Prologo

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Forse era stato il modo in cui gli aveva sorriso con le lacrime agli occhi quella volta in cui gli aveva fatto ascoltare una delle sue canzoni, una di quelle che contenevano un pezzo della sua anima.

Forse era stato il modo in cui l'aveva capito fin da subito, senza fare troppe domande, quelle che Filippo odiava con tutto se stesso, semplicemente ascoltando quello che aveva da dire e non solo con le parole.

Forse era stato perché non era scappato via quando si era sentito vulnerabile e l'aveva spinto lontano, fuori da quella porticina che sembrava aver ritagliato nel muro spesso che proteggeva i suoi sentimenti; quella volta in cui gli aveva sbattuto la porta in faccia, lasciandolo in corridoio.

O forse era stato proprio il modo in cui l'aveva aspettato, in cui aveva aspettato pazientemente che le sue paure smettessero di mangiarlo vivo e che lo facesse rientrare, in quel posto dentro di lui che sembrava ormai spettargli di diritto.

Forse erano state le notti in cui era stato sveglio per lui, per non lasciarlo da solo a combattere l'insonnia, quelle notti che si potevano scorgere nei cerchi viola sempre più marcati sotto i suoi occhi.

Forse erano semplicemente quegli occhi, quelli terribilmente azzurri, in cui affogava letteralmente, in apnea. Quelli che lo lasciavano senza parole.

Oppure era stata quella volta in cui l'aveva visto piangere, raggomitolato su se stesso con gli occhi gonfi e le labbra che tremavano; quella volta in cui aveva asciugato le sue lacrime e gli aveva lasciato il tempo di tirare fuori tutte quelle emozioni che lo avevano fatto precipitare.

Forse era il modo in cui lo guardava, come se fosse qualcosa di estremamente complicato, un cubo di Rubik di cui stava allineando i colori, poco alla volta; o il modo in cui affondava le dita nei suoi capelli, anche quando stava parlando con qualcun altro, come se una parte di lui gli stesse sempre rivolgendo la sua massima attenzione, oppure il modo in cui lo stringeva a sé come se volesse tenerlo lì per sempre.

Forse erano stati i suoi occhi, la sua voce, le loro canzoni.

Forse erano state le loro mani intrecciate troppo spesso e

quella capacità di capirsi all'istante.

Forse era per tutti quei motivi che quella notte,

in terrazza, completamente da soli,

avevano pianto entrambi,

per quei sentimenti scomodi, inadeguati

a cui non potevano dare voce.

Quelli che erano ben visibili in quegli occhi verdi

che sembravano tinteggiati di azzurro,

come se i loro colori si fossero mischiati,

come se avessero finito per essere un po' dell'altro,

con solo i nomi a distinguerli.



Note autore: Salve, questa storia nasce dalle emozioni che questa ship continua a regalarmi di puntata in puntata e proprio non potevo non scrivere su questi due. Questo è il prologo che io chiamo prologo/epilogo perché più che il punto di inizio, anticipa un po' il punto di arrivo della storia. Il primo capitolo, che pubblicherò tra poco, infatti partirà dell'entrata di Irama nella scuola. Be' non penso di dovervi dire nient'altro per ora, solo spero vi possa piacere e spero possiate farmi sapere cosa ne pensate. Alla prossima! x 




Quella tua coperta e l'odore di teDove le storie prendono vita. Scoprilo ora