Born with a gift: parte II

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Ed socchiuse gli occhi, con cautela, e permise ai suoi sensi di lasciarlo vedere per lui. Nonostante la vista fosse oscurata, di fronte a sé vedeva la strada buia che correva veloce, svoltando a destra e a sinistra in continuazione, alla ricerca disperata del luogo di cui aveva bisogno.

Non troppi metri più avanti, alla fine, si delineò un edificio, alquanto cadente e mal messo che immediatamente creò un forte dolore al suo petto. Lì dentro. Lì dentro c'era del dolore, della paura, e, sicuramente, dei mutanti.

"Li ho trovati" disse, di scatto, riaprendo gli occhi e guardando i suoi compagni attorno a sé.

Quella volta, la squadra era decisamente più numerosa. Oltre a Louis, che avrebbe potuto assicurargli la vittoria, c'erano gli ovvi Zayn e Cara, il nuovo arrivato Liam, Steve, capace di utilizzare la sua voce come suono ultrasonico, Jade, una mutaforma davvero molto agile e Eleanor, capace di manipolare ed alterare la struttura dell'aria per creare costrutti solidi.

"Facci strada, andiamo" lo spronò Louis. "E discreto, per favore. L'ultima cosa che ci serve è un inseguimento della polizia."

Ed obbedì immediatamente, iniziando a camminare ai lati della strada e portando le sue percezioni sensoriali alla massima allerta: non appena il pericolo si sarebbe avvicinato, lui l'avrebbe saputo.

Liam era alquanto nervoso, comunque. Era la sua prima volta sul campo, come mutante ribelle, e non era certo di essere ritornato nel pieno delle forze. Dopotutto, erano passati appena due giorni dal suo arrivo al campo.

"Sta' tranquillo" Zayn si affiancò improvvisamente a lui, forse notando il suo nervosismo. "Andrà tutto bene, ci siamo anche noi qui. Se qualcosa va storto, noi non lasciamo i nostri compagni indietro."

Liam lo guardò con la coda dell'occhio. "Non sono preoccupato."

"No?" ridacchiò il ragazzo.

"No" scosse la testa. "Semplicemente, non ho la minima idea a cosa sto andando in contro e sono in allerta."

"Avere paura non è un male, sai?" lo prese in giro.

Liam alzò un sopracciglio. "Io non ho paura, uomo-ghiaccio. Sarà anche la prima volta che sono qui con voi, ma sono un latitante da quasi tredici anni, ormai."

"Poco dopo l'approvazione delle prime leggi anti-mutanti, quindi" dedusse.

"Sì. Vivevo in un paesino un po' chiuso e gretto. Non ricordo nemmeno per quale motivo, ma un giorno ho perso il controllo e ho fatto cadere un fulmine nel giardino di casa mia" spiegò. "I vicini mi hanno denunciato subito e i miei mi hanno aiutato a fuggire."

"Quanti anni hai?" domandò.

"Ventisei" rispose.

"Avevi appena tredici anni?" chiese.

"Sì, ma non vederla troppo male" alzò una spalla. "Ho incontrato Niall un paio di settimane dopo la mia fuga. Non sono mai stato solo."

"Oh" annuì leggermente. "E state insieme da allora?" gli chiese.

Liam fece scattare il collo verso di lui, tanto quasi non se lo spezzava del tutto. "Non stiamo insieme!" esclamò subito. "Lui è il mio migliore amico, mio fratello, ma no! Lui è anche etero!"

"Lui?" domandò allora. "Tu no?"

Liam sospirò, roteando gli occhi al cielo. "Perché mi fai domande così stupide in un momento come questo?"

Zayn alzò le spalle, con un leggero sorriso sulle labbra. "Divento invadente quando ho paura, zuccherino."

Liam lo guardò per qualche istante, accennando un sorriso e scuotendo la testa, quasi contrariato dal suo modo di fare. "A proposito di quel soprannome, ghiacciolo, non usarlo. E questo non è un suggerimento."

Way down we go.Where stories live. Discover now