Laveno, 24 gennaio 1821

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"È iniziato il Carnevale e i conti Bossi, come ogni anno, hanno offerto un concerto serale, imitando, in modo meno sfarzoso, Grazie al Cielo, le usanze dei Principi dell'Isola Madre. Non sapevo se sarebbe stato permesso all'Aloisi di parteciparvi, sia per il fatto di essere precettore, sia per la di lui natura, poco propensa alla mondanità. Inizialmente non lo vidi: egli fece la sua comparsa quando la sala fu colma, mescolandosi tra i presenti. Non l'avevo mai veduto tanto elegante, ed affascinante. Ci salutammo con un cenno di capo.

Durante la pausa tra l'esecuzione di una sinfonia concertante di Spohr e alcune arie dalla Fedrae dalla Saffodi Simon Mayr, gli ospiti si sparsero nelle sale circostanti, serviti di bevande e liquori, e alcuni sfidarono il freddo, e uscirono sul giardino all'italiana verso il lago. L'Aloisi approfittò del fatto che ero distante dalla zia per avvicinarsi, e mi propose di uscire sulla terrazza. Acconsentii.

Appoggiato alla balaustra del giardino Bossi, egli aveva un'aria inconsuetamente melanconica.

<<Vi piace questo lago?>> chiesi.

Egli annuì, lo sguardo rivolto verso Stresa: <<Mi fa sentire più vicino alla mia patria>>.

<<La vostra patria?>>.

<<Il Piemonte>>.

<<Io credevo...cioè, si diceva che voi foste...>> balbettai..

<<Un austriaco? no. Non so nemmeno come si sia potuta diffondere questa diceria>>.

Tacqui il nome di chi aveva sparso tale calunnia.

<<Se volete, quando andrò in Piemonte, mi farò latrice di vostri messaggi alla vostra famiglia.>> proposi.

<<Perché, avete in progetto una gita oltre confine?>> fece egli ironicamente.

Sono arrossita: <<Mi sposerò ad Asti, tra qualche mese. Vivrò lì.>>

Egli mi guardò nel profondo degli occhi, ed io distolsi lo sguardo, come se avessi pronunciato una bestemmia.

<<Non voglio crearvi ulteriori problemi.>> disse l'Aloisi, tornando a guardare il lago.

<< Anzi! se vorrete, sarete mio ospite.>>

<<È troppo pericoloso per entrambi.>>

<<Che cosa intendete?>>

<<Sono in esilio...non posso rimpatriare.>> Spiegò egli semplicemente.

Ero sconcertata: dunque egli è davvero un personaggio scomodo, ma non nel senso che si diceva: non è un intendente austriaco in incognito, ma un esule politico, o un cospiratore.

<<Ma, fatemi capire, se siete un cospiratore, come siete riuscito a farmi avere il lasciapassare per le biblioteche?>>

<<Cospiratore!>> rise l'Aloisi: <<Noi ci definiamo in modo diverso. Comunque, ci sono molte persone avverse agli austriaci, anche nella gendarmeria.>>

<<E come vi definite, allora?>>

<<È più prudente per voi che non lo sappiate.>>

<<Tutto ciò è assurdo! Non tenete alla vostra vita?>>

L'Aloisi diede un'alzata di spalle: <<E chi mi rimpiangerebbe?>>

<<Forse i vostri amici hanno nostalgia di voi, come voi della vostra patria>>.

<<Non credo proprio>> disse lui perdendo il sorriso.

<<E la vostra famiglia, i vostri cari lontani?>>

<<Loro meno di tutti.>> ammise con amarezza.

<<Non avete paura di farvi scoprire, confidandovi con me?>>

<<È un rischio che voglio correre. Ma di voi mi fido.>> fece egli con sguardo eloquente.

<<È più prudente per entrambi che rientriamo nel salone. Fa molto freddo.>> Proposi, infreddolita.

<<Posso sempre scaldarvi io!>> esclamò ridendo.

<<Dite cose scandalose!>> lo ammonii senza troppa serietà.

<<Forse avete ragione. Ma è colpa vostra.>> sentenziò allegramente .

<<Non è bene rimanere qui fuori.>> cominciavo a temere che la zia mi stesse cercando.

<<Avete paura di me, adesso?>>

<<No, non di voi, ma di qualcun'altro, se la zia gli dice che voi siete qui.>>

<<Vostro padre, vero?>>

Non risposi, ma il mio silenzio equivaleva ad una ammissione.

La zia, infatti, avendomi vista sulla terrazza in compagnia del giovanotto, aveva chiesto senza tante formalità al padrone di casa chi fosse costui, ed il conte Bossi l'aveva informata che si trattava di un professore che impartiva lezioni di tedesco, latino e letteratura ai suoi fanciulli. Ingenuamente la zia fu subito rincuorata da queste informazioni ed esclamò: <<Figurarsi se mia nipote non perde occasione di parlare di libri!>>

<<È lodevole che vostra nipote sia seriamente interessata agli studi: la cultura è il primo fondamento dell'educazione. Magari i miei figliuoli avessero lo stesso entusiasmo, quanta fatica e lezioni in meno mi costerebbero!>> affermò il conte.

La zia non comprende la necessità per una donna di saper alcunchè, oltre che leggere e scrivere in modo chiaro, parlare politamente, ascoltare soprattutto, conoscere le regole della buona società, magari suonare qualche strumento o cantare, e un po' di economia domestica. Cos'altro occorrerebbe?

Quando raggiunsi la zia, il conte generosamente propose: << Donna Adele, vostra zia afferma che amate le letture. Sarei lieto se poteste usufruire della mia biblioteca. È abbastanza aggiornata, ma i miei figliuoli, ahimé, la trascurano.>>

<<Vi ringrazio, Signore. La vostra offerta mi lusinga. Zia Ada...magari qualche volta, potrei...?>> Ero confusa: desiderio di evasione e paura di essere coinvolta in una situazione più grande di me si mescolavano nel mio animo, senza avere in esso il sopravvento.

<<Visto che il signor Conte è così gentile, ogni tanto, quando è bel tempo, puoi venire qui.>> permise alla fine la zia, più per mostrarsi generosa agli occhi dei nobili presenti, che per reale magnanimità. Vedremo se le promesse della zia saranno inconsistenti come quelle del mio Sig. padre!"

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