Vorrei spiegarti che fuggire non serve
Se nessun posto è abbastanza lontano
Se nessun posto è abbastanza lontano da te e
Vorrei parlarti ma non riesco mai a farlo
E rovinare tutto quello che è stato
Che a volte le parole sono un inganno
Sono i rimorsi di chi se n'è andato
E non è facile
Neanche difficile
Forse è impossibile
Sicuro instabileLe ore passavano lente tra i banchi di quella stupida classe. Anna era li, al solito posto, l'ultimo banco infondo a destra. Non le piaceva stare al primo banco, sapeva il suo e non voleva che qualcuno la giudicasse, non le piaceva neanche stare in mezzo, troppa gente e li avrebbe dovuto far finta di conversare. A lei piaceva stare con gli ultimi, con quelli che si sentivano diversi, insicuri, soli. Fissava la lavagna mentre scaricava il suo stress giocherellando con una ciocca di capelli, un movimento deciso e veloce.
Si sentiva gli occhi puntati, qualcuno la studiava, era una sensazione che non le piaceva. Ma non era nuova.
Elisa non era presente, ultimamente non c'era mai. Dormiva spesso fuori e si incontravano solo a cena.
Alessandro la teneva per mano anche difronte agli amici e lei questo lo considerava già un traguardo. Profumava di buono, Elisa poteva stare ore a sentire il profumo del ragazzo così diverso da lei. Non capiva cosa lo rendeva così speciale, cosa la attraeva ma di una cosa era sicura. Si appartenevano da sempre e avrebbe voluto condividerlo con il mondo intero. Anna non si pronunciava più di tanto, le amiche non hanno bisogno di darsi conferme, le cose le sanno a prescindere, le sanno e basta perché è così, senza un motivo."Ovviamente non ho capito niente neanche oggi"
Gli occhi ricadono sulla ragazza al mio fianco, sono sempre rimasta affascinata dai suoi occhi. Blu, terribilmente profondi e scuri da inquietare paura.
Alice era una mia compagna di corso, l'unica che da me non pretendesse nulla in cambio, aveva bisogno di una persona estranea a cui raccontare le cose, una persona che non la giudicasse. Sapevo tutto di lei, sapevo che il padre era scappato con un'altra donna, che il fratello era finito in prigione quanto era ragazzo e che la mamma si era risposata con il suo migliore amico. Lei però di me non sapeva molto e le andava bene così. Lei parlava e io ascoltavo.
"Ti passerò i miei appunti domani"
Si porta i capelli tinti di rosa dietro le orecchie e mi ringrazia. Una cosa che apprezzo di lei è il rispetto, rispettava ogni mia scelta, ogni mia stranezza.L'unica cosa che non mi piaceva invece, era il suo tono nei confronti di Elisa. Non andavano d'accordo e quindi non uscivo mai con loro. Ma adesso Elisa si stava dimenticando di me.
"Sabato faccio una festa a casa mia, so che non è il tuo forte. Però ci saranno i miei amici e mi piacerebbe farteli conoscere"Il sole è alto, non c'è un filo di vento ed abitare nel centro d'Italia in questi momenti ha i suoi vantaggi. Mi appoggio al muro bianco dell'edificio. Ascolto i rumori della città, dei miei colleghi che imprecano contro gli esami che si avvicinano. Alice invece si sfila il giubbotto, fruga bella borsa e cerca le sue sigarette
"Va bene, potrei farci un salto dopo il lavoro" Esulta, sembra davvero felice.
È strano come le persone si accontentino della mia presenza. Io che non ho niente da dare al mondo, che non ho uno scopo, che non sono brava in nulla.
"Un ragazzo ci fissa" La sua voce è bassa, indossa gli occhiali da sole quindi non si preoccupa di essere notata. A lei non importa essere notata, è a suo agio con se stessa, sa sempre cosa dire nel giusto momento.
Guardo difronte a me, tiene un casco nero in mano, fuma mentre mi tiene puntati gli occhi, non abbasso lo sguardo è una sfida. Io fumo lentamente e per la prima volta non ho fretta di scappare."Lo conosci?" Scuoto la testa, perché un po' è la verità. Di lui non conosco niente. Eppure la sua presenza non mi disturba.
"Carino, potrei invitare anche lui"
Questa volta distolgo io lo sguardo, Alice invece lo fissa ancora. Io la guardo.
"Perché dovresti? Non lo conosci"
Sorride e si morde le labbra, lo fa in modo malizioso e lui ghigna. Si è accorto che stiamo parlando di lui. Il mio telefono squilla e io ignoro la chiamata. Alice lo sa che quel ragazzo in fin dei conti fa parte di me. Si sistema i capelli, lo fa in continuazione, getta la sigaretta e mi sorride. Si pente forse del pensiero o forse no. Io so che lui non fissava lei. Forse è presunzione ma il respiro non mente. E io avrei voluto sentire il suo in quel momento. Ignoro la seconda chiamata e lei vorrebbe chiedere, si volta di nuovo a fissare il ragazzo che ora si infila il casco"Guarda che così va via"
"Sa dove trovarmi"Finisco la sigaretta e l'ultimo tiro è sempre quello più forte. Più aspro, più caldo. Mi gratta la gola come la prima volta. È tutto questo viene accompagnato da un rumore acuto. Le ruote slittano sull'asfalto, ci lasciano un segno. Sparisce nel traffico.
Alice mi accompagna a casa, non mi chiede di Nicolò e io mentalmente la ringrazio. Parcheggia la macchina e mi saluta con due baci, ricambio senza alcuna ecitazione.
La casa è vuota, le altre ragazze saranno a lavoro e Elisa sarà con Alessandro.Certe cose, certi fatti esistono, ti travolgono solo in alcuni momenti. Quando non ti senti pronto per affrontarli, quando hai paura ti capitano, quando non ci pensi affatto sono lì a travolgerti come un uragano incuranti del tuo stato d'animo, del tuo malessere generale. E io di questo penso, che se succedono, bhe c'è sempre un motivo. Accadono perché devono, perché senza di loro ora non ti sentiresti la persona che sei in questo istante. E anche se vorresti scappare, vorresti andare lontano per non farti travolgere e vorresti nasconderti loro ti troveranno. Perché sei tu a crearli, sei tu ad attirarli.
Il mio telefono non smetteva di illuminarsi, le notifiche continuavano ad arrivare insistenti. Non gli importava che le stessi ignorando mentre fissavo il soffitto della mia camera. Era buio e lo schermo che si illuminava creava quella luce blu fastidiosa agli occhi, ai pensieri.
Il senso di colpa si fa avanti. La curiosità pure.
Sblocco l'iPhone e scorro tra le chat di whatsapp, Elisa che mi avvisava di non aspettarla, Alice che mi chiede consigli, il gruppo di studio, quello di lavoro e poi c'era la sua chat.
Avevo capito che era lui, le frasi delle canzoni a cui non avevo mai risposto. È online. Sospiro pensando che forse dopo le chiamate ignorate di questo pomeriggio potrei anche cercarlo, ma non era da me. Blocco il telefono e ritorno sui miei pensieri.
Un altra notifica."Ti penso" E mi stupisco di quelle parole a cui non sono abituata, incapace di rispondere vorrei ignorare. Ma poi rischiare una volta non sarebbe male
"Ti limiti a pensarmi?"
"E chi dice che sia un limite?"
"Il fatto che mi pensi, ma non sei qui"
"Vorresti fossi lì?"
Sorrido tra me, quando un altra chat si apre.
"Mi manchi" E a questo non dovrei rispondere. Ma il cuore non ha ragione di fermarsi "Non dovrei. Ma anche tu mi manchi" Spengo il telefono, perché non avrei forza di leggere altro.Il mondo crolla poco alla volta e quelle certezze che piano piano stavo imparando a creare, cascano una dopo l'altra. Come un domino.
La mia fragilità, le mie insicurezze, ritornano e fanno male. Terribilmente male. Al passato non si fugge, tanto meno se il passato non è mai passato.
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Qualcosa In Cui Credere
FanficLe parole scivolano come armi taglienti, troppo anche per chi al dolore è abituato. Arrivano fino in fondo, nell'abisso della tua anima, quella parte di te che non mostri a nessuno per vergogna. Neanche a te stesso.