CAPITOLO 8: GOOD NIGHT...HARRY

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HARRY'S POV

3 mesi dopo

Le cose con Louis andavano alla grande.
Stavamo ogni giorno insieme e non ci stancavamo mai di parlare e coccolarci, neache di notte.
Continuavamo a parlare e a parlare. Anche delle cose più stupide.
Come del fatto che non sapesse cucinare. Infatti oggi voglio insegnargli come si fanno i cupcakes!
Oggi la signora Tomlinson non stava a casa perchè hanno scoperto che quelle medicine che gli consigliavano i dottori non le prendeva più e adesso le dorvà prendere in ospedale sotto sorveglianza.
Quindi stavamo solo io, lui e George.
Io dissi a Louis di tenere segreta la nostra relazione e di non dirlo a nessuno. Lui accettò ma non tanto convinto. Proprio come me. Sapevamo tutti e due che questa storia sarebbe uscita allo scoperto prima o poi ma non volevo creare problemi alla madre.
Già aveva i suoi problemi, mi ci metto anche io che mi innammoro di suo figlio.

Era quasi 13:27 e dovevo andare a prendere Louis a scuola.
È più grande di me e continua ad andare a scuola? Motivi suoi.
E io ho smesso a 16 anni per motivi familiari. La mia famiglia non è ne ricca ne povera ma non avevamo soldi sufficenti per mandarmi a scuola. Cosi ho cominciato a lavorare come assistente per le persone anziane.

Presi le chiavi della macchina e uscì dalla villa.
Entrai in macchina e sfrecciai verso la scuola di Louis.
Quando arrivai davanti la scuola, vidi Louis avvicinarsi e sorridermi. "Ehi riccio" disse aprendo la portiera.
Appena entrò in macchina, si avvicino a me e mi baciò castamente.
"Come è andata a scuola, cucciolo?" chiesi mettendo la mia mano sulla sua guancia.
"Andiamo,riccio. Mi tratti come se fossi un bambino" disse facendo un finto broncio.
"Ma lo sei. Il mio piccolo bambino" dissi strofinando il naso con il suo.
"1 sono più grande di te, 2 prova a chiamarmi di nuovo 'bambino' e vedi quello che ti faccio" disse allontanandosi senza smettere di guardarmi.
"Ok come vuoi" dissi sorridendo e andando più veloce che potevo fino a casa.
Arrivati a destinazione, ci guardammo per pochi minuti sorridendo.
"Che ne dici di una bella doccia calda, riccio" disse stringendomi la mano che stava sull'acceleratore.
"Come vuoi tu...bambino!" dissi uscendo dalla macchina più velocemente possibile aspettandomi una sua reazione.
"Ehi! Vieni subito qua!" disse cominciando a rincorrermi per tutto il giardino.

Mi rintanai in casa e mi nascosi dentro un'armadio vicino la camera da letto.
"Haarryy...dai esci fuori" disse in modo inquietante.
"Se esci fuori adesso, ti faro solo mezzora di solletico, e non un'ora come pensavo, decidi tu!" disse arrivando nella stanza dove ero io.
Sentivo la paura e la felicità incontrarsi allo stesso tempo. Mi scappò una piccola risata. Mi tappai subito la bocca...sono fottuto.
"So dove sei...al mio 3 ti vengo a prenderee" disse avvicinandosi all'armadio.
Cercai di trattenermi dal ridere. "1...2...3!!" disse aprendo la porta dell'armadio con un sorriso inquietante e allo stesso tempo adorabile.
"Aah!" urlai sfuggendogli da sotto le mani, scappando nella nostra camera.
Saltai sul letto e quando mi girai vidi Louis chiudere la porta a chiave.
"Non mi scappi, riccio" disse avvicinandosi a me mentre io non la smettevo di sorridere.
Cercai di scappare di nuovo, ma mi bloccò le mani sul letto con una mano e con l'altra cominciò a farmi il solletico.
"T-ti prego Louis, basta!" dissi cercando di ribbellarmi.
Approfittai del suo essere più piccolo di me fisicamente per slegarmi dalla sua presa e presi il suo viso avvicinandolo al mio.
"Di solito nessuno mi fa cambiare idea cosi facilmente ma questa volta farò un'eccezione..." disse avvicinando le sue labbra alle mie sorridendo.
"Bambino mio..." sussurrai al suo orecchio meritandomi una pacca sul sedere.
"Dai voglio imparare a cucinare qualcosa" disse prendendomi per mano e portandomi in cucina.
Incontrammo George in cucina e subito Louis lasciò la mia mano.
"Buon pomeriggio, signori" disse sorridendo.
"Salve, George. Noi facciamo un po di pratica con i cupcakes" dissi contento.
"Cupcakes? Serio?" disse Louis confuso.
"Meglio iniziare da cose facili" dissi sorridendogli.
"Se lo dici tu" disse prendendo la farina da un cassetto in alto.
Volevo disegnarlo in quel momento. La posizione in cui si era messo era troppo tenera e allo stesso tempo divertente.

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