Capitolo 1

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Finalmente Domenica.
Questa settimana è stata un vero incubo, persino più del solito, penso mentre preparo il mio borsone con tutto l'occorrente per passare la giornata in spiaggia.
Normalmente in questo periodo la temperatura non supera i 17 gradi, ma quest'anno si sfiorano i 30, insomma fa davvero troppo caldo per stare a casa e vedere un bel film su Netflix, cosa che faccio abitualmente ogni Domenica. Decido così di cambiare programma e fare qualcosa di diverso, e cosa c'è di meglio di una bella nuotata?
Lo ammetto, il mare di New York non è il migliore del mondo, ma il lato positivo è che proprio per questo fuori stagione non ci va praticamente nessuno.
Mi avvio così verso la mia solita spiaggia: è abbastanza fuori città, alla fine di una fitta foresta. Ci si arriva solo a piedi e dista all'incirca 1 km dalla strada dove parcheggio solitamente la macchina. Amo venire qui è il posto preferito in assoluto, l'unico in cui posso godermi un po' di pace e silenzio nella caotica New York.
Una volta arrivata la prima cosa che faccio è mollare tutto e tuffarmi nel mare, una sensazione meravigliosa visto il caldo che fa.
Dopo aver nuotato per una buona mezzora decido di uscire dall'acqua e di stendermi al sole dove, stanca per la settimana trascorsa, mi addormento dopo pochi minuti.
Al mio risveglio il cielo si è tinto di splendide sfumature che vanno dall'arancio al giallo e il sole è diventato una palla di fuoco. Così, abbastanza contrariata per aver buttato via il mio giorno libero dormendo, mi alzo e decido di fare un ultimo bagno prima di tornare a casa. Mi immergo nell'acqua e risalgo in superficie guardando il tramonto attraverso le onde ed i pesci; è veramente una sensazione bellissima, mi sento libera.
Il sole è ormai scomparso risvegliandomi da quello che credevo fosse un sogno e ricordandomi che è ora di ritornare a casa, Regina si starà preoccupando! Riemergo così per l'ennesima volta dall'acqua, ed è allora che i miei occhi ne incontrano altri due e vi si perdono. Quei due occhi color ghiaccio mi hanno soggiogata, mi sembra di essere rimasta a fissarli per ore quando invece sono passati solo pochi secondi. Sbatto così le palpebre per riprendermi e osservo più attentamente lo sconosciuto dallo sguardo magnetico. Ha un aspetto misterioso ma è tremendamente affascinante. Mi chiedo cosa stia pensando, mi sta guardando o me lo sto immaginando? E se non mi sta guardando perché è in acqua fermo come una statua? E soprattutto perché non parla?
La curiosità mi sta uccidendo, decido così di rompere il ghiaccio dato che non vedo altri modi per uscire da questa situazione imbarazzante senza sembrare maleducata, cosa che succederebbe se semplicemente gli voltassi le spalle per uscire dall'acqua.
Oltretutto non riesco ad ignorare quel breve ma intenso momento di connessione che c'è stato quando ci siamo guardati negli occhi, anche se magari l'ho sentito solo, o forse me lo sono addirittura immaginata.
"Ciao" gli dico con voce abbastanza imbarazzata "Ciao bellezza" mi risponde, "Come mi hai chiamato scusa?" "Ehi rilassati, ti ho fatto un complimento dovresti esserne lusingata, molte ragazze lo sarebbero al posto tuo" "Beh, io sono come tutte le altre" "Lo so, sono molto bravo ad inquadrare le persone" "Oh credimi, di me non hai capito proprio niente" "Non ne sarei così sicuro..." "Bene, allora sentiamo indovino, chi sarei?"gli chiedo in tono sarcastico, non ho idea di chi sia questo ragazzo ma so che è davvero insopportabile.
"Sei una ragazza sola" risponde lui con sicurezza. "Non è vero. Ho una sorella e molti amici" gli rispondo io infastidita "Puoi negare quanto vuoi, ma anche se ora hai degli amici quello sguardo non lo puoi cancellare" "Quale sguardo?"gli chiedo confusa, dopo qualche istante di silenzio colmato dal suo sguardo profondo mi risponde: "Uno sguardo che conosco fin troppo bene: lo sguardo di un orfano."

We move like the ocean •Captain Swan•Dove le storie prendono vita. Scoprilo ora