22. Il canto del cigno (parte 3)

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Dopo aver concordato i dettagli dell'incontro, mi presentai in cucina con un mezzo sorriso.
"Se non ti conoscessi, direi che hai appena ricevuto un bacetto dalla fidanzatina," mugugnò Malcom.
"E ne ho concordato un altro per questa sera."
"Speravo ti muovessi più in fretta," sospirò Donny. "Non vi voglio qui tutta la settimana."
Annuii. Il lupo solitario voleva i suoi spazi.
"E quelle due?" domandai, ripensando alle ragazze del pianerottolo.
"Se corre il nostro Reed! Non gliene basta più una!" 
Il commento fuori luogo proveniva dalla zona dei dormienti. Non feci fatica a ribattere: "Grazie, Malcom. Tornatene nel mondo dei sogni adesso". La tensione mi stava annebbiando i riflessi per una buona battuta e, stranamente, cominciavo a sentire delle fitte alla spalla destra.

Donny comprese la mia irritazione, ma non disse nulla.
Lo guardai fisso: "Parlano la nostra lingua, vero?"
Alzò le spalle, dirigendosi verso il suo microscopico studio. Microscopico perché invaso da cavi e schermi, computer, cavi, schermi e cavi ancora. Si sedette sull'unica sedia presente e si lasciò andare sullo schienale. Una mano aveva già avviato il pc e digitato la password sulla tastiera.

"Una sola, la più scaltra."

Giustamente, quando mai le cose vanno come vuoi tu?
"L'altra?"
L'altra non aveva un profilo abbastanza rilevante agli occhi di Donny, visto il suo interessamento per le ultime notizie del giorno, che scorreva con una velocità degna di un campione di zapping.
Dovetti dedurre che la ragazza non mi avrebbe dato alcun problema, per cui passai alla seconda domanda: "Novità?"
"Non mi pare. Per ora non salta fuori nulla. Sono bravi a far tacere la stampa e a occultare le tracce, sai? Nemmeno i parenti dell'infermiere hanno sollevato proteste."

Sospirai e a quel punto Donny mi rivolse delle parole che subito non compresi, con voce alterata. Tutto attorno a me si fece torbido.
"Non credere di scamparla in questo modo!"
"Come?"

Seguirono dei violenti scossoni. Sbalordito, non riuscivo a capire più nulla. Davanti ai miei occhi il volto squadrato del mio amico si trasformava in quello più spigoloso di Simon. La stanza claustrofobica era ora sgombra da tutta la strumentazione tecnologica.
"Sei svenuto, caro Mike. Bevi, ché non abbiamo altro tempo da perdere!"

Ci misi un po' a comprendere. La spalla, vittima della stretta dell'investigatore, mi doleva con insistenza. 
Scolai due bicchieri di acqua e chiesi qualcosa da mettere sotto i denti per non svenire nuovamente. Un medico fece capolino trafelato, mi visitò in un batter d'occhio e scomparve come un'apparizione incerta. Mi assicurai di non essere ancora inconscio.

"Be', mi sa che dovremo riprendere dalla mappa," rilanciai.
"Ti si è sciolta la lingua? Ti sei fatto attendere, sì. Allora, dove si trova?"

"E che ne so?"
Ovviamente partì la filippica: "No, eh! Se mi dici di riprendere dalla mappa, io mi aspetto che tu riparta esattamente da quella. Eri lì con lei pochi secondi prima che lasciasse questo mondo, per Diana! Sapeva di essere controllata, anche all'interno del dipartimento, e sapeva che al Caesar le possibilità di uscirne viva erano meno del dieci per cento. Vuoi dirmi che non te ne ha mai parlato?"
"Quel giorno, l'ultimo in cui ci siamo visti e incontrati io e Marianne, era per tutt'altro motivo."
"Il tuo amico Alan, l'infermiere, lo sparo eccetera..." mi squadrò con aria alquanto irritata. "Ti risparmio la fatica di ricordare, guarda."

Annuii e lui proseguì: "Il gruppo che aveva inseguito il tuo amico fa parte della cosca a cui Marianne faceva il filo per ottenere maggiori informazioni e concludere l'operazione, quello dei Lilio". Questa pausa me la dedicò, per sottolineare quanto stesse sopportando di avermi davanti. Riprese di malavoglia: "Il giorno che l'hai chiamata era fuori e non è tornata in centrale, è andata direttamente al luogo del vostro appuntamento. Mi sono trovato solo un messaggio, dove mi diceva che aveva appena criptato una mappa."

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⏰ Ultimo aggiornamento: Feb 24, 2019 ⏰

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