Milano, 16 dicembre 1821
"Barbara, mi hai restituito la gioia di vivere: al parlatorio, invece di trovare un barnabita, mi hai fatto trovare l'Aloisi stesso!
<<È un azzardo venire di persona!>> lo rimproverai.
<<Tutto questo è un azzardo>> rispose lui, accennando un sorriso. Ci scambiammo i reciproci piani d'azione. Poi uscimmo assieme. Nel camminare, le nostre mani libere si sovrapposero, e si intrecciarono spontaneamente, elettrizzando i sensi e le fibre più profonde di entrambi; languore e mancamento si contrapponevano all'istinto di cedere al desiderio, provocando in noi una lotta furibonda per dominarci. Più le nostre dita erano serrate, più le nostre viscere si contraevano in spasmi di passione. Ma appena un passaggio in ombra ce lo permise, mi ritrovai accolta nel suo abbraccio, e la disperazione di non poter ottenere di più in quel momento lacerava il cuore di entrambi. Io piangevo, lui mi consolava con baci e carezze, alimentando ulteriormente lo strazio.
Abbiamo ancora tante cose da dirci, tante da chiarire.
Ora dovrò riuscire a convincere tutti a lasciarmi andare a trovare mia zia: so già che mia suocera tenterà di volermi accompagnare per visitare il Lago, ma troverò una valida scusa perché non mi segua. Tutto è pronto per domani. Augurami ogni bene."
Laveno, 18 dicembre 1821
"Ho faticato non poco a dissuadere mia suocera a seguirmi: ho dovuto dirle che le strade sono pessime in questa stagione, che mi sarei fermata troppo poco per giustificare un viaggio tanto disagevole, che la zia non stava bene, che le avevo promesso di tornare a salutarla per Natale, che sarei tornata a Milano entro la fine della settimana. Giovanni ha fatto qualche obbiezione, ma alla fine si è consolato all'idea di una battuta di caccia verso Lodi col marito di mia sorella Anna. I miei documenti sono assieme a quelli di mio marito, che mi ha consegnati senza difficoltà. Non credo sentirà la mia mancanza: mi ha salutata appena, già col pensiero alla scelta del fucile più adatto. Rabbrividisco ancora alla vista di quelle armi, troppe volte indicate da mio Padre come soluzione a suoi debiti. Egli, sospettoso per natura, voleva ad ogni costo che mi accompagnasse il Peri, ma questa volta sono riuscita ad ottenere Donato. Di costui ho piena fiducia, e sa condurre una barca con qualsiasi tempo.
I miei ospiti mi attendevano dai barnabiti. La contessa ha una lasciapassare come chaperon. Il momento più difficile fu uscire da Milano: temevamo che i doganieri potessero riconoscere la contessa o che fossero sulle tracce dell'Aloisi; ma nonostante l'accurata analisi delle nostre carte, non hanno trovato alcun motivo per impedirci il passaggio. Appena fuori abbiamo riso tutti per il sollievo. Abbiamo trovato una dozzina di posti di blocco, nessuno particolarmente invalicabile. Ogni volta però la paura di essere scoperti ci impediva quasi di respirare. Mentre la contessa guardava continuamente l'orologio, sperando che il tempo volasse e mettesse fine alle sue apprensioni, noi desideravamo che il tempo si fermasse, permettendoci di godere ogni istante di quella meravigliosa vicinanza. Furtivamente le nostre dita si cercavano, i nostri sguardi si parlavano. Era buio quando arrivammo dalla zia, che era stata informata del nostro arrivo da una biglietto giunto poco prima di noi. Non sapendo nulla degli accadimenti di Milano, fu lieta di sapere che la contessa Bossi avesse accompagnato sua nipote attraverso i "pericoli" di questo viaggio: povera zia, non immagina certo quali pericoli! Obbligai Alessandro a rimanere in carrozza, temendo che la zia potesse riconoscerlo.
Accompagnai la piccola comitiva fino a Villa Bossi, promettendo che sarei tornata l'indomani pomeriggio. Alessandro lasciò che la contessa fosse entrata per approfittare del buio e trattenermi ancora con lui: <<Temo che se ti lascio andare, non ti rivedrò più.>> mi sussurrò stringendomi con forza.
<<Domani sarò qui. C'è molto lavoro da fare.>> Ci baciammo con un senso di libertà mai provato. Voleva che rimanessi, ma gli feci capire che era più prudente che io tornassi dalla zia, per non insospettire nessuno.
Ho dormito serenamente, pensando a lui. Fra poco mi intratterrò con la zia per un'oretta, poi andrò a Villa Bossi. La traversata è prevista per domani. Molti pensieri mi assalgono, ma la mia decisione è presa. Nessuno, tranne forse mia suocera, rimpiangeranno la mia assenza."
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Lettere, lettere... 1821
Ficción históricaUna storia d'amore italiana, ambientata tra Milano, il lago Maggiore e Venezia, durante i Moti carbonari del 1821, sotto forma di romanzo epistolare. Quasi un Jacopo Ortis al femminile.