde, tutta l'attenzione era rivolta all'ospedale."
"E a me" dice Emma, sentendo un brivido sulle braccia. Stephen annuisce, abbassando i suoi occhi sul foglio.
"E' inquietante, comunque" dice Richard, socchiudendo il suo sguardo in direzione del soldato moro, "che tu sappia come muoverti in questo terreno. Sembra quasi che tu abbia orchestrato tutto. Arrivi prima di tutti alle soluzioni, sempre che queste abbiano un briciolo di verità."
Emma sposta i suoi occhi prima sul fratello e poi su Stephen che incrocia le gambe e solleva il mento contro Richard Jensen. "E' così assurdo?"
"Sembra che tu centri sempre il bersaglio."
"Se può servire" dice Stephen, leccandosi le labbra, "ci penso la notte perché sono preoccupato per tutti noi."
"Sì" dice Richard. "Anche io. Ma non ho mai pensato di mettere per iscritto i miei pensieri."
"Probabilmente abbiamo metodi diversi di deduzione" risponde Stephen, sostenendo lo sguardo del fratello di Emma. L'infermiera appoggia una mano su quella del fratello, richiamando la sua attenzione. Richard getta i suoi occhi azzurri sulla sorella, sollevando un sopracciglio. "Che c'è? Solo perchè vi frequentate non ho diritto ad un po' di curiosità sul tuo soldato?"
John, sentendo quella frase, abbassa il capo e ingoia a vuoto. Emma stringe i denti e fulmina tutti con un'occhiataccia. "Precisiamo una cosa" dice, inumidendosi prima le labbra. "Tutti hanno il diritto di dubitare perché è un beneficio di cui ognuno di noi può avvalersi. Ma voglio che si sappia una cosa: non pensate che solo perché io stia vicino ad una persona ciò la renda intoccabile." Guarda Stephen negli occhi. "Non me ne volere, ma è la verità. So per certo quanto questa cosa possa raggelare chi mi sta attorno, ma io solitamente non sono incline ad essere alcuna garanzia di salvezza. Ognuno è libero di pensarla come vuole, ma mi preme chiedervi di non dubitare almeno di noi quattro qui, gli unici che possono condividere liberamente delle idee senza pregiudicarsi. Abbiamo questo vincolo di segretezza."
I tre uomini si guardano negli occhi, poi Richard si mette in piedi, sentendo un fischio distante. "Ho bisogno di una pausa. Ci si vede." Se ne va prima che Emma possa aggiungere altro. John si alza di conseguenza perché non ha la benché minima intenzione di rimanere da solo con Emma e Stephen. Così annuisce e a labbra strette si avvia lentamente verso l'accampamento. Stephen rimane seduto sul terriccio, a gambe incrociate e con gli occhi fissi su Emma. L'infermiera abbassa gli occhi sulle sue mani. "Mi dispiace per quello che ho detto."
"Tranquilla. Avevo capito a cosa volessi andare a parare. Anzi, apprezzo che tu abbia cercato comunque di difendermi."
Emma gli sorride, poi si alza in piedi e gli si siede accanto, appoggiando la sua testa contro la spalla muscolosa del soldato. Stephen le lascia un rapido bacio tra i capelli mentre entrambi hanno gli occhi puntati sull'accampamento poco distante, guardando il mondo prendere vita più velocemente.
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The bullet
General FictionSettembre 1983. Emma Jensen, giovane infermiera americana, viene chiamata per lavorare in una struttura ospedaliera in Pakistan. Abbandonata la vita a cui è abituata, si stabilisce in uno dei tanti accampamenti allestiti in quella zona di guerra, ri...