00│Tyler's life

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❝ My fingers dancedand swayed in the breezethe change in the wind tookyou down to your knees ❞。the good side,, Troye Sivan

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❝ My fingers danced
and swayed in the breeze
the change in the wind took
you down to your knees ❞
。the good side,, Troye Sivan

Le mie dita rincorrevano i gambi dei fiori, il sole illuminava il parco e mi costringeva a tenere l'occhio sinistro contratto a causa dei suoi raggi troppo luminosi. Ero steso sul prato, da solo, concedendomi un momento solo per me stesso, dopo giorni interi passati con lo sguardo fisso sui libri, essere all'ultimo anno non rendeva la mia vita più facile, ma non potevo di certo lamentarmi.

In quegli ultimi giorni avevo avuto molti pensieri per la testa, dovevo ricordarmi di riportare il libro di storia al mio compagno di banco, di andare a trovare mia zia perché lei aveva detto a mia madre che fosse da molto che non mi vedeva e che avesse una cosa da darmi. Con i miei genitori avevo un bel rapporto, in modo particolare con mia madre, dato che papà era sempre impegnato con i viaggi di lavoro e quando tornava a casa era fin troppo stanco per parlare molto con me, si limitava a chiedermi come stesse andando la scuola ed io rispondevo dicendo che fosse tutto okay.

Ed era effettivamente così, le giornate passavano tranquille tra una lezione e l'altra, pranzavo da solo nel cortile scolastico, all'ombra di un albero, con le cuffiette nelle orecchie, poi andavo a lezione, arrivando con un minuto o due di ritardo. Quando suonava la campanella dell'ultima ora e gli studenti si affrettavano a fuggire via da quell'inferno, io trascinavo le mie rovinate converse non più così bianche per i corridoi, il mio zaino bordeaux poggiato su una spalla sola e una mano intrufolata nei jeans dal lavaggio chiaro, alla ricerca delle mie cuffiette.

Aspettavo l'autobus, mentre a labbra socchiuse mormoravo la mia canzone preferita, le mie unghie grattavano gli adesivi presenti sulla cover del mio cellulare, fermavo i miei movimenti solo quando notavo che fosse arrivato il mezzo che mi avrebbe permesso di tornare a casa, tra le braccia familiari delle quattro mura della mia camera da letto. Una volta arrivato a casa ero solito andare a studiare, in modo da poter avere un po' di tempo da trascorrere steso sul letto ad ascoltare la musica prima di cena.

La mia vita non era difficile, a tratti quasi troppo tranquilla e monotona, non avevo nulla di speciale, che mi distinguesse dagli altri, da quando Louis, il mio migliore amico, si era trasferito in un'altra città, non avevo più avuto il coraggio e la voglia di fare amicizia, forse perché solo il pensiero di permettere a qualcun altro di prendere il suo posto mi faceva sentire in colpa.

La mia vita non era nulla di che, ero un normale adolescente, non era mai accaduto nulla di stravagante oppure speciale, nulla che valesse la pena raccontare a Louis durante quelle sere in cui parlavamo a telefono, raccontando come avevamo passato la giornata, rimpiangendo anche i momenti passati a giocare nella sala giochi vicino il fast food dove eravamo soliti andare dopo la scuola, rimpiangendo le giornate trascorse sul mio letto da una piazza e mezzo a fantasticare sul nostro futuro oppure a guardare il soffitto senza dire nulla.

La nostra amicizia era nata in modo molto naturale, capitammo in classe insieme e dato che era il primo anno di liceo nessuno aveva fatto amicizia, ci ritrovammo ad essere compagni di banco e alla fine, per un motivo o per un altro, cominciammo a parlare. Da allora diventammo migliori amici e devo dire che i primi due anni di liceo passarono felicemente. Avevamo creato un piccolo gruppo di amici, ma per quanto stessimo bene con loro, il bisogno di trascorrere le giornate da soli era troppo forte per accantonarlo, avevamo una sintonia pazzesca e forse questa fu la ragione che ci spinse ad isolarci. Louis rendeva felice me ed io rendevo felice lui, ci bastava avere la certezza che l'altro ci sarebbe sempre stato, per farci stare bene.

Quando mi raccontò, un pomeriggio, mentre eravamo stesi sul letto, della promozione del padre, sorrisi felice, ma il sorriso appassì quando mi disse che sarebbe stato spostato in un'altra città e che loro lo avrebbero dovuto seguire, non versai una lacrima fin quando lui non varcò la porta della mia stanza, non ero il tipo di persona che piangeva spesso e, per questo motivo, quando accadeva, preferivo non mostrare quelle rare lacrime a nessuno, nemmeno a Louis. I giorni che precedettero la sua partenza furono i più difficili, stargli vicino con la consapevolezza che sarebbe stata l'ultima volta distruggeva entrambi, ma Louis mi aveva sorriso, dicendomi che la lontananza non avrebbe rovinato ciò che avevamo creato con tanta cura.

Dopo la sua partenza, per quanto fosse difficile, andai avanti, passando le giornate da solo, con la mente piena dei nostri ricordi insieme, del suono della sua risata, del profumo dei suoi capelli, del calore accogliente sprigionato quando mi abbracciava stretto, prima di tornare a casa. Un altro anno passò e piano piano mi abituai all'idea di non poterlo più avere al mio fianco. Forse sarei tornato volentieri indietro nel tempo per dargli un abbraccio in più, magari più stretto e sofferto, più disperato, forse un po' ho rimpianto di non avergli detto "non andare, senza di te non sarà lo stesso, io non sarò lo stesso"

La mia vita era tranquilla, nulla di speciale, monotona. La vita di Tyler Johnson era la vita di un normale adolescente, fin quando un nuovo studente non si trasferì nel suo quartiere e iniziò a frequentare la sua scuola. E indovina un po', quello studente eri tu, Ethan.

📌

primo capitolo della storia revisionata, spero che amerete i nuovi personaggi come i vecchi, alcune cose cambieranno, altre no. Lo scoprirete solo leggendo!

FRAGOLE & SIGARETTEDove le storie prendono vita. Scoprilo ora