Capitolo 15

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Settembre 1917, San Pietroburgo.

Newt e Thomas avevano passato tutta l'estate a baciarsi ovunque. Si baciavano appena svegli se avevano dormito insieme, si baciavano prima di andare a letto se non potevano dormire insieme. Si baciavano quando Newt lo trascinava in stanze buie e abbandonate perché sentiva la sua mancanza, si baciavano quando Anastasija finiva la lezione e scappava via per portare qualcosa da mangiare a Newt. Le labbra del biondo erano ormai diventate come una seconda casa per lui e non poteva più farne a meno. Avevano provato anche ad andare oltre i baci, anche perché più passava il tempo più diventavano passionali e voraci, accompagnati da mani che fremevano di toccare qualsiasi lembo di pelle.
Una sera di Agosto nella camera di Thomas, Newt era persino riuscito a spogliarlo lasciandolo a petto nudo e giocando col suo collo, leccandoglielo, succhiandolo in diversi punti mentre erano sdraiati sul letto. La sua mano scorreva veloce verso il basso, giocherellando con l'elastico delle mutande dell'altro.
"Aspetta" aveva detto Thomas, mentre guardava le dita di Newt immobilizzarsi immediatamente. "Io non ho mai.." pronunciò lentamente, cercando di fare capire al giovane soldato che era completamente inesperto in quel campo. Newt lo baciò sulle labbra, cercando di calmarlo, succhiando quella bocca di cui ormai conosceva ogni sapore. "Ti fidi di me?" gli aveva chiesto, prendendo il suo mento fra le dita e scavando nei suoi occhi azzurrissimi per il desiderio. Thomas non ci pensò neanche un attimo e annuì deciso, cambiando la risposta ad una
domanda che gli era già stata fatta mesi prima. Newt sorrise, lasciandogli un leggero bacio a fior di labbra e scendendo di nuovo giù col volto. Questa volta Thomas non lo fermò quando Newt infilò la mano dentro i -

"Ed! Non voglio sentirle queste cose!" esclamò Luke rosso in volto, sorpreso dalla sfacciataggine dell'amico.
"Oh su non fare il pudico adesso. Tu fai anche di peggio col tuo amichetto." rispose il rosso, riferendosi chiaramente a Calum.
"Ma..". Ma Luke non trovò alcuna giustificazione possibile, così Ed continuò il racconto.

La mano di Newt scivolò dentro i boxer di ThomS, che era già completamente eccitato. Quest'ultimo si lasciò anche sfuggire un gemito, che il biondo prese come una risposta positiva ai suoi tocchi. Così iniziò a massaggiare lentamente l'erezione dell'altro, ancora coperta dai boxer divenuti fin troppo fastidiosi. Le dita calde di Newt si prendevano cura di Thomas con una calma e una bravura disarmante, tanto che il pianista pensò di morire sotto quei tocchi. Gemette quando le dita dell'altro si strinsero in una leggera morsa, iniziando a muoversi su e giù in un movimento costante che stava facendo impazzire Thomas. Mosse il bacino verso l'alto, troppo estasiato dal piacere immane che stava provando da non accorgersi che Newt aveva avvicinato il volto alla sua erezione, con le labbra schiuse. Quando Thomas capì le intenzioni dell'altro era già troppo tardi: Newt gli aveva abbassato i boxer e lo aveva preso tutto in bocca, assaggiandolo in tutta la sua lunghezza.
"Newt!" urlò, mettendosi a sedere e scostando il biondo.
"Non dirmi che non ti piaceva!"
"No, cioè sì che mi piaceva!" balbettò il pianista col fiato corto per tutte le emozioni che stava provando. "Ma non sei obbligato." aggiunse, accarezzando i capelli dell'altro che scoppiò in una sonora risata.
"Tommy. Stai zitto e rilassati." gli ordinò quest'ultimo, tornando a occuparsi dell'erezione di Thomas. La leccò lentamente, facendo esasperare il povero pianista che stava per esplodere. Gli massaggiò i testicoli e poi la punta arrossata, per poi leccarla e baciarla con quelle labbra che sembravano plasmate proprio per quel lavoro. Thomas stringeva le coperte con una mano, mentre l'altra si incastrava tra i capelli di Newt, accompagnando le spinte in basso della testa mentre il soldato riprendeva a pompare il suo membro.
"Newt.." chiamò ancora Thomas, questa volta in un gemito di piacere, mentre reclinava la testa all'indietro e chiudeva gli occhi per il troppo godimento.
Il biondo gli afferrò le natiche, per posizionarlo meglio mentre continuava a giocare con la lingua, portandolo dritto dritto al culmine. "Newt sto.." ma non fece nemmeno in tempo a finire la frase che in un urlo strozzato venne dentro la bocca del soldato che, piuttosto compiaciuto del lavoro ben fatto, si asciugò la bocca col dorso di una mano mentre con l'altra continuava a stringere una natica.
I cuori di Thomas e Newt battevano in 'presto'.

"Chi è che non è obbligato?" domandò a Thomas, guardandolo con un sorriso di strafottenza prima di impossessarsi della sua bocca e baciarlo fino allo sfinimento.
O meglio, fino a quando non sentirono la voce di Anastasija dal corridoio.
I gemiti che avevano riempito quella stanza vennero sostituite velocemente dalle imprecazioni poco carine di Newt che di certo non sarebbero piaciute alla Chiesa Ortodossa. Si rivestirono in fretta, anche se Thomas era ancora leggermente scosso a causa dell'orgasmo appena avuto.
"Thomas, Newt è lì con te?" chiese Anya bussando alla porta.
"Emh, no, qui non c'è!" esclamò abbastanza forte da farsi sentire dal Palazzo intero probabilmente, mentre passava la camicia al biondo.
"Ma stai bene? Sembri strano?" insistette ancora la piccola Anya, che di certo non peccava di intelligenza.
"Sì, tranquilla." la rassicurò Thomas, guardandosi all'unico specchio presente in camera per dare una forma decente ai suoi capelli. Anche se per quel rossore delle guance proprio non poteva farci nulla.
"Posso entrare?" chiese ancora la granduchessa, facendo alzare gli occhi al cielo a Newt che stava facendo scendere giù chissà quale santo. Fu costretto persino a nascondersi sotto al letto, un'apertura tanto stretta quanto impolverata.
Anastasija non vide Newt in quella stanza, ma le lenzuola sfatte, le guance bollenti di Thomas e gli stivaletti neri del soldato erano buoni elementi per supporre che il biondo fosse lì. Non fece domande, ma con la tristezza nel cuore chiuse la porta dietro sé e andò a piangere nel suo letto.
Quella fu l'unica volta in cui si spinsero più avanti dei baci, anche perché poi iniziò Settembre e i guai arrivarono proprio con l'autunno.
Nonostante il Governo Provvisorio avesse già poco potere, i pilastri dell'impero assoluto zarista stavano iniziando a crollare. Tra il popolo l'idea del comunismo iniziava ad apparire come la cosa giusta, l'esempio da seguire, mentre i bolscevichi capitanati da Lenin acquistavano sempre più consensi e quindi di conseguenza potere.
"E' tutto sotto controllo." diceva ogni giorno la zarina Aleksandra, parole a cui non credeva neanche lei stessa. Marija non mangiava neanche quasi più, Ol'ga e Tat'jana praticamente non dormivano mai, in ansia per la salute della loro famiglia.
Le condizioni di salute di Aleksej peggioravano di giorno in giorno, e Anastasija non sorrideva più, anche se questo era ormai appurato da diverse settimane.
La consapevolezza che tutto stava per finire e che probabilmente sarebbe anche finita molto male li stava divorando vivi. Affrontavano la situazione ognuno in modo diverso certo, ma tutti con un'unica sola preoccupazione: la morte.

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