Capitolo 17

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25 Ottobre 1917, San Pietroburgo. Ore 22:30.

Newt era di turno quella sera. Lui e Anya avevano deciso di leggere un bel libro insieme, seduti insieme nel divanetto della stanza dove di solito si svolgevano le lezioni di piano.
"... Scese, evitando di guardarla a lungo, come si fa col sole, ma vedeva lei, come si vede il sole, anche senza guardare." leggeva il biondo, con la testa della piccola granduchessa appoggiata sulla sua spalla. Sorrise un po'' Newt a quella frase appartenente al romanzo "Anna Karenina" , perché mentre la pronunciava a voce alta, gli veniva in mente solo una persona che per lui potesse essere definita "sole".
La lettura però purtroppo fu interrotta dalla zarina, che con la sua solita eleganza era entrata nella stanza, strascicando la gonna lunga del suo vestito bianco e meraviglioso. "Anastasija." chiamò severa, attirando la loro attenzione. "Tua sorella Marija vuole andare a letto, perché non la accompagni?" aveva chiesto, spostandosi una ciocca di quei capelli biondissimi.
Anya si alzò dal divanetto, scoccando un leggero bacio sulla guancia del biondo, pronta ad obbedire all'ordine di sua madre che era in procinto di uscire dalla porta.
"Ah, un'altra cosa." aggiunse, fermandosi con una mano sullo stipite della porta. "Da oggi in poi non seguirai più le lezioni di pianoforte. Ho licenziato Thomas." disse, facendo immobilizzare sia Newt che la piccola rossa. "Aveva una certa relazione con un certo soldato e questo faceva male all'immagine dei Romanov e del Palazzo." aveva aggiunto guardando proprio il biondo, in uno sguardo severo, prima di scomparire.
Anastasija era sconvolta da quella notizia. Con la bocca aperta rimuginò sulle parole di sua madre, e anche se avrebbe dovuto sentirsi felice, si sentiva uno strazio invece. E questo era perché sentiva il dolore di Newt anche senza voltarsi e guardarlo in faccia. Inghiottì, ma il groppo in gola rimase e con le lacrime agli occhi si girò verso il soldato.
Aveva gli occhi spalancati, fissi per terra, così vuoti che Anastasija si sentì gettata contro il nulla solo guardandoli. Le mani gli tremavano e a quella vista la piccola granduchessa iniziò a piangere. "Newt.." sussurrò, avvicinandosi a lui e prendendo una di quelle, grande il doppio della sua.
"Che cosa ho fatto Anya.." mormorò Newt, incapace di qualsiasi espressione, muovendo la bocca come un automa. "E' colpa mia, ci hanno visti baciarci."
Anastasija Nikolaevna Romanova per la prima volta, mise da parte la gelosia e decise di fare qualcosa per Newt, la sua adorata guardia.
Gli prese il viso tra le mani, costringendolo a guardarla negli occhi. Un grande freddo la invase quando si specchiò in quegli occhi spenti. La consapevolezza di avere gli occhi azzurri sbagliati, di avere gli occhi azzurri che Newt non desiderava, la fece soffrire un po', provocandole una leggera morsa al cuore, ma cercò di non farci troppo caso, mentre poggiava le labbra sulla fronte del biondo.
"Vai a cercarlo." disse solamente, lasciandolo solo nella stanza e andando a piangere per l'ennesima volta sul cuscino della sua camera.


***

Thomas aveva smesso di suonare. I fogli con la nuova sinfonia scritta erano sparsi per terra, gettati via per la disperazione. Piegato sulla tastiera ormai coperta dalla tavola di legno, stava piangendo come non mai, scosso da brividi e fremiti, incapace di fermarsi. Non sentì neanche la porta aprirsi e chiudersi, perché il rumore dei suoi pensieri era troppo forte, più forte di qualsiasi altro suono. Sentì due braccia stringerlo da dietro, due braccia il cui tocco e la stazza avrebbe riconosciuto ovunque e pianse ancora di più, con sonori gemiti di dolore.
"Non piangere amore mio." sussurrò Newt tra i suoi capelli, baciandogli la testa, stringendolo a sé come se da un momento all'altro potesse spezzarsi. Thomas ebbe un fremito più forte degli altri non appena sentì la parola amore, detta da quella voce che adorava tanto. "Non chiamarmi amore, non chiamarmi più Newt." mormorò, il volto ancora coperto dalle mani e appoggiato alla tastiera chiusa.
Newt lo costrinse a voltarsi, tirandogli le braccia e scostando le mani dal suo volto completamente bagnato. Quella visione lo spezzò completamente, ma lui era il soldato, quello forte, quello che aveva promesso di proteggerlo da qualsiasi intemperie e lo avrebbe fatto anche in quel momento. Gli prese il viso tra le mani, mentre i suoi occhi iniziavano a diventare lucidi. Non ce la faceva neanche lui a sopportare quella situazione.
"Ascoltami, Tommy." iniziò, stringendo le sue gambe contro quelle del pianista, per non farlo scappare via. "Non mi importa di nulla se non di te. Non ti lascio andare fuori da questo Palazzo senza me, è chiaro? Fuggiamo insieme, andiamo a Mosca dalla tua famiglia o anche in Francia o in America o ovunque tu voglia. Ma non azzardarti a lasciarmi perché io senza te sono solo maceria."
"Ti amo." disse solo Thomas, in due parole semplicissime che esprimevano tutto ciò che provava in quel momento. Perché l'amore che viveva dentro Thomas non era solo felicità e gioia, ma anche dolore e sofferenza e con quelle parole voleva solo dimostrare a Newt che non voleva lasciarlo, che sarebbero fuggiti insieme e che tutto si sarebbe risolto per il meglio. E per credere anche lui nei suoi stessi pensieri, baciò Newt, assaggiandolo e facendolo suo, per l'ennesima volta. Piangeva ancora però, perché il sapore di Newt era troppo buono, perché le grandi mani del soldato si erano già spostate sui suoi fianchi e li avevano stretti in una dolce morsa, con le unghie conficcate nella sua carne, in segno di possesso. Thomas spostò le sue mani nei ricci dell'altro, spingendolo ancor di più contro la sua bocca e aprendola, facendo danzare le loro lingue vogliose l'una dell'altra in movimenti tanto veloci quanto passionali. Newt spostò la testa di lato, per approfondire meglio quel bacio, mentre iniziava ad alzare il maglione che indossava Thomas, toccandogli la poca pancetta che aveva, sfiorando con i polpastrelli l'ombelico per poi salire fino ai capezzoli, giocandoci un po', pizzicandoli e facendo rabbrividire di piacere il pianista. Gli tolse il maglione interrompendo quel bacio, un istante che a Thomas parve un anno intero, quindi ritornò in cerca della lingua dell'altro non appena fu nudo. Iniziò a spogliare il soldato da quella divisa che ormai odiava, che gli ricordava ogni giorno che cosa avesse vissuto Newt e soprattutto che cosa doveva ancora vivere, dato che la guerra imperversava fuori dalla finestra come la peggiore delle tempeste. Cercò di non pensarci, mentre sfilava via dalle sue spalle quell'indumento, rivelando anche la cicatrice sul fianco del biondo.
Thomas la accarezzò, senza interrompere il bacio, per fargli capire che avrebbe continuato a curare le sue ferite, anzi, che avrebbero continuato a curarsi a vicenda, che fossero stati fuori o dentro il Palazzo.
Newt strinse le cosce dell'altro, trascinandolo sopra di sé e facendo scontrare i loro bacini, che provocarono l'uscita di un gemito da parte di entrambi. Thomas sorrise, asciugandosi le lacrime rimaste con le mani, mentre tornava a dedicarsi alla bocca famelica del biondo. Iniziò a strusciarsi contro il bacino di quest'ultimo, facendo accrescere sempre più entrambe le erezioni.
Quel gesto sorprese non poco il soldato, che mai si sarebbe aspettato un passo avanti del genere dal suo ragazzo. Perché ormai lo definiva così, il suo ragazzo.
Stavano insieme e lo sarebbero stati per sempre e questo pensiero fece aumentare in lui la voglia di farlo suo, di entrare dentro di lui e restarci all'infinito.
Lo sollevò leggermente, sempre prendendolo dalle cosce, abbassandogli di poco i pantaloni e i boxer con essi. Thomas lo lasciò fare, anche mentre il riccio iniziava a muovere lentamente la mano sul suo membro.
Ma la verità era che non voleva sentirsi da meno e che vedere Newt godere sarebbe stata la cosa più bella del mondo, quindi con un po' di coraggio e fra un gemito e l'altro, iniziò a slacciare la cintura dell'altro e a sbottonargli i pantaloni. Con la mano leggermente tremante e l'altra a stringere forte una spalla di Newt, si insinuò dentro quella stoffa, toccando l'erezione già formata del biondo. Era caldissima e dura e Thomas la trovò perfetta per la sua mani, iniziandola a massaggiare un po' inesperto ma con la speranza di fare la cosa giusta.
"Tommy!" gemette Newt, avvicinando la sua bocca alla spalla dell'altro per poterla mordere e soffocare i suoi gemiti su quella pelle candida. "Continua." lo incitò, baciandogli e succhiandogli il collo, mentre con la mano continuava a dargli piacere.
Le loro mani sul membro dell'altro, le bocche a succhiare lembi di pelle chiara, i loro cuori a battere in sintonia. Non si sentivano sbagliati, come celatamente li aveva definiti la zarina. Non si sentivano neanche giusti, perché stavano facendo qualcosa di insolito. Si sentivano solo Newt e Thomas, due innamorati pronti a fare l'amore, ad appartenersi come nessun altro si era mai appartenuto prima di allora.
Il desiderio di entrambi però aumentava spropositatamente, così Newt si alzò in piedi, alzando con lui il pianista che tra le sue braccia sembrava ancora più piccolo. Lo appoggiò sul legno del coperchio della tastiera, sfilandogli definitivamente quei pantaloni e quei boxer e gettandoli via, seguiti a ruota dalla divisa e dagli stivaletti neri.
Le mani di Thomas tornarono tra i capelli di Newt, il quale riprese il bacio interrotto dai gemiti e iniziò ad accarezzare ogni singola parte del corpo del pianista.
"Che non si dica in giro che non ne capisca niente di pianoforte." aveva mugugnato tra le sue labbra, mentre Thomas roteava gli occhi rassegnato. "Idiota." gli disse anche. Newt rise tra le sue labbra, per poi catturarle e torturarle ancora e ancora, mentre le sue mani iniziavano ad aprire le cosce del pianista. Staccandosi dal bacio, portò due dita sulle sue stesse labbra, leccandole e bagnandole più che poteva. Quella scena fece eccitare ancora di più Thomas, che ormai senza imbarazzo e vergogna, ormai donatosi completamente a Newt, aveva iniziato a masturbarsi da solo, con le labbra schiuse, il respiro pesante e gli occhi lucidi per la troppa voglia di sentirlo dentro. Newt non resistette a quella visione di Thomas che si dava piacere di sole, così senza avvertirlo conficcò un dito sulla sua stretta apertura, cercando di allargarlo il più possibile.
Thomas urlò di dolore, aggrappandosi forte alle spalle dell'altro e conficcando là le sue unghie che avrebbero lasciato il segno per molti giorni. Strinse i denti e chiuse gli occhi, mentre sentiva che stava per dividersi in due, soprattutto quando Newt aggiunse l'altro dito e iniziando a sforbiciare. Una lacrima uscì e rigò il volto di Thomas, ma fu raccolta immediatamente dalle labbra del biondo, che fra un sospiro e l'altro disse: "Rilassati Tommy, farà meno male."
Thomas volle credergli e provò con tutte le forze a rilassarsi. Ci mise qualche minuto, ma finalmente il dolore iniziò ad essere sostituito da un forte piacere, che lo fece gemere più forte di prima.
Newt si beò di quel volto gemente di piacere, guardando la cosa più bella del mondo e desiderando più che mai di possederla. Così sfilò le dita e guardò negli occhi Thomas, unendo le loro fronti. "Voglio sentirti dentro." fu tutto quello che disse il pianista, aprendo ancora di più le gambe e cingendole al bacino di Newt, che non facendoselo ripetere due volte, entrò in lui in un'unica botta.
Thomas urlò nuovo di dolore, cercando con tutte le forze di non piangere. Ma seguì nuovamente il consiglio di Newt e aggrappandosi al bordo del pianoforte, si rilassò, facendo segno al biondo di continuare con le spinte. Queste diventarono sempre più veloci, Newt stava impazzendo dentro quella carne, l'avrebbe fatta sua ancora e ancora, unendosi alla persona più importante della sua vita in un abbraccio di pelli e cuori infinito. Thomas iniziò ad abituarsi, muovendo il bacino in sincronia con quello di Newt, in movimenti veloci e contemporanei.
Non c'era nient'altro intorno a loro, solo il rumore delle pelli che sbattevano e dei cuori che palpitavano.
Non sentirono null'altro che i loro respiri mescolarsi, i loro gemiti incontrarsi e i loro brividi unirsi.
Non sentirono che fuori dal palazzo, i Bolscevichi stavano già prendendo san Pietroburgo, in una battaglia di sangue e orrori. Non sentirono che i rossi stavano per arrivare al Palazzo, non sentirono le urla delle popolazioni. Non sentirono che la Rivoluzione d'Ottobre era già iniziata.
I cuori di Thomas e Newt battevano in 'prestissimo'

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