Capitolo Sesto

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"Da quanto tempi lavori nella brigata di Chef Cracco?" Domandò Ermal.

"Da circa due mesi. Inizialmente non credevo di essere assunta." Rivelò Elena con un mezzo sorriso.

"Come mai?"

"C'era il mito secondo cui Cracco non assumeva donne in cucine. Il motivo? Nessuno lo sa."

La semioscurità della strada giocava a loro favore: non potevano osservare l'uno l'imbarazzo dell'altro. Il cielo era privo di luci: la luna si era nascosta perché invidiosa di due giovani che iniziavano ad amarsi.

"Posso chiederti una cosa?" Domandò timidamente Elena.

"L'hai già fatto". Rispose con un sorriso Ermal.

"Cosa?" Domandò Elena non comprendendo l'intenzione del ragazzo.

"Domandarmi qualcosa."

"Ah okay". Elena sorrise: era un sorriso sincero.

"Adoro il tuo sorriso, per questo ti concedo un'altra domanda".

"Sempre gentile. Ermal è un nome d'arte?"

"No, è il mio nome. Significa vento della montagna".

"È un bellissimo nome. Non sei italiano, deduco. Giusto?"

"Come sei perspicace! Sei per caso La Signora in Giallo?"

"Se lo fossi, dovresti stare attento perché ovunque lei va c'è un morto".

"Allora mi sa che conviene scappare!" Dicendo così fece una piccola corsetta che generò il riso di Elena. Per Ermal quel suono cristallino somigliava al rumore delle goccioline d'acqua. L'avrebbe riascoltato per ore. L'avrebbe osservata per ore.

Tornò indietro e le afferrò una mano. "Ho dato la mia parola: non tornerai a casa sola. Oggi e i giorni a venire". Quelle parole aleggiarono nell'aria per qualche minuto mentre l'uno si perdeva negli occhi dell'altro. In entrambi gli sguardi si poteva scorgere del dolore e la voglia di continuare a vivere: avevano la pelle dura, scalfita dai mali che li avevano segnati.

"Comunque... Siamo quasi arrivati". Elena distolse lo sguardo: non poteva permettersi di cedere. Le facevano piacere quelle piccole attenzioni, ma era consapevoli che non potevano proseguire. "Sei sposata! Quando lo capirai? Quando sarà troppo tardi e soffrirai?"

Per un po' i due contribuirono ad aumentare l'aura silenziosa che si era creata intorno a loro. La timidezza aveva impossessato i loro corpi tanto da non permetterli di proferire parola. Di sottecchi, Ermal osservava Elena: quella ragazza era riuscita a farlo tacere, fenomeno raro. D'altro canto Ermal aveva estirpato la sicurezza insita nell'animo della ragazza: Elena sapeva sempre cosa fare, in ogni situazione.

"Sono arrivata. Grazie mille, e scusami se ti ho recato disturbo". Disse Elena fermandosi dinanzi al portone.

"Nessun disturbo. Ci vediamo dopodomani". Ermal si avvicinò alla ragazza per lasciarle un umido bacio sulla guancia, ma Ermal, veloce come una lepre, si scansò e scivolò nella puzza di umidità.

Ermal si sorprese di quel gesto. "Forse non ama il contatto fisico. Oppure mi sono spinto un po' oltre. Oppure l'ho offesa. Oppure crede che sia un maniaco". Questi pensieri frullavano nella mente di Ermal mentre si dirigeva verso casa.

"Ora crederà che non provi nessun interesse: meglio così. Ma che dico? Era un innocente bacio sulla guancia. Non devo cedere! Non devo cedere!"

Angolo Autrice- Angela

Ciao a tutti! Nuovamente vi ringrazio per la vostra assiduità nel leggere la mia storia. L'atmosfera romantica non ha favorito l'avvicinamento dei due? Oppure mi sbaglio? Elena cadrà tra le braccia di Ermal? Potrete scoprirlo, solo continuando a leggere! Alla prossima J

L'autobus della vita // Ermal Meta.Dove le storie prendono vita. Scoprilo ora