Rivelazioni

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«Lo sapevo».
Fissavo il druido di fronte a me senza quasi sbattere le palpebre, per paura che potesse di nuovo aggredirmi senza preavviso.
Ancora una volta, ero confusa e spaesata per la piega che stava prendendo la mia giornata.
«Che cosa sapevi?» chiesi con voce tremante, ancora troppo scossa per fare altro.
Volevo correre via da li, allontanarmi, ma l'idea di dare le spalle a quell'uomo non mi piaceva per niente.
Certo, io sarei stata più veloce di Bran, ma ancora non sapevo di cos'era capace e di sicuro non era con un attacco a sorpresa che avrei voluto scoprirlo.
«Che eri tu!» esclamò con gli occhi luccicanti «avevo percepito qualcosa di strano in te e la storia del portale non mi aveva convinto, ma ho cominciato a sospettare solo quando ho visitato Val... e poi questo» indicò il mio braccio sinistro «...ora ne ho la certezza» parlava velocemente, dando enfasi ad ogni frase e gesticolando con foga.
Ma perché dovevo imbattermi solo in pazzi?
«Non capisco...» gli rivelai.
«Dobbiamo andare dall'Alpha» mi interruppe «tu potresti essere la chiave, la soluzione a... tutto!».
Sbattei le palpebre, sconvolta dai suoi cambi repentini di umore quasi quanto dal fatto che voleva andare dal mio compagno.
Credevo che fosse ormai risaputo che quando si trattava della sottoscritta, Trent tendeva ad essere molto protettivo.
Quindi i casi erano due: o il druido aveva passato gli ultimi giorni con due enormi fette di salame sopra agli occhi, oppure era impazzito al punto da non preoccuparsi per la propria vita.
Scossi la testa sospirando.
Non che mi dispiacesse.
Sinceramente, l'idea di rimanere sola con Bran anche solo per pochi minuti mi dava i brividi in quel momento, e se c'era una persona che sapevo sarebbe stato in grado di proteggermi era proprio Trent.
Insomma, sembrava che la cosa andasse a mio favore.
Eppure non riuscivo ancora a muovermi.
Quello che avevo davanti a me era pur sempre una creatura molto potente, e ormai avevo capito che era a capo del suo popolo, o che comunque ricopriva un ruolo importante tra la sua gente, per cui non ero sicura che, per quanto mi avrebbe fatto piacere nascondermi dietro alle spalle dell'Alpha, quella che stava venendo a presentarsi fosse una situazione poco rischiosa per lui.
Poi, finalmente, lo shock lasciò il posto all'adrenalina e il mio cervello si mise in moto per trovare una soluzione.
Magari non potevo impedire al druido di raggiungere il castello, ma ero stata marchiata! Potevo comunicare telepaticamente con il mio compagno.
Mi chiedevo solo... avrebbe funzionato anche a distanza?
Strinsi i pugni concentrando tutte le mie energie per fargli arrivare il messaggio.
«Trenturlai nella mia mente «Trent, mi senti?».
«Su, su, che stai aspettando? Andiamo, mia Luna!» il druido mi guardava come un bambino avrebbe fatto con un uovo di cioccolato alto due metri il giorno di Pasqua e, quasi saltellando dalla felicità, ricominciò a camminare verso la sua meta.
Io lo guardai stralunata.
Continuava ad avanzare, senza preoccuparsi di dove fossi io.
Prima mi aggredisce, poi mi tratta come se fossi la risposta a tutti i suoi problemi, e dopo qualche secondo mi gira le spalle e si allontana da solo, quasi come se ormai la mia presenza non costasse più nulla.
Era proprio vero che in quel posto le mie giornate sembravano durare anni.
Troppe cose tutte in una volta.
«Ah» a distanza di una ventina i metri si girò verso di me, portandosi alla fronte una delle mani ruvide, come qualcuno che dopo essere uscito di casa si ricorda di non aver chiuso la porta a chiave. Io sobbalzai per quella rinnovata attenzione «e porta con te il cestino, con tutto il tempo che ci ho messo per trovare gli ingredienti...» borbottò lui, subito prima di ricominciare a dirigersi verso il castello.
A quel punto mi appoggiaii ad un albero poco distante e mi portai le mani alle tempie, cominciando a disegnare dei piccoli cerchi immaginari con le dita.
Sarei impazzita.
Lo sapevo.
«Aria?» quasi gridai per la sorpresa al suono di quella voce.
Alla buon'ora!
«Trent gli dissi agitata «Bran è impazzito. Io non so cosa stia succedendo ma mi ha... fatto qualcosa. E adesso sta venendo da te» parlai velocemente ma lui parve capire ugualmente perché dopo neanche un secondo, mi chiese con freddezza «Ti ha ferita?».
«N-no...» abbassai lo sguardo sul simbolo che, ancora fresco, mi faceva pizzicare tutta la pelle del polso «non credo almeno».
«Val sta venendo a prenderti» mi disse dopo un po' «aspettami in camera».
Sentii tutto il mio corpo irriggidirsi a quell'ordine. Ero la prima a non voler incappare di nuovo in situazioni rischiose, ma se si aspettava che questa volta avrei lasciato perdere così facilmente, si sbagliava di grosso!
Dovevo scoprire che cosa mi aveva fatto quel maledetto druido e dovevo farlo subito.
In più Trent doveva capire che il nostro doveva diventare un rapporto più sano.
Forse sarebbe stato impossibile puntare ad una relazione paritaria con lui, che era abituato a comandare e a gestire un territorio che, a quanto ne sapevo, doveva essere molto più vasto di quanto non avessi pensato all'inizio.
Ma ora la nostra situazione era troppo instabile.
Avevo deciso di provarci, così come Trent quando mi aveva marchiata, ed ora ci eravamo dentro insieme. E dovevamo gestirla insieme.
Punto.
Mi avvicinai al cesto rovesciato a qualche passo da me e, improvvisamente incapace di stare ferma, vi risistemai tutte le erbe che erano cadute.
Lo sollevai senza troppa grazia e, senza aspettare oltre, mi mossi verso il castello per incontrare il mio compagno.

Cappuccetto rosso e il lupo [#wattys2018]Dove le storie prendono vita. Scoprilo ora