Colpa sua

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Lo vidi avvicinarsi al laghetto in compagnia di una donna con dei lunghi capelli rossi e un corpo da favola.
Stavano parlando amabilmente di qualcosa, mentre lei gli toccava il braccio in un gesto affettuoso.
Io mi limitai a fissarli con sguardo di fuoco, aspettando che uno dei due si accorgesse della nostra presenza, quando mi sentii tirare per un braccio.
«Che c'è?» chiesi a Mel, che mi guardava con occhi spalancati.
«Ecco... forse dovremmo andare via ora. Puoi parlare con Alpha Trent più tardi, che ne dici? Quando ti sarai calmata e...».
«Calmata?» sibilai «ma ti rendi conto di quello che ha fatto?» cominciai a giocare con la fedina che tenevo sull'indice, come sempre quando ero agitata per qualcosa «mi ha praticamente sposata con l'inganno» come poteva non capire quanto fosse grave? Va bene che gli era fedele, ma perché si ostinava a difenderlo anche quando era evidente che aveva sbagliato? Che era in torto? La fedeltà di un licantropo arrivava fino a questo punto?
Disgustoso.
«Per niente» mi irriggidii al suono di quella voce profonda e autoritaria «da un matrimonio si può divorziare...» mi girai lentamente verso di lui per fronteggiarlo «mentre dal nostro legame no» stava sorridendo, guardando il marchio.
Quasi non riuscivo a credere che fosse così sfacciato.
Una persona normale si sarebbe almeno scusata, avrebbe cercato di balbettare qualche spiegazione e invece lui ghignava come un bambino che riceve il regalo più bello della classe nelle vacanze di Natale.
Se possibile, mi innervosii ancora di più.
«Tu... come ti sei permesso? Avresti dovuto chiedermelo!» quasi urlai puntandogli un dito contro al petto.
«Non credo» rispose con tranquillità, afferrandomi la mano e cominciando a disegnare dei cerchi immaginari sulla pelle.
Io cercai di liberarmi ma, ovviamente, non me lo permise.
«Cosa vuol dire "non credo"?» stavo per esplodere, me lo sentivo.
«Se te lo avessi detto, mi avresti accontentato?» mi chiese, improvvisamente serio.
«E io che ne so, dannazione! Non ho nemmeno la più pallida idea di che cosa comporti!» gli risposi sincera, passandomi la mano libera sul viso.
Mi ero appena svegliata da una settimana di sonno e mi sentivo già stanca.
Perfetto.
« diciamo che per prima cosa, possiamo comunicare in modo... speciale» lo guardai.
La sua voce mi era sembrata diversa, più vicina.
«In che senso "speciale"?» chiesi, timorosa.
«Privata» sgranai gli occhi.
Mi aveva parlato, mi aveva sicuramente parlato! Ma non aveva mosso le labbra nemmeno di un millimetro.
Che diavolo stava succedendo?
Cercai di ritrarmi, intimidita.
Lui strinse la presa e mi accarezzò una guancia.
«Non devi sentirti intimidita piccola. È solo un nuovo livello di intimità. Possiamo comunicare tra di noi, in modo che nessuno senta niente».
«Posso farlo anch'io?» fin qui sembrava una figata.
A dire il vero avrei voluto poterlo fare con tutti; sarebbe stato decisamente comodo...
Un ringhio, potente quasi quanto un tuono, fece tremare la terra e allontanare le due donne che fino a quel momento erano rimaste al nostro fianco e che ora sembravano a dir poco spaventate.
«Col cazzo!» sibilò Trent, guardandomi con occhi sempre più scuri.
Rabbrividii.
Avevo già visto quello sguardo.
«Portai farlo solo con me, che ti piaccia, o no!» per un attimo mi chiesi se si stesse riferendo al sesso ma poi sgranai gli occhi scioccata.
«Cazzo! Mi hai appena letto nel pensiero?» urlai, incapace di trattenermi.
Lui si limitò a fissarmi.
«Merda, non farlo più» gli intimai.
«Primo, non imprecare contro di me. Secondo, non sono io che cerco di leggerti, sei tu che lasci la tua mente aperta» oh merda, oh merda, oh merda.
Casa bianca.
Palude.
Ippopotamo.
Topolini.
Borsetta firmata.
Trent si accigliò «ma che diavolo stai facendo adesso?».
«Niente» cercai di chiudere la mia mente, senza la minima idea di come ci sarei riuscita.
Il panico stava facendo venire a galla immagini che Trent non doveva assolutamente vedere.
Merda.
Cercai di allontanarle, sotterrarle e per il momento parvi riuscirci, visto che poi il lupo mi chiese «quali immagini?».
Sembrava di nuovo arrabbiato.
Io non sapevo davvero che fare maledizione. E adesso? «Trent cerca di trattenerti, ok? Non voglio che mi guardi nella mente» spiegai con voce tremante.
«Cosa c'è che non vuoi farmi vedere?» ringhiò imperterrito lui.
A quel punto, agii d'istinto per farlo allontanare, perché dovevo stare sola e pensare ad una maledetta soluzione.
Gli feci vedere quello che ero sicura non avrebbe mai voluto.

Cappuccetto rosso e il lupo [#wattys2018]Dove le storie prendono vita. Scoprilo ora