Capitolo 5

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"Certo che Anastasija era una vera rompicog-"
"Luke." rise Ed, interrompendo una qualsiasi forma di insulto nei confronti della granduchessa russa.
"No sul serio, era un sacco complessata per essere una ragazzina!" continuò il biondino, mangiucchiando la quinta caramella di fila e gettando la carta per terra. Il rosso lo guardò male, un po' per ciò che aveva detto, un po' per l'involucro della caramella scartata finito sul pavimento. Lo raccolse contrariato, mentre il più piccolo non si faceva problemi a prendere anche la sesta delizia.
"Aveva un sacco di pressione su di sé, anche se era solamente una quattordicenne era pur sempre una Romanov."
"Sarà." commentò Luke, mentre nella sua mente tornava a delinearsi la bellezza del Palazzo d'Inverno e dei suoi abitanti.


    Ottobre 1916, San Pietroburgo.

Anastasija odiava le guerre, con tutto il cuore. Non voleva che il suo paese perdesse ancora anime come già era successo quando era piccola. Aveva una nobiltà d'animo che pochi possedevano, anche se cercava in tutti i modi di celarlo.
Quando suo padre le disse che gli avrebbe affiancato una guardia del corpo, la piccola Anya simulò una risata, alquanto isterica tuttavia, e gli rispose: "Io so difendermi da sola!", non credendo per nulla alle sue stesse parole.
Alle dodici spaccate del giorno dopo, un ragazzo con un colbacco in testa e avvolto in un cappotto pesante, uno di quelli tipici con il colletto di pelliccia folta, fece il suo ingresso al Palazzo d'Inverno, guardandosi intorno e  poggiando per terra la valigia contenente tutto ciò che aveva.
Una serva - la solita serva che sapeva sempre tutto su tutti- lo salutò allegra, andandogli incontro e prendendo il suo bagaglio, prima di accompagnarlo nella stanza della granduchessa.
"Granduchessa, questo è la sua nuova guardia del corpo, Newt."
Anastasija era intenta a guardare il pianoforte come un mostro, mentre Thomas le spiegava per l'ennesima volta le scale di base. La voce della serva interruppe la loro lezione, facendoli voltare verso l'ospite appena presentato. 

"E fu lì che accadde?" chiese Luke.
"E fu lì che accadde." gli fece eco Ed.

Gli occhi azzurri di Thomas si incastrarono perfettamente in quelli castani del giovane arrivato, dai capelli biondi e le labbra che di così belle non ne aveva mai viste. Il pianista distolse lo sguardo arrossendo visibilmente davanti la bellezza di quel soldato.
La granduchessa sorrise e andò incontro a Newt, abbracciandolo di slancio come se fosse un suo vecchio amico. Era rimasta chiaramente affascinata da quel ragazzo, esattamente come Thomas.
"Tu devi essere Anya." disse Newt, ricambiando l'abbraccio e prendendosi la libertà di chiamarla con il nomignolo dei suoi parenti. Thomas avrebbe dovuto infastidirsi, come si permetteva a chiamare la granduchessa di tutte le Russie in quel modo? Ma non ci riuscì, perché la voce strascicata del soldato continuava a risuonargli nelle orecchie facendolo sciogliere, impedendogli di arrabbiarsi.
"E tu devi essere il mio angelo custode!" esclamò la bambina, battendo le mani in segno di felicità. "Sono così felice che tu sia qui!" aggiunse, prima di volare via dalla stanza con un "Vado a prepararti la camera!" urlato e rimasto a mezz'aria.
Thomas non si era mosso di un centimetro.Stava fissando i tasti del suo pianoforte, contandoli uno per uno, pur di distrarsi da quegli occhi. Sentì gli stivali chiodati di Newt scricchiolare, mentre si avvicinava sempre più allo strumento, lentamente, torturando la salute mentale del povero pianista.
Lo sentiva dietro di sé, alle sue spalle, ma non aveva alcun coraggio di voltarsi. Con la coda nell'occhio lo vide allungare un braccio, proprio verso i tasti del pianoforte, alla sua sinistra. Premette qualche tasto bianco, poi qualcuno nero, a caso. E poi Thomas, ancora fermo e immobile come una fotografia, sentì per la prima volta la sua risata. Bella, cristallina, mozzafiato. No, Thomas non respirava affatto mentre quel suono celestiale lo invadeva senza permesso, entrava nei polmoni al posto dell'aria, lo uccideva quasi.
"Che grande invenzione il pianoforte!" esclamò Newt, allontanandosi dallo strumento per poi sedersi in una poltroncina accanto. "Peccato che non ne capisca nulla di musica." aggiunse, con una smorfia di disappunto, grattandosi la testa.
Thomas si concesse allora di guardarlo di nuovo. Ammirò le sue dita affusolate incastrate tra i capelli. Ammirò le ciglia lunghe, che incorniciavano perfettamente gli occhi. Ma no, non si soffermò ad ammirare le sue labbra, perché era già troppo rosso in viso e non voleva peggiorare la situazione. Newt rimase in silenzio, aspettando un qualche commento che non arrivò. Aveva un sorrisetto sfacciato in volto e la fronte corrugata in segno di curiosità.
"Ti hanno mangiato la lingua?" chiese, fissando il pianista insistentemente. Le guance di Thomas erano proprio in fiamme, ma cercò di non dare a vedere troppo il suo imbarazzo scuotendo la testa e rispondendo con "Sono di poche parole."
Scusa alquanto banale che fece assottigliare gli occhi di Newt e che lo fece scoppiare a ridere.
"Ah beh, io tutto il contrario." affermò compiaciuto. "Piacere, io sono Newt comunque." aggiunse, rialzandosi in piedi.
"Lo so." mormorò Thomas, tornando a fissare i tasti del pianoforte. Ma nuovamente, il soldato si avvicinò con passo felino al suo sgabello, facendo tendere il ragazzo dagli occhi azzurri come una corde di violino. Le sue dita toccarono i tasti del piano, ancora, dal primo all'ultimo, costringendo anche Thomas a spostarsi di lato per permettergli di completare la scala.
"Lo so che lo sai." mormorò Newt, con un sorriso beffardo in faccia. Thomas sussultò, sentendo la voce del ragazzo così calda e vicina, seducendo la sua mente. "Ma te l'ho detto perché speravo di sapere il tuo, di nome." sussurrò ancora più piano, avvicinandosi all'orecchio di Thomas.
Il pianista tremò appena, la vicinanza stava mandando in panne qualsiasi organo vitale che aveva. Forse sarebbe morto, ma per una volta dovette ringraziare Anastasija che irruppe nella stanza urlando di felicità.
"Newt! Andiamo ti porto nella tua camera!" Prese per un braccio la giovane guardia portandola via e non curandosi minimamente di ciò che stava succedendo davanti a quel pianoforte.
Ma Thomas se ne curò invece tutta la notte, perché il volto angelico di Newt gli impedì di fare qualsiasi altra cosa, compresa dormire.

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