Un mese dopo-02-

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I dialoghi in inglese saranno in grassetto.

Andrew's pov
Il primo mese passò abbastanza bene, tranne per qualche dichiarazione da ragazze a me sconosciute, riguardo i voti, andavo abbastanza bene, non avevo ancora preso una insufficienza e questo mi bastava. Oggi è di nuovo lunedì e i miei compagni hanno deciso di cambiare i posti, ora sono in prima fila, da solo (per mia fortuna) e vicino al muro. Poco prima del suono della campanella, un ragazzo entra e si siede vicino a me. Non l'avevo mai visto prima, è alto all'incirca dieci centimetri più di me, capelli neri come la pece, occhi blu profondi come il mare e portava degli occhiali, non sembrava di queste parti, ma decisi di non parlargli.
Io non dissi niente e mi girai dall'altra parte. Entra la prof di scienze ed io preparo tutto il necessario per (non) seguire la lezione.
P: Buongiorno. Oggi è arrivato un nuovo compagno, come potete vedere, si chiama Mark e si è appena trasferito dall'America.
Da dietro sentii quelle stupide galline fare dei commenti, sono dispiaciuto per Mark, ma lui passerà un anno molto simile al mio.
Però ora mi sorge una domanda, lui sa l'italiano? Lo scoprirò molto presto.
Io: ciao, io sono Andrew.
Lui si gira verso di me e mi guarda leggermente stranito.
Io: capisci l'italiano?
M: no, non lo capisco.
Io: non importa, mi chiamo Andrew, piacere di conoscerti.
M: io sono Mark.
Ok, lui non capisce l'italiano, ma io riesco a parlare in inglese, anzi, sono uno dei pochi che riesce a parlare in inglese fluentemente. Non vedo l'ora di vedere le mie compagne provare a comunicare con lui, ci sarà da ridere.
Ma ora c'è un altro problema, se non sa l'italiano, come fa a capire le lezioni?
Cercherò di aiutarlo quando mi chiederà qualcosa.
Passo le prime due ore con i libri in mezzo al banco, perché Mark non ha ancora avuto la lista, e a spiegargli alcune cose.

Finalmente arriva la ricreazione, ed io rimango in classe con Mark per fargli capire alcune cose riguardo la scuola, non vado al bar perché mi sono portato dei panini da casa e alla fine riesco a scoprire che lui avrà un prof in più per imparare l'italiano più in fretta.
Io: tu vieni dall'America, giusto?
M: sì, ma mia madre è italiana, così ci siamo trasferiti per vedere il luogo dove lei è cresciuta.
Non faccio in tempo a dirgli niente che arriva Cristina, la "reginetta" della classe, la boss delle galline/oche.
Cr: ciao, io sono Cristina, ti do il benvenuto nella nostra classe.
Io: Cristina, lui parla solo in inglese.
Cr: Andrew~, potresti tradurre quello che ho detto?
Io: ok. Lei è Cristina, ti ha dato il benvenuto nella nostra classe.
Mi avvicino al suo orecchio.
Io: è una puttana, cerca di starle lontano, potresti diventare un suo giocattolo.
Mi allontano, lui mi annuisce e porge la mano a Cristina.
M: piacere di conoscerti.
Fa il sorriso più finto che abbia mai visto.
Cr: cosa gli hai detto all'orecchio?
Io: che non hai il fidanzato.
Cr: davvero? Grazie.
Per nostra fortuna la campanella suona, ma ora ci aspettano due ore di matematica, la seconda ricreazione e l'ora di fisica.

Suona l'ultima campanella...

Come le ore precedenti, io ho passato le ore ad aiutare Mark e sono riuscito a stare attento alla lezione, cosa che non accade mai.
Io: sai come tornare a casa?
M: no, conosco solo l'indirizzo.
Io: forse posso accompagnarti, dimmi dove abiti.
M: abito in via della tramontana, ma non mi ricordo il numero.
Io: anche io abito lì.
Scendiamo le scale mentre continuiamo a parlare. Ora io so molte cose di lui e lui sa molte cose di me, siamo nati anche nello stesso giorno.
Io abito in una villetta bifamiliare con i miei genitori e le mie due sorelle più piccole, Cristal e Sofy, intorno ha un grande giardino e un boschetto dal quale posso vedere alcuni animali, ogni tanto. A quanto pare avremo dei nuovi vicini, quelli di prima se ne sono andati due mesi fa e non mi sono mai stati simpatici. Più mi avvicino verso casa, più cerco di capire chi siano i nuovi arrivati.
Io: Mark, tu abiti in quella casa?
Dico indicando casa mia.
M: sì, perché?
Io: perché siamo vicini di casa.
M: wow, che bella coincidenza, così ci incontreremo praticamente tutti i giorni.
Io: già. Siamo arrivati, ci vediamo domani. Vuoi che ti aspetto per andare a scuola?
M: tu vai a piedi?
Io: no, io ho il motorino, se vuoi posso accompagnarti io, intanto stiamo in classe insieme e siamo vicini.
M: sei sicuro? Non vorrei recarti nessun problema, intanto mi accompagnano i miei genitori.
Io: no, tranquillo, ti accompagno e ti riporto io molto volentieri.
M: ok.
Io: allora, passo verso le 7:30, va bene?
M: sì, va bene.
Io: allora a domani, ma prima scambiamoci i numeri di telefono.
M: ok.
Dopo averlo salutato, mi dirigo verso la porta, le mie sorelle non sono ancora arrivate. Butto lo zaino e la giacca in camera e vado in bagno a lavarmi le mani e il viso. Vado in cucina ed inizio a preparare il pranzo, oggi ci saranno spaghetti con le polpette.
Appena finisco di scolare la pasta sento la porta chiudersi.
Io: ciao Sofy, ciao Cristal.
S: fratellone! Che si mangia oggi?
Lei è la più piccola, fa la terza elementare e adora il rosa.
Io: spaghetti e polpette.
C: il parmigiano lo hai già grattugiato?
Lei e la mezzana e fa la seconda media.
Io: no, potresti farlo te?
C: certo.

Il vampiro dei miei sogniDove le storie prendono vita. Scoprilo ora