Milano, 7-13 dicembre 1821

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Milano, 7 dicembre 1821

"Nel giorno della solennità del Santo ambrosiano la città partecipa coralmente , e un lungo fiume di fedeli festanti entrava e usciva dalla basilica, circondata da venditori di tutti i generi. Per un attimo mi parve di riconoscere nuovamente il giovane, in compagnia di una dama dall'aspetto maturo, avvolta in una mantello bordato di volpi, elegantissima, altera: camminavano velocemente, e lei, stretta al suo braccio, gli parlava ininterrottamente all'orecchio. Ma il mio sguardo li perse quasi subito tra la folla. So che non poteva essere egli, eppure avevo le lacrime agli occhi pensando: possibile che nessuno sia in grado di amarmi, che l'amore vero costante duraturo non esista? È orribile: posso essere sostituita da un'altra donna con la stessa semplicità della ruota di un carro!"


Milano. 8 dicembre 1821

"Come per il sabato grasso, anche il 7 dicembre la festa dura fino all'alba. Ho sempre amato la confusione, le risa, i rumori, le voci dei nottambuli che riempiono questa notte, facendomi sentire meno sola. Per un veneziano come il mio Sig. marito, abituato al carnevale "lungo", ciò non costituisce una novità, e ha potuto benissimo andare a dormire, incurante. Non io, che continuavo a rimanere nel salottino attiguo rannicchiata nel divano imbottito, gli occhi socchiusi, lasciandomi cullare dal ronzio del mondo esterno. Nella mia mente, a poco a poco, le voci che erano percepite confusamente, parevano amalgamarsi fino ad assumere il suono di un bisbiglio sommesso, lieve, ma distinto. Il sussurro insinuava il mio nome, una, due, più volte, fino a svegliarmi completamente, il cuore in gola. Guardai la piccola pendola sul tavolino da lavoro di mia madre, perennemente avanti di dieci minuti per far sentire gli altri sempre in ritardo: segnava circa le due di notte. Decisi che era ora di andare a dormire, ma volli dare un ultimo sguardo alla festa dalla finestra: c'era ancora tanta gente per strada che si muoveva in ogni direzione come senza meta. Solamente un uomo stava fermo, ritto nel cono d'ombra della casa di fronte, e guardava verso le mie finestre. Ebbi un brivido di terrore, il sangue nelle tempie martellava facendomi perdere la vista, nel petto un tamburo vibrava senza tregua. Svenni. Quando mi riebbi cominciava ad albeggiare. Andai faticosamente alla finestra: non c'era più nessuno. Sono così spaventata! Ho paura di essere preda della follia. Non voglio venir rinchiusa in un nosocomio, cosa che mio padre farebbe subito se lo scoprisse. Ma se il mio stato persiste se ne accorgerà di sicuro!"


Milano, 13 dicembre 1821

"Lo sapevo, l'ho sempre saputo! Egli è vivo! In fondo al mio cuore non mi sono mai rassegnata: se fosse morto, l'avrei sentito accanto a me in ogni momento, come dice sempre zia Ada di suo figlio.

Capisco la tua prudenza ma ora lui è in pericolo, e forse possiamo aiutarlo se riusciamo ad avvertirlo in tempo: potrebbe scappare o rifugiarsi in un luogo sicuro. Se non ci fosse quel maledetto  Peri! casa mia sarebbe sicura come una rocca: nessuno verrebbe mai a bussare a casa di un austricante come mio padre.

Forse so chi può dirmi dov'egli è rintanato: il conte Bossi. Devo andare subito da costui. Che sciocca sono stata: in tutto questo tempo non mi sono mai rivolta a questo gentiluomo. Ho creduto ciecamente a ciò che mi hanno fatto credere, senza indagare.

Affido alle tue preghiere la mia e la sua protezione".

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