Capitolo Quindicesimo

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Mancava circa una settimana alla festa più amata dai bambini, ossia il Natale. Qualche debole fiocco si posava mite sul suolo, ma il gelo persisteva.

Il Natale era alle porte, ma Elena ed Ermal non avevano potuto godersi insieme quella magica atmosfera.

Ermal era perennemente in studio per prepararsi all'esibizione di Sanremo che si sarebbe tenuta nel mese di febbraio; Elena era immersa a capofitto nel lavoro poiché era un periodo molto intenso.

I due non trascorrevano molto tempo insieme, ma nonostante ciò si sentivano ogni giorno con una chiamata o un messaggio.

Era il 23 dicembre ed Elena aveva terminato il lavoro prima del previsto. Quando uscì dalla cucina si avvolse nella sciarpa di lana e scrutò il cielo oscuro: preannunciava neve. Mentre si perdeva in quell'immensa volta celeste, Elena decise di andar a trovare Ermal in studio.

Quando arrivò, lo studio era in perenne oscurità ed Elena temette di non esser arrivati in tempo, ma non fu così. Ermal aveva terminato le prove ormai da qualche ora e si stava dilettando nel strimpellare la sua chitarra.

"Poche rughe d'espressione, più nient0'altro di te sopravvive in me..."

Stava raccontando la sua vita ed Elena trovò ingiusto ascoltarla senza il suo permesso.

"Si può?" Domandò facendo capolino dalla porta.

"Elena!" Gli occhi di Ermal si illuminarono. Le andò incontro e l'avvolse in un caldo e forte abbraccio.

"Cosa ci fai qui?" Domandò sorpreso.

"Una piccola sorpresa. Ti spiace?"

"No, anzi mi fa molto piacere! Siediti così ti suono qualcosa. Eccetto la canzone per Sanremo, quella sarà una sorpresa!"

"Cosa stavi suonando prima?" Elena era consapevole che quella domanda avrebbe aperto un casello delicato di Ermal, ma la sua curiosità aveva preso il sopravvento.

Senza proferire parola, Ermal iniziò a suonare la canzone precedente: "Lettera a mio padre". Le sue parole erano ricche di odio e la sua voce, apparentemente dura, era rotta per l'emozione. Tentava di celare un profondo dolore che gli lacerava il cuore, molto probabilmente, da molto tempo. In alcune parti Elena poteva trovare delle analogie con l'uomo che l'aveva generata, ma tentava in ogni modo di allontanare quei pensieri e focalizzarsi su Ermal.

"Grazie per avermi donato parte della tua vita." Ermal si meravigliò di quelle parole e pensò che quella ragazza lo sorprendeva ogni giorno.

"Grazie a te per avermi ascoltato. Penso che tu abbia compreso il senso della canzone..."

"Non serve che tu mi dia spiegazioni; ho compreso perfettamente. Sappi che tu non gli somigli per niente. Non sei un mostro."

Una lacrima rigò il viso di Ermal. Quella lacrima era segno di liberazione per l'uomo, il quale aveva vissuto con l'idea di essere una riproduzione di suo padre.

Elena si alzò e si posizionò dinanzi Ermal, piegandosi per arrivare all'altezza del suo viso. "Non sei un mostro. Sei una persona meravigliosa. Non portare rancore dentro di te, sfogati. Ora ci sono io."

Le mani di Elena incorniciavano un flebile sorriso di Ermal.

Angolo Autrice-Angela.

Salve lettori! Un capitolo un po' dolce e un po' di transizione. Ci avviamo alla parte più interessante della storia! Continuate nella lettura e ditemi cosa ne pensate!

L'autobus della vita // Ermal Meta.Dove le storie prendono vita. Scoprilo ora