Quando ascoltavo la gente parlare mentre dava lezioni
Non ho saputo imparare ed ora disegno le delusioni, le conclusioni.I capelli rossi le coprono il viso, sono lunghi, ogni tanto minaccia di tagliarli ma sa bene che così facendo perderebbe quella poca forza che possiede. Anna era timida, questo lo sapevano tutti. Si trucca le ciglia per farle più nere per risaltare il verde dei suoi occhi. Non è mai stata una che seguiva le mode eppure quell'anello al naso le conferiva un aria più decisa. Elisa la osservava quasi incantata, amava la sua amica. L'amava come una madre ama sua figlia, con il sentimento più profondo e puro che esiste.
"Dovrei chiedergli di uscire" lo dice senza mezze misure come fa sempre, non mi dice il nome ma so a chi si riferisce. Non rispondo non ne ho il tempo perché lei non me lo da, non lo fa mai, è sempre un passo avanti a tutto
"penso di piacerli, cioè ieri era chiaramente geloso"
intanto sceglie il colore dello smalto.
Sto studiando ma ovviamente ha deciso che non era questo il momento adatto."dovresti" è l'unica cosa che le posso dire perché alla fine bisogna rischiare nella vita "si adesso gli mando un messaggio, mi hai convinta" e lo è davvero.
Ci sono tante cose che apprezzo di lei, più di tutte è la schiettezza con cui affronta la vita. Al contrario mio lei non si è mai sentita inadeguata al mondo.
È sempre stata una roccia, anche quando anni fa le dissero che il male dentro di lei stava crescendo, che le avrebbe portato via ogni granello di speranza. Lentamente la stava divorando. Ancora ricordo la sua pelle bianca, i suoi occhi gialli, le sue urla di dolore. Lei però non aveva mai smesso di crederci, credeva troppo nella sua vita per lasciarsela sfuggire così "cosa gli scrivi?" Mi fingo interessata.E mi immagino io a scrivere un messaggio, a fare la prima mossa. Rido perché non potrei farcela
"tipo ehi, e poi vedo se mi risponde. Gli chiedo cosa fa e io gli dico che mi sto annoiando e che vorrei andare a mangiare un gelato"
la guardo e lei sogna, va sempre oltre
"a marzo? Il gelato? Diluvia!"
"Allora niente gelato. Una pizza"
si annoda una ciocca di capelli nel dito e fa scoppiare la gomma tra le labbra rosa "perché non studi invece?"
La vedo mentre alza gli occhi al cielo, abbandona la cucina come a dire che sono noiosa e si chiude in camera."Anna" la sua voce riempie l'appartamento vuoto. Lei urla dalla camera io dormo sul libro di chimica "Alessandro" voglio morire.
"Anna capisci?" Ennesima volta "dobbiamo andarci ti prego" no no no e no vorrei dire
"capisci? E se poi cambia idea e non me lo chiede più?"
"Ell mi avevi promesso che ci saremmo andate da sole"
"Ci sarà anche Nicolò"
Me lo dice come se fosse importante, come se non aspettassi altro dalla vita. Ma io non mi aspetto mai nulla, sopratutto da persone.
"Perché dovrebbe importarmi?"
Sorride. E forse le sa più di quanto io so del mondo, delle relazioni. Della società.Il discorso muore come è iniziato. So che vincerà lei, so che alla fine Alessandro verrà qui. Saliremmo nella sua macchina, so che passerà tutto il tempo con lui. Farà di tutto per ottenere ciò che vuole e lo otterrà. A differenza mia.
La tavola è spaziosa, il profumo che esce dalla cucina è invitante. Elisa si sistema il vestito rosso prima di sedersi nella sedia in legno
"Poi mi devi ricordare perché continuiamo a frequentare certa gente" bisbiglia e involontariamente mi fa sorridere.
I suoi movimenti sono buffi, cerca di nascondere il nervosismo, il disagio mentre la bionda cerca di intrattenere un discorso con i suoi ospiti. Elisa ha la gomma in bocca e ogni tanto si ricorda di non masticare con la bocca aperta.
"Sai Marika, questa casa è proprio carina" lo dice studiando la stanza, osservando i quadri dipinti a mano appesi sulle parati perfettamente bianche
"Grazie cara. Tuo fratello mi ha lasciato carta bianca"
Si pulisce le mani sul grembiule legato alla sua vita magrissima, indossa un abito nero molto corto e delle scarpe alte del medesimo colore. Vedo Elisa imitare la cognata.
Il mio telefono squilla e la mia amica curiosa si sporge per vedere chi è
"Niente telefoni a tavola ragazze"
La voce autoritaria di Enrico entra nella stanza, Elisa scatta in piedi e circonda il collo del fratello in un abbraccio caloroso. Sono identici se non fosse per gli occhi verdi di lui.
Le accarezza la guancia e li sussurra qualcosa all'orecchio, arrossisce e mi guarda.

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Qualcosa In Cui Credere
FanfictionLe parole scivolano come armi taglienti, troppo anche per chi al dolore è abituato. Arrivano fino in fondo, nell'abisso della tua anima, quella parte di te che non mostri a nessuno per vergogna. Neanche a te stesso.