Ti salverò

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Trent

Due giorni.
Due fottutissimi giorni da quando Aria era scomparsa.
Non potevo credere che me l'avessero portata via.
L'avevo cercata per secoli e quando finalmente ero riuscito a trovarla, era stata rapita da quella maledetta fata.
L'avevo persa.
I sensi di colpa mi stavano distruggendo dall'interno, come farebbe un tarlo con il legno.
Le avevo promesso che l'avrei protetta se fosse rimasta con me, ma non ero stato abbastanza veloce.
Abbastanza prudente.
Non era un segreto che Calengol fosse imprevedibile, per questo avevo immediatamente chiamato i miei lupi e mi ero parato davanti alla mia compagna, quando avevo sentito la sua voce.
A quel punto, mi era bastata solo un'occhiata per capire che per lui era arrivato il momento di rinascere.
Lo faceva ogni mese, quando la luna piena era alta nel cielo, e nei giorni precedenti perdeva completamente la testa. Anche più del solito.
Era quella la sua maledizione.
Non avrebbe mai trovato pace.
Avevo sempre provato pena per la fata, ma ero troppo vecchio per essere
anche totalmente ingenuo.
Permettergli di avvicinarsi ad Aria in quelle condizioni, quando ancora non l'avevo marchiata e trasformata, sarebbe stato troppo pericoloso.
Avrebbe potuto ferirla in un attacco rivolto a me, avrebbe potuto toccarla, guardarla, e nessuno poteva ammirare ciò che era mio.
Sfiorare quella pelle morbida e accarezzare i suoi capelli color miele.
Col cazzo che gli avrei permesso di avvicinarsi.
Senza contare che avrebbe potuto spaventarla, e io volevo che si sentisse a proprio agio nel mio territorio.
Perché non l'avrebbe mai più lasciato.
E poi quel pezzo di merda aveva aperto la sua bocca marcia, e aveva cominciato a raccontarle del passato.
Se Aria avesse saputo... se mi avesse visto sotto quella luce, non avrebbe mai smesso di temermi.
Così avevo perso il controllo.
Mi ero trasformato in lupo e mi ero avvicinando a Calengol, avvertendolo silenziosamente di chiudere la bocca.
Avevo fatto esattamente il suo gioco.
Mi ero allontanato da lei e la fata aveva colto l'occasione per prenderla e portarla via.
Ma non capivo.
Perché?
Avevo sottomesso la sua gente, certo, ma gli avevo anche assicurato un territorio, lasciato loro più libertà possibile e li avevo protetti, proprio come con il resto del branco.
Non aveva senso che facesse del male alla mia compagna.
Sapeva che saremmo arrivati ad una guerra in questo modo.
E poi non c'era stato nessun riscatto, nessuna richiesta o proposta in quei due terribili giorni.
Solo il silenzio.
E io stavo per impazzire.
«Alpha, la mia squadra non ha fiutato nulla ad ovest. Abbiamo appena raggiunto il confine» mi comunicò telepaticamente il mio Beta. La sua era l'ultima squadra che doveva fare rapporto e un altro macigno sembrò cadermi sulle spalle, quando finì di parlare.
Non l'avevano trovata.
«Organizza altre squadre per la notte, allora. Setacciate di nuovo tutto il territorio. Dovete trovarli» gli risposi con un ringhio «se fallirete di nuovo, ci saranno delle conseguenze» più tempo passava e più probabilità c'erano che Aria fosse ferita o... ululai, cercando di dissipare il vuoto che sentivo dentro al solo pensiero.
Era viva.
Doveva esserlo.
In un moto di rabbia, scaraventai la scrivania dall'altra parte dell'ufficio, usando tanta forza da creare un buco considerevole nella parete.
Non me ne curai.
Continuai a distruggere tutto quello che avevo a tiro -la sedia, i libri, le finestre, i bicchieri e le bottiglie che tenevo nella zona bar- esattamente come aveva già fatto in tutte le stanze della casa in cui rimanevo per più di due minuti in quei giorni.
Risparmiai soltanto una bottiglia di rum che, sudato e con le nocche sanguinanti, cominciai a buttar giù.
Non riuscivo a dormire, a mangiare.
Ero perennemente irrequieto e avevo abbandonato tutti gli impegni diplomatici per andare a cercare la mia piccola Luna in prima persona. Anche quella mattina avrei voluto unirmi ai miei lupi, ma quelle ricerche non stavano portando a niente, quindi avevo deciso di provare qualcos'altro.
All'inizio avevo sperato che Calengol l'avesse portata nel territorio delle fate e mi ero fiondato alle sue porte con un piccolo esercito, ma anche dopo aver ribaltato quel posto, non c'era traccia della mia Luna.
Lo sapevo già.
Se fosse stata li l'avrei sentito anche a miglia di distanza, così come era successo la notte che l'avevo percepita.
Ma ero così arrabbiato, quando mi sono accorto che non era ad Ameral, che avevo ordinato ai miei uomini di distruggere tutto.
Non ero mai stato un tiranno.
Avevo sempre rispettato i popoli alleati o sottomessi, ma ora non riuscivo sa pensare con lucidità.
Era troppo.
Avevano toccato qualcosa che era mio e ora ne avrebbero pagato le conseguenze.

Cappuccetto rosso e il lupo [#wattys2018]Dove le storie prendono vita. Scoprilo ora