Un'ombra silenziosa si aggira lungo il perimetro esterno dell'accampamento, tenendo sotto controllo la situazione. Le truppe fanno ritorno dalla battaglia, i cancelli si aprono e si richiudono con il loro cigolio fastidioso. I generali vanno a chiudersi nelle loro baracche per riposarsi per la battaglia del giorno dopo, i soldati vanno a chiudersi nei loro dormitori e depongono a terra le armi. Il capitano Jack Rand, quarantasette anni, si sfila il cappello e lo appoggia sul comodino, sedendosi sul letto. Con due dita si massaggia le tempie e si stende sulle coperte ancora rimboccate, chiudendo gli occhi per non pensare al mal di testa che gli martella contro la fronte. Passa proprio lì accanto, l'ombra, con un secchio in mano. Passa lì con la testa leggermente girata verso l'unica finestrella della baracca e, agevolata dal buio, riesce a non destare attenzione. Il capitano afferra con una mano il bicchiere d'acqua con il suo sedativo sul comodino e lo svuota tutto, riappoggiando poi la testa sul cuscino e prendendo respiri profondi. Quanto passano, cinque minuti, forse? prima che il capitano si addormenti di colpo, iniziando persino a russare. La finestra, come l'ombra aveva previsto, è lasciata un po' aperta e si riesce persino a far passare una mano attraverso le sbarre di metallo. Così infila il suo guanto oltre l'inferriata e tira a sè la finestra per sigillare il capitano all'interno, poi si allontana dalla baracca - quella più vicina ai camion parcheggiati - e vi getta sul lato la benzina contenuta nel secchio. Poi si preoccupa di procurare delle perdite al serbatoio nel camion più vicino e si allontana, tirando fuori dalla tasca interna del cappotto una scatoletta di fiammiferi. Ne stringe uno con la sua mano inguantata e lo fa scorrere sul lato della piccola scatola, lasciando che quella minuscola fiammella - che per un solo istante illumina il suo volto - possa divampare sul liquido versato.
Saranno forse le tre del mattino quando l'incendio riesce ad essere estinto. Dei soldati hanno sentito puzza di bruciato e sono accorsi sulla scena, tentando di chiamare il capitano che non dava loro alcuna risposta. Tutti gli abitanti di quell'accampamento hanno abbandonato i loro dormitori, guardando la scena inermi e con le braccia strette al corpo per il freddo delle prime ore del mattino. Una barella viene portata via, con un corpo coperto trascinato a gran velocità. Martha si mette accanto ad Emma con un nodo alla gola. Nessuno osa fiatare o muoversi. Dall'altra parte della strada, l'infermiera nota Stephen e John guardare la scena ammutoliti e pallidi in viso, rimanendo lì immobili. Non c'è nessuno, in quell'accampamento, che si muove al di fuori dei pompieri. Anzi, viene loro intimato di rientrare nei dormitori.
La vita inizia a scorrere appena dopo l'alba - sebbene nessuno sia riuscito più a dormire - e i soldati e gli infermieri si mobilitano rispettivamente per la missione e per il primo turno in ospedale, quando iniziano a girare le prime informazioni circa l'incidente.
Joe cammina a passo svelto accanto ad Emma, abbassandosi su di lei per parlarle silenziosamente. "Perdita di gasolio dal camion" dice l'infermiere, scuotendo la testa. "Il punto è che non è stato trovato niente che possa aver favorito lo scoppio dell'incendio."
Emma si morde il labbro inferiore e un brivido le percorre la spina dorsale. "Non so" dice, "ma io sto iniziando ad avere paura."
Joe prende un ampio respiro, ma non le dice niente. Quando superano l'ingresso dell'ospedale, la signora Smith ha una mano sulla fronte con cui si mantiene la testa alla scrivania. Emma le si avvicina, firmando i fogli all'accettazione. "Buongiorno" saluta, sebbene non si aspetti alcun ricambio dalla donna. Infatti, il minimo cenno che fa è annuire con la testa. Emma sfoglia la cartellina appoggiata al bancone e vede fugacemente la situazione dei pazienti, raggiungendo le stanze corrispondenti.
Un silenzio surreale sorvola l'ospedale ed Emma percepisce che tutti - più o meno - si stiano facendo delle domande al riguardo e non c'è più niente che possa bloccare la paranoia e quel briciolo di paura che si sta insinuando in tutti, portandoli a guardarsi intorno e a dubitare della persona più vicina. Le voci di corridoio che ormai serpeggiano in ogni luogo dell'accampamento si infiltrano nelle menti delle persone e non riescono a liberarsene, sentendosi rincorrere da esse come una bomba che sta per esplodere.
L'unica cosa che porta gli infermieri a sviare la mente è la sirena dell'ospedale che avvisa l'arrivo di emergenze. Emma corre verso l'ingresso, in trepidazione. Vuole occuparsi di qualcuno e al più presto, prima che il tarlo della paura le possa divorare il cervello. Le barelle le passano davanti dirette in sala operatoria quando improvvisamente un viso conosciuto è posto su una di esse. Il volto ha gli occhi chiusi, una leggera peluria sul viso e una mano insanguinata appoggiata sullo stomaco, su cui i dottori temponano la ferita. Emma sente le ginocchia cedere quando riconosce il viso di suo fratello portato frettolosamente in sala operatoria. Joe collega tutto al volo e si accosta ad Emma, tenendola con le braccia a sè mentre lei inizia a singhiozzare nel corridoio e le lacrime le scendono sulle guance.
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The bullet
Fiksi UmumSettembre 1983. Emma Jensen, giovane infermiera americana, viene chiamata per lavorare in una struttura ospedaliera in Pakistan. Abbandonata la vita a cui è abituata, si stabilisce in uno dei tanti accampamenti allestiti in quella zona di guerra, ri...