14. Non c'è due senza tre

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La parrucca tutta scompigliata ricordava solo lontanamente la cascata di capelli di Cheryl. Anche volendo, Sonia non sarebbe risultata un diversivo convincente. Perfino a lei, dunque, non proprio tutto andava per il verso giusto: i capelli finti le stavano incollati sulla fronte e sul collo, il vestito era rovinato agli orli e pieno di grinze, il make-up iniziava a dare segni di cedimento. Si vedeva che pure lei aveva avuto parecchio da fare negli ultimi minuti. Molto probabilmente le erano serviti per recuperare il travestimento al completo...

La osservavo inebetito dal mio stesso respiro: ero andato in iperventilazione. Non volevo morire.
Non volevo che lei morisse.

Per tutto il tempo Sonia non mi aveva degnato che di qualche sguardo fugace: la sua attenzione era rivolta all'esplorazione delle possibili vie di fuga dei dintorni, mentre da dietro l'angolo si udivano avvertimenti, nuovi comandi e passi sempre più vicini.

"Dobbiamo avvicinarci di più all'entrata." Aveva interrotto i suoi frenetici pensieri per riferirmi l'ultima decisione. L'operazione era così rischiosa che diventava inevitabile un perfetto lavoro di coppia.
Capii effettivamente e definitivamente solo allora cosa significava aver scelto lei al posto di Simon. In ogni caso, avevo piena fiducia in quella donna. Sapevo che, qualsiasi cosa fosse successa, ne saremmo usciti vivi e io avrei fatto di tutto perché fosse così.
Con Simon sarebbe stata tutta un'altra cosa. C'era in lui qualcosa che non mi convinceva. Ma chi volevo prendere in giro? Anche io stavo cercando il mio tornaconto personale, in fondo.

Compresi che, in quel gioco d'inganni – perché di quello si trattava (dal momento che nessuno di noi tre diceva la verità sul proprio conto) – era fondamentale costruire una solida base di fiducia con il proprio partner. Io mi ero scelto Sonia, una creatura di intelligenza superiore... Come potevo conquistarne la fiducia?
Dovevo esserle indispensabile? No.
Dovevo meravigliarla? Sì.
Dovevo farla sentire a suo agio e accettata da me per farmi accettare. Sì, è una modalità un po' contorta di vedere le cose, però l'unica che allora mi sembrasse possibile. Escludendo ogni altra possibilità, quello era l'unico modo in cui avremmo potuto cavarcela e uscire da quel casino di casinò.

Le lanciai un'occhiata. 
Contraccambiò il mio sguardo e intuii che non avrei nemmeno dovuto pormi tutte quelle domande.
Che scemo. Lei dopotutto è Sonia.
Ci alzammo contemporaneamente e scattammo a filo del muro, con la testa incassata tra le spalle. Lì, il passaggio del retro si faceva talmente stretto che non si poteva proseguire in coppia (anche perché sarebbe stato un suicidio con gli inseguitori armati). Corremmo a rotta di collo fino all'enorme cancello d'entrata che dava sul viale della fontana. Sembrò passare un eternità.

Una volata contro il tempo scandita dai nostri respiri spezzati, dai passi precipitosi e indecisi.
Furono i 700 metri più estenuanti che avessi mai percorso. Eravamo in due a correre per salvare la pelle ed erano in tre a rincorrerci per farci la pelle... Cinque corridori da passerella che sfrecciavano fuori dal casinò.

Alle nostre spalle rimbombò uno sparo, seguito da un: "Fermi o sparo!" 

Non c'era un ordine consequenziale in quelle parole... Semmai era una motivazione in più per accelerare. Diedi un'occhiata veloce dietro alle mie spalle, tanto per capire quanto stacco avevamo.

Il tizio che aveva appena premuto il grilletto era lo stesso tipo che mi aveva sparato pochi attimi prima che girassi l'angolo e trovassi Sonia. Non sapevo se la sua mira fosse pietosa nel senso che facesse proprio pena o che avesse pietà nei confronti delle mie pene, ma poco importa: anche quella volta la sua imprecisione mi risparmiò.
Presi la beretta che avevo miracolosamente ancora addosso e sparai a mia volta, mancandolo per pochi centimetri. Non era facile correre e mirare per bene, dovevo dargliene atto.

"Ma sei scemo?" Sonia era nera. Avevo sprecato un colpo, già l'avevo capito.
"Ma hai visto? Ha cominciato lui!"
"Piantala!"
"Vuoi che ci saltino addosso?"
Arrestò la corsa e si lasciò raggiungere dagli inseguitori.
"Che ti prende?" tornai indietro per aiutarla.
"Vi arrendete?" risolini affaticati da parte dei men in black. Difficile ridere e riprendere fiato, eh?

"No, invertiamo le parti. Ora i cattivi siamo noi e vi sistemiamo a dovere." E fuori l'indistruttibile vassoio. Sonia la temeraria.

Ero talmente scioccato da non trovare nessuna forza per seguire un filo logico, se ce n'era uno. L'unica certezza che mi restava era la pistola fredda nella mano. Amica infida...
Scrutai la donna pericolosamente armata e pregai Iddio affinché ce la mandasse buona. La pazzia colpiva inaspettatamente anche le persone che non avresti mai detto...

"La smetti di starmi dietro?"
"Cosa?" la guardai sconcertato.

"Non puoi continuare a pensare che faccia tutto io. Vedi di sbrigartela anche tu. Qui ne ho abbastanza per me."
"Ah, capito..." dissi lentamente, "Bene, ti lascio ai tuoi impegni allora." Mossi un passo verso l'uscita e un proiettile schizzò a un millimetro dal mio malleolo. Ritornai nella posizione iniziale. Quella mira faceva proprio schifo.

"Senti, mitraglietta, vuoi star calmo? Nessuno qui ha fatto ancora qualcosa," sbottai contro il mio cecchino, proprio quando Sonia aveva appena steso con il suo boomerang d'emergenza uno dei tre nostri inseguitori. Il colpo alla tempia era stato bello forte, poveretto.

Ciononostante, la richiamai: "Sonia! Sto tentando una trattativa pacifica con i nostri amici. Non mi pare il momento adatto."

"Tu continua, io continuo."

Non vedevo come. L'attenzione dei due uomini rimasti e le loro pistole erano puntate su di lei. Il che mi lasciava, tuttavia, un po' di margine d'azione. Non troppa e per giunta fulminea. Ah, anch'io avevo la mia beretta, quasi dimenticavo...

Puntai al ginocchio del tizio con la mira di una talpa e sparai. Mezzo secondo e, prima che gridasse o reagisse, colpii la sua mano e mi appropriai dell'arma che gli era caduta. La mia compagna aveva intanto messo a terra anche il terzo.
"Fallo tacere." Sonia non aveva alcuna intenzione di risolvere la situazione pacificamente.
L'uomo ferito aveva cominciato a imprecare e a urlare dal dolore.
Guardai lui e poi lei e le tesi la mano. Mi porse l'arma letale e, quindi, zittii la mia vittima. Sembrava tutto finito, così tirai un sospiro di sollievo e mezzo sorriso mi sfuggì, senza volerlo. Già mi sembrava di sentire la colonna sonora finale di un classico film d'azione... Udii invece un clacson lontano e il mondo esterno si ridimensionò.

Accadde in un lampo, un lampo che mi passò davanti agli occhi e trapassò Sonia. Riuscii a sorreggerla in tempo, mentre la mia alleata si accasciava ai miei piedi. Una pallottola l'aveva presa poco sopra alla clavicola e il sangue sgorgava copioso dalla ferita.

Impallidii per la sorpresa e mi ritrovai coperto da un'ombra immensa senza che riuscissi a muovermi dal posto. Sollevai lo sguardo e mi trovai di fronte l'uomo della mattina, quello del Bourbon, vestito in lilla. Se faceva paura... Il proprietario del Caesar doveva essergli parecchio indebitato per reggerne la presenza per più di una semplice bevuta.

Strinsi Sonia ancora di più a me, sentendo il peso aumentare sulle mie braccia: non andava affatto bene, stava perdendo conoscenza e io non avevo modo di prestarle il soccorso adeguato. Arrischiai un'altra volta la via diplomatica: "Signore, la prego. Non so che stia succedendo qui dentro. Io e la mia compagna siamo stati coinvolti per errore e, vede anche lei..."

Mi bloccai all'insorgere di un sorriso sulle labbra dell'uomo. Scosse la testa e mi fissò con feroce intensità, gli angoli degli occhi acquosi si facevano beffe della mia giustificazione.

"Thomas..."

"MIKE!"
Una sgommata stridula al mio fianco. Senza nemmeno controllare se alla guida del veicolo c'era effettivamente chi pensavo, spalancai la portiera e mi fiondai sul sedile posteriore con Sonia. Non persi il contatto visivo con quell'uomo fino a che l'autista decise di imboccare una strada secondaria che si allontanava dal viale principale. Perché mi aveva chiamato proprio con quel nome?

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