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Continuai a guardare l'auto che si allontanava ancora perplessa, poi decisi di percorrere la strada di casa.
Volevo solo dimenticare questa giornata, ma soprattutto non pensare alla festa di domani sera.
Attraversai la strada rotta, avevo paura di inciampare come al mio solito, misi le chiavi nella serratura della porta e l'aprii

"Sono a casa!" esclamai convinta che ci fosse qualcuno

Poi mi ricordai che ero da sola perché mia sorella, Stef, tornava alle quattro del pomeriggio, tranne se doveva andare da una sua amica, mia madre, Liz, tornava stasera tardi

"Che bella compagnia che abbiamo oggi"

Una volta aver fatto la millessima battuta squallida della giornata nella mia mente, decisi di togliermi la felpa di Calum, i jeans che avevo indossato per andare a scuola ormai fradici, mi asciugai un po' con il phon. Andai nella mia stanza e una volta aperto il cassetto, presi una felpa larga e dei pantoloni comodi, dopo aver impiegato ore a mettermi le cose,
decisi di andare in cucina per preparare un panino.

Finito di mangiare andai nel salotto, per sgranchirmi le gambe, mi sdraiai sul divano e accesi la tv

Non stavo capendo niente di quello che stavano dicendo nel programma.
Stavo ancora pensando alla conversazione di me e Calum. Probabilmente mi aveva invitato cosí, ma dopo la festa sarebbe tutto ritornato come prima. Non capii il perché lui non mi sentí quando lo richiamai per ridargli la felpa, era abbastanza vicino, probabilmente ha bisogno di Amplifon

"30 giorni gratis di prova." Ridacchiai per la battuta che feci nella mia mente riferendomi alla pubblicità

Pensai all'unica persona che non mi ha mai abbandonata da quando avevo sette anni,
Luke Hemmings.
È sempre stato fedele senza ascoltare il parere degli altri.

Quando ho incontrato Luke è stato una sera che non mi dimenticherò mai.

***

Flashback

Ero nel giardino di un parco, era sera e c'erano pochissime stelle, con una luna piena, pensai che fosse il momento perfetto per sdraiarmi sul prato quando un prepotente, alto quanto me, credevo della stessa mia etá, del quale non conoscevo neanche il nome, mi spinse ed io caddi sbucciandomi un ginocchio.

Non era niente di grave, era una misera ferita ma corsi dietro un albero e piansi.

Da lontano vidi sempre lo stesso bambino che stava discutendo con un bambino con la pelle olivastra, riuscii a sentire qualcosa, non tutto il discorso.

"Nessuno ti ha dato il permesso di spingere quella bambina" incominciò il bambino con la pelle olivastra

"Hai qualche problema? Per caso, è la tua fidanzatina? Be, se lo è, tanti auguri!" Rispose con ironia per stuzzicarlo

"Non essere stupido piú di quanto lo sei giá"

"Ti stai confondendo con te stesso"

"Non ti azzardare a toccarla un'altra volta" lo minacciò il bambino con la pelle olivastra

"Altrimenti che fai?" lo provocò il prepotente

Non sentí piú parlare, solo mugolare dal dolore.

Non avevo idea di chi stesse subendo i colpi ma lí mi domandai perchè il bambino che mi aveva difesa non venne a parlare con me,
senza che si cacciasse nei guai.

Distolsi lo sguardo da lui e vidi dall'altra parte del parco, un bambino un po' piú alto di me sorridente che giocava a calcio, con dei bambini della sua età.

Heartbreak // Calum HoodDove le storie prendono vita. Scoprilo ora