Capitolo 26

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Luke torna a concentrarsi su di me, scrutandomi. Cerco di mantenere lo sguardo, con un'espressione interrogativa. 
  «Stasera ci vediamo tutti al Red Corner ». Si rivolge a me e a Sheyla, spiegando che è un pub non molto lontano da qui. «Beh, Ian ed Evelyn, a quanto ho capito, sembrano avere impegni. Avrei giusto due posti in macchina... Se vi va, potreste farci compagnia» , ci invita, indicando prima sè stesso e poi il ragazzo incappucciato.
L'idea di passare la serata in compagnia di due ragazzi praticamente sconosciuti, senza Ian, prima di stasera non mi sarebbe nemmeno passata per la testa. Ma il sol pensiero che lui passerà la serata con Evelyn mi dà la nausea, e per ripicca, sono intenzionata ad accettare. Dopo tutto, Luke sembra gentile nei miei confronti, diversamente da qualcun altro, che crede di potermi abbindolare con i suoi sorrisini, per poi farmela sotto il naso. 

 «No, non credo sia il c...», inizia Sheyla, ma la interrompo, con un'occhiataccia. 
  «Ci saremo. Sotto casa mia alle 21:30, può andare?»

Il suo volto si illumina, e capisco che, di certo, non si aspettava una risposta del genere. Nonostante tutto, sono contenta di passare una serata fuori... Ho proprio bisogno di divertirmi, di smettere di pensare, anche solo per un po', a tutto quello che mi circonda. Voglio divertirmi. 

La campanella suona, e metà delle persone sedute al tavolo si riversano verso l'esterno. 

Io addento l'ultimo pezzo di pizza, e, mentre mastico velocemente, saluto tutti con un cenno del capo. Eccetto Ian, che sembra essersi tramutato in una statuetta di sale. Guarda dritto, fisso su Luke... e mentre me ne vado, non riesco a fare a meno di trattenere un sorrisino. Ben ti sta, penso tra me e me. 

Sheyla mi osserva esterrefatta, cammina con la bocca spalancata, sbattendo le palpebre nella mia direzione. La scruto, tentando di capire cosa le passi per la testa, quando finalmente si decide ad aprire bocca. 
   «Che cavolo! Ma l'hai visto?!», si volta ancora una volta, puntando il dito verso Ian, presumo. Non ho intenzione di girarmi di nuovo per controllare, ma lei continua.  «Ian, Ian Parker... Sembrava sul punto di esplodere! Non ci stava più dentro dalla gelosia!». 

La zittisco con un cenno della mano. Non sa quello che dice... Ad Ian non importa niente di nessuno, figurati di me. Gli importa talmente tanto che dopo la bella giornata passata insieme, ieri, stasera finirà a letto con quell'oca con i piedi.

Stasera voglio pensare solo a me stessa, a lasciarmi andare, a divertirmi. Com'è giusto che sia, per una ragazza della mia età.
  «Non so quanto possa fare piacere, a Travis », afferma Sheyla, decisamente preoccupata. A volte mi dimentico della loro frequentazione, e d'un tratto mi sento in colpa per averla trascinata in quella situazione. Ma, pensandoci bene... Che male c'è? Insomma, non facciamo nulla di male. Si divertirà giusto un po'.

Concluse le interminabili lezioni, io e Sheyla ci fermiamo a chiacchierare sui gradini dell'ingresso scolastico, dandoci appuntamento alle 21:00, a casa mia. Dopo di che, ci salutiamo con un abbraccio caloroso.
Sono grata che sia entrata nella mia vita; senza di lei non so dove sarei, adesso. 
Probabilmente sarei sola, senza nessuno con cui parlare, chiusa in casa, china sui libri, a rimpiangere la vecchia vita. Ma la sua presenza, mi dà una scossa, mi fa sentire apposto. 

Passo la giornata ad ascoltare musica dalla mia amata playlist, cercando di distrarmi dalla serata che mi aspetta. Sono sempre così paranoica, eppure non riesco a sentirmi completamente a mio agio quando mi spetta un qualcosa di nuovo. Tento poi di concentrarmi sui problemi di matematica assegnatimi, ma rinuncio dopo nemmeno una mezz'oretta, scaraventando il libro, più pesante del mio cranio, sul pavimento in marmo. 
   «Dannata matematica!» , urlo, esasperata, e sento mia mamma, dal piano di sotto, scoppiare in una fragorosa risata. 

Alle 21:10 mi ritrovo davanti al mio armadio, con le mani nei capelli. Sto impazzendo, non ho idea di cosa indossare, e sto pensando addirittura di non presentarmi. Osservo l'orologio: Sheyla in ritardo, ovviamente. 
Poco dopo, grazie al Signore, sento la porta di sotto sbattere, e, dopo aver salutato i miei genitori, Sheyla sale le scale in fretta e spalanca la porta. 

   «Eccomi!», urla, ancora con il fiatone. Ma quando mi vede arresa, seduta sul letto ancora in pigiama, capisce al volo. I suoi occhi si riducono a due fessure.  «Ci penso io.», e io, completamente fiduciosa in lei, lascio fare.

Scruta nel mio armadio, gettando a destra e a manca magliette di ogni genere, e mentre osservo lo scompiglio che sta creando nella mia stanza, esclama:  «Ta-daaa!».
In una mano tiene un'ampia gonna nera, mentre nell'altra un top in pizzo, quasi trasparente. 
Sono cose che non ho mai osato mettere, uno sfizio, diciamo, e la osservo con disgusto. 
Tuttavia decido di darle un'opportunità, e velocemente mi cambio. Il top, da cui si intravede il reggiseno nero, lascia scoperto un piccolo pezzetto della mia pancia. Mi chiedo se non sia troppo.

   «Sei perfetta.», esclama lei, e decido che non voglio deluderla, ma non resisto alla tentazione di coprirmi le gambe con dei collant. Mi sento decisamente più protetta. 
Mentre mi passa il rossetto rosso sulle labbra, il mascara sulle ciglia, e mi sistema i ciuffi dei capelli all'indietro, osservo il suo outfit: Una blusa bianca scollata, infilata in dei jeans neri attillati, il tutto completato da delle scarpe con tacco nere.




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