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MADISON'S POV

Una settimana era già volata e non potei credere che fosse finita. Intanto, molte cose erano cambiate:
1) Lydia si è riavvicinata, suppongo per aver litigato con Ashton ed io sarei "la ruota di scorta";
2) Ho conosciuto Zayn, abbastanza simpatico e molto bravo a disegnare e, come promesso, ogni volta mi aspetta nel giardino della scuola all'ora di ricreazione;
3) Calum è come se fosse più freddo nei miei confronti e non ho la più pallida idea del perchè.

Riguardo l'ultimo cambiamento, non so nemmeno se vado a casa sua questo fine settimana; se mi saluta durante le ore scolastiche è già tanto. Non vorrei che si stesse allontanando da me. Un paio di volte l'ho visto parlare con quella vipera di Jennifer, anche se ho preferito non dirglielo per non sembrare una ragazza maniaca.

Percorsi la solita strada di casa ascoltando la mia adorata musica, quando stetti per cadere di viso per terra. Successe tutto a rallentatore: strizzai gli occhi e protesi le braccia in modo da proteggermi la faccia. Secondo la previsione lampo, si sarebbe spiaccicata al suolo e, appena tornata a casa, avrei dovuto mettere del ghiaccio.

"Brava Madison, la tua solita grazia d'un elefante in una gioielleria" mi insultò il mio subconscio e mi rassegnai nel doverlo sentire.

Ma non andò come immaginai. Fui salvata da due due braccia forti che mi sostennero i fianchi. Strabuzzai gli occhi quando mi accorsi di chi fossero.

Calum aveva afferrato saldamente i miei fianchi affinchè non cadessi. Lo ringraziai mentalmente, dato che ero troppo impegnata ad arrossire.
Eppure, fino all'ultimo istante, desiderai che fosse il primo ad aprire bocca per dirmi qualcosa.
A differenza del mio desiderio, mi sorrise guardandomi intensamente. Distolsi lo sguardo, poichè mi sentii in imbarazzo.

"Non riesci più a sostenere il mio sguardo?" chiese, ammiccando.

"Non dire sciocchezze, è che... ho qualcosa negli occhi" bleffai.

"Ah, davvero? Magari è il troppo imbarazzo nei miei confronti, o sbaglio?" disse sicuro di sè. Ma da quanto tempo aveva tutta questa sicurezza? Ed io che pensavo fosse un raggazzo timido.

"È ovvio che ti sbagli" borbottai abbassando lo sguardo "Allora guardami, se hai il coraggio" mi sfidò, sorridendo ampiamente.

Feci ciò che mi disse e il tempo accanto a noi si fermò per pochi istanti. Incontrai i suoi occhi castani scuro e per poco non persi un battito; tutti i ricordi riafforarono nella mia mente: quegli occhi li definii "un misto di frutta secca", ricordai anche dei pistacchi che mi lanciò (uno dei quali in faccia) al posto dei sassi.
Di conseguenza sbuffai una risata per quei ricordi divertenti. Mi ripresi da quel momento di trance e mi liberai dalla sua presa.

"Ora devo andare" ammisi di fronte a lui. Mi guardò stranito, di fatti, inarcò le sopracciglia.

"Non ho sentito" disse avvicinandosi.

"Ho sempre saputo che Amplifon ti servisse" si ripresentò la vocina.

"Ho detto che devo andare" ripetei avviandomi verso casa.

"Ho sentito cosa hai detto ma quel mio 'non ho sentito' era per il grazie che avresti dovuto dirmi" mi spiegò ed io non ne capii niente.

"Eh?" riuscii solo a dire, confusa.
"Perchè dovrei ringraziarti?" chiesi dopo qualche istante.

"Forse perchè ho evitato che ti facessi del male?" domandò retoricamente.

"Oh," ammisi e dopo un po' "grazie per avermi fatto evitare una caduta" dissi ciò che volle sentire e, a quel punto, andai verso casa.

Heartbreak // Calum HoodDove le storie prendono vita. Scoprilo ora