Obbligo o verità?

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Non vi sto a dire come sono andati i giorni seguenti, ma ci tengo solo a precisare che Matteo è rimasto con me la maggior parte del tempo.
Mi ha aiutato a studiare per gli esami e devo dire che il suo aiuto è servito molto in quanto io non abbia capito un accidenti di ciò che il professore spiegava in classe.
<Per la quarantacinquesima volta, Amanda, hai capito?>
Mi guarda speranzoso dopo avermi spiegato per l'ennesima volta ciò che pensavano i filosofi della vita.
<Ma io mi chiedo: QUANTI PROBLEMI HANNO STI QUA? NON POSSONO TROVARE LA PACE PORCO SCHIFO?> esaspero dopo aver riletto i miei "ordinatissimi" appunti presi in classe.
Matteo mi guarda divertito e io non posso fare a meno di ridere (per non piangere, ovvio)
<Hai proprio bisogno di riposarti, continuiamo dopo se vuoi...>
<Sono d'accordo con te, Matteo>
Ne approfitto per fare uno spuntino in cucina. Matteo mi segue e si siede al tavolo.
Gli offro qualcosa da mangiare ma afferma che la sua dieta non può essere violata in alcun modo.
<Non fare tanto il figo, Teo. Una volta ti ho sorpreso nella mia cucina a frugare nel mio cibo alla ricerca di qualcosa da mangiare...>
<Sono sicuro che ti stai sbagliando, Ami. Magari avevo caldo e volevo solo stare un pó al fresco, no?>
Alzo il sopracciglio mentre lo guardo.
<Bene, io ora fingerò di crederci facendomi sembrare una cogliona!>
<Ottima opzione, io ci sto!> si sbraccia, come a scuola.
<Sei un vero scemo, Matteo Piano>
<Cosa?!> si avvicina sempre di più per poi farmi il solletico, gioco che ho sempre odiato sin da bambina.
<Smettila, ti prego. Mi arrendo...> con il fiatone, allontano Matteo mentre lui sta ancora ridendo per la mia reazione.
<Ritornando alle cose serie... Ami, vorrei chiederti una cosuccia>
<Uh, dimmi!>
Mi siedo di fronte a lui aspettando la sua "fatidica" domanda.
<Beh, ecco... sai che io vengo da Asti?>
Annuisco mentre gli presto ancora attenzione, più di prima.
<Diciamo che i miei genitori volevano passare un pò di tempo con me, e, perchè no, anche con la mia ragazza>
Lo guardo cercando di capire ciò che mi ha chiesto. Oh.
<Vuoi che i tuoi mi conoscano?>
<Già, è da un paio di anni che aspettano che qualche bella fanciulla si presenti in abito bianco, con le fedi...>
Lo guardo strabuzzando gli occhi. Poi capisco che è una battuta e mi maledico di aver pensato anche solo per un istante una cosa del genere.
<Sei proprio sicuro che sia io quella giusta?> accenna un sorriso e poi mi guarda attentamente negli occhi.
<Ho capito che eri tu quella giusta subito dopo la partita contro Trento. Non è un caso se ho avuto questo presentimento, non credi?>
<Forse...>
Immediatamente ho pensato al peggio. E se non piacessi ai suoi genitori? E se non gli piacessero i miei capelli? E se...
<...beh, che ne dici?> Matteo mi guarda.
<Cosa?>
<Perchè non mi ascolti? Sei già sovrappensiero? Ti soprannominerò Ansietta. Bello, mi piace>
Aspetta una mia risposta ma io non apro bocca. Mi sto tenendo tutte le mie preoccupazioni dentro. Esploderò, prima o poi?
<Puoi dirmi cosa c'è che non va, ti puoi fidare di me e poi beh...> non gli lasciò finire la frase perchè sotto tutto in una volta
<E SE NON GLI PIACESSERO I MIEI CAPELLI?>
Ride. Con le lacrime agli occhi, mi prende una mano e la stringe.
<È questo che ti preoccupa? I capelli?> Rido anche io dopo aver capito che ciò che avevo detto non aveva avuto molto senso.
Adoro come riesce ad alleggerire una situazione del genere.
<Staremo benissimo. Solo io, te e la mia bella campagna Astigiana, non potrei desiderare nient'altro> e poi mi bacia dolcemente.

Matteo esce dalla porta assicurandosi che starò bene a casa da sola. Ormai fa sempre così. Però questa sera non voglio rimanere sola. Anzi, prendo il telefono e chiamo le mie compagne di squadra, che arriveranno di qui a poco in casa mia.
Esco sul balcone per prendere un pò di aria fresca notturna fino a quando non sento il cellulare suonare sul tavolino.
È Matteo.

*chiamata tra Matteo e Amanda*

*Ohi, dimmi Matte*
*Ehi. In pratica ho lasciato le mie chiavi a casa tua e Luca invece si era dimenticato le chiavi a casa. Morale della favola: siamo fottuti perchè in questo momento non abbiamo una casa*
*Siete proprio dei...*
*Possiamo venire da te, insomma?* sento Luca urlare dall'altro capo del telefono.
*In realtà io starei asp...*
*Perfetto, grazie, a dopo!*

Non faccio in tempo ad attaccare che qualcuno è alla porta.
Apro e irrompono in casa mia le mie due amiche, Ginevra e Sara.
<Ehi! È qui la festa?>
Le faccio entrare e loro si "svaccano" sul divano
<No, ma con comodo!> Mi unisco anche io a loro mentre accendo la televisione.
<Ehm, e dimmi Ami...> Mi giro verso Ginevra e lei mi continua a parlare
<Voci fondate mi hanno detto che un certo Matteo Piano si sarebbe interessato ad una mia compagna di squadra. La conosci?>
Sorrido leggermente
<No, proprio no...>
<Ah sì e comunque io non tr...>
Luca Vettori spalanca la porta di casa interrompendo la nostra conversazione.
<Ciao Ami! Hai qualcosa da mangiare? Sto morendo di fame>
<Sì prova a guardare nella dispensa>
Compare sulla soglia anche Matteo.
Sara parla ma la zittisco, troppo tardi. <Parli del diavolo...>
Le tiro una gomitata e lei ride guardando prima lui, poi me.
<Stavate parlando di me eh? Non avete altro di cui parlare?> Mi fa l'occhiolino. Gesto che io trovo irresistibile.
<Cosa ti fa pensare che magari non stessimo parlando di Luca?>
<Andiamo, io sono molto più interessante di... AHIA!>
Luca tira una pacca sulla schiena dell'amico e noi non possiamo fare a meno di ridere.
<Ragazze, vi dispiace se mi unisco a voi? È un pò noioso a casa mia!>
Luca si avvicina a noi e si siede sulla poltrona.
<Io opterei per giocare ad un giochino. Ehm... che ne dite di obbligo o verità?> Luca ci guarda con occhi da cucciolo.
Matteo si siede per terra e io mi siedo tra le sue gambe. Lui mi appoggia il mento sulla testa.
<Sei comoda?> ride dopo aver visto la mia posizione.
<Mmh Mmh> annuisco accomodandomi ancora di più.
Intravedo Luca che fa finta di vomitare guardandoci. Matteo gli tira un calcio, preferirei non dire dove era direzionato.
<Quindi? È andata per obbligo o verità>
<Dimmi Luca, quanti anni hai precisamente?> afferma Matteo divertito guardando l'amico.
<Andata! Allora, inizio io!> Luca si guarda in giro cercando un avversario. I suoi occhi si fermano su Ginevra.
<Obbligo o verità, Ginny?>
<Direi, verità>
<Dimmi a chi salteresti addosso in questo momento...>
<Constatato che Matteo non è disponibile e non voglio recare fastidio a nessuno, e dato che non sono lesbica, forse, direi te, Luca> non arrossisce nemmeno un pò. Mentre Luca sembra molto soddisfatto della risposta.
<Uh, Ami. Obbligo o verità?>
Mi hanno sempre insegnato a scegliere obbligo. Perchè se scelgo verità dopo mi tocca rispondere a domande imbarazzanti.
<Ti obbligo a indossare quella bella camicia da notte che ho visto una sera nel tuo armadio>
<Intendi quella rosa con il pizzo?>
<Esatto, proprio quello>
Sbuffo <Ma non fa freddo? Andiamo, siamo solo agli inizi di Febbraio, non è che ci sia questo bellissimo clima primaverile!> urlo dalla mia stanza fino al salotto.
Cerco e ricerco il "pigiama" negli abissi del mio armadio e, dopo essermi addentrata nelle più oscure parti della mia cassettiera, alla fine l'ho trovata.
È una semplice camicia da notte rosa.
È scollata e c'è del pizzo nella parte superiore. Non ho mai trovato occasione di indossarla.
Wow. Mette in risalto le curve che non ho. Grandioso! Mi infilo una felpa e ritorno in salotto, dove tutti stanno chiacchierando animatamente. Fino a quando Luca non spalanca la bocca quando mi vede. A quel punto tutti si girano per guardarli. Ginevra ha un'espressione del tipo "te l'avevo detto che sarebbe piaciuto a questi due".
Matteo mi guarda con un'espressione da ebete fino a quando Sarà non gli agita una mano davanti alla faccia. <Mettitela più spesso quando vengo qui, ti prego> ridacchio mentre mi avvicino a Matteo ritornando alle posizioni di prima. Solo che ora Matteo sembra più fermo, come se anche solo il gesto di toccarmi gli avrebbe mandato in pappa il cervello. E forse è così.

Una settimana più tardi
<Perderemo il treno, non è vero, Matte?>
<Ma va, cosa te lo fa pensare?>
<Il fatto che ogni volta che programmo qualcosa deve sempre andare storto>
Alla fine il treno arriva con venti minuti di ritardo, grandioso!
Saliamo e ci sediamo. Faccio ciao ciao con la manina a Luca che ci ha accompagnato e poi il treno parte, DIREZIONE:ASTI.

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