"La zia è terrorizzata, memore dell'invasione francese del 1796, e non fa altro che sgranare rosari: ha persino scritto a mio padre supplicandolo di venirci a prendere, il quale ha risposto che le strade sono mal sicure, che non è prudente mettersi in viaggio in questo momento, ma che si sarebbe privato di un uomo di fatica per proteggerci. Quando costui è arrivato, mi sono sentita ancor più prigioniera: (avevo tanto sperato che mio padre inviasse Donato, il marito della fantesca) lo conosco bene, il Peri: campa offrendo i suoi servigi ai nobili della contrada, piccole riparazioni, facchinaggio, consegna di provviste, cura dei cavalli, e soprattutto latore di messaggi in cambio di buone mance. Non lo tollero: ha uno sguardo ironico e infido, nella sua voce querula si avverte un tono sfrontatamente beffardo, nei suoi inchini una forzatura. Una volta mi è capitato di sentirlo ridere alle spalle di mia madre: io l'ho subito avvertita, ma ella non ha voluto credermi, come al solito.
(segue lettera cifrata)
Grazie al cielo né costui, né mio padre sanno che l'Aloisi è a Laveno, altrimenti sarei stata immediatamente rimpatriata, nonostante i pericoli del viaggio. Ma egli é davvero ancora a Laveno? Non lo so con certezza. Da quasi un mese, dal giorno di quella "deviazione" nel bosco, non l'ho più incontrato: l'ho solo intravisto all'uscita della Messa, il mattino prima che arrivasse mio padre. Gli ho persino scritto un breve messaggio, chiedendogli se poteva portarmi Jacopo Ortis da rileggere, dato che la zia non mi permette di uscire, ma ho atteso invano una risposta. Temo che le sue aspirazioni democratiche l'abbiano indotto a raggiungere i compatrioti rivoltosi, forse convinto di non avere nessuno che lo rimpianga sulle sponde del Lago Maggiore. Si capisce dal numero di giubbe bianche che si stanno ammassando sulle rive che gli austriaci sono pronti ad entrare in azione. Il mio pessimismo mi fa presagire una tragica fine per il mio amico idealista, immaginandolo caduto in battaglia o prigioniero.
La visita della signora Perego però mi ha insinuato il dubbio che forse l'Aloisi si sia già messo in salvo in Svizzera. L'anziana amica della zia, sempre accompagnata dall'inseparabile barboncino grigio, ha raccontato che il conte Bossi ha spedito i figli al collegio Papio di Ascona, accompagnati dal loro precettore. Per la sua salvezza spero che sia davvero così, ma egoisticamente preferirei saperlo vicino a me."
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Lettere, lettere... 1821
Narrativa StoricaUna storia d'amore italiana, ambientata tra Milano, il lago Maggiore e Venezia, durante i Moti carbonari del 1821, sotto forma di romanzo epistolare. Quasi un Jacopo Ortis al femminile.